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Strage di Bologna, il comandante Carlos non testimonierà: no della Corte

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L’ex terrorista internazionale Ilich Ramirez Sanchez detto Carlos lo ’Sciacallo’ non testimonierà al processo sulla strage di Bologna che vede imputato l’ex Nar Gilberto Cavallini per concorso nell’attentato alla stazione del 2 agosto 1980: rigettata, infatti dalla Corte di assise la richiesta avanzata, per la seconda volta, dai difensori dell’imputato di chiamare Carlos come teste. L’ex terrorista è sostenitore di una matrice alternativa a quella ’nera’ sancita dalle varie sentenze sull’atto terroristico più grave del dopoguerra italiano che fece 85 morti e 200 feriti. La Corte di Assise ha quindi deciso, per la seconda volta, di non esaminare in questo processo la cosiddetta ’pista palestinese’ che fu già oggetto di un’indagine della Procura di Bologna archiviata nel 2015. Leggendo un’apposita ordinanza, il presidente della Corte, Michele Leoni, ha definito "inutile" un’eventuale testimonianza di Carlos anche per la "mancanza di credibilità" dell’ex terrorista venezuelano.

Le domande che la difesa voleva presentare

limiti del cosiddetto ’lodo Moro’, il ruolo di Cia e Mossad, ma anche dettagli sulla presenza del terrorista tedesco Thomas Kram a Bologna il 2 agosto 1980, e informazioni sulla natura dell’esplosivo usato nell’attentato alla stazione che provocò 85 morti e 200 feriti.
C’è questo nelle 25 domande che i difensori di Gilberto Cavallini, accusato a oltre 38 anni di distanza di concorso nella Strage, chiedono alla Corte di assise bolognese di poter porre a Ilic Ramirez Sanchez, il terrorista venezuelano conosciuto come ’Carlos lo sciacallo’, detenuto nel carcere francese di Poissy.
Gli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini hanno presentato infatti una memoria per ’convincere’ i giudici sulla necessità di rivalutare la loro decisione di non chiamare a testimoniare Carlos, che nelle scorse settimane aveva inviato una lettera al suo avvocato, dicendosi disponibile a dire quello che sa. "La ricerca della verità - scrivono i legali - può e talvolta deve andare anche oltre le sentenze e nella ricerca della verità sull’eccidio di Bologna. E' sacrosanto non trascurare alcuna ipotesi e fare tutto quanto è possibile per conoscere di più, prima che lo scorrere del tempo cancelli ogni traccia e anche coloro che sanno".
Tra le domande per Carlos, alcune riguardano Kram e Christa Frohlich, tedeschi indagati e poi archiviati nel 2015 nell’inchiesta bis sulla ’pista palestinese’, ipotesi alternativa alla verità giudiziaria che vede condannati in via definitiva i Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Personaggi invece ’discolpati’ da precedenti dichiarazioni di Carlos e che ora la difesa Cavallini vorrebbe approfondire. Al venezuelano allora bisognerebbe chiedere, secondo la difesa, "da chi aveva saputo della presenza di Kram a Bologna il 2 agosto, quando riferì genericamente quel fatto in un’intervista al Messaggero il 1 marzo 2000, ben prima di ogni accertamento al riguardo", ma anche se Kram operava con pseudonimi e se, anche in relazione ad essi, disponesse di documenti falsi di copertura. Oppure se Frohlich, nel 1980, sapesse l’italiano. 
Ma ci sono domande anche sulla bomba, ad esempio se l’ordigno era una miscela di tritolo e C4 o avesse altre componenti e chi gli riferì il particolare. Infine su Cia e Mossad, indicati da Carlos come organizzatori: "Quali appartenenti ai servizi segreti italiani e tedeschi sapevano del coinvolgimento del Mossad e della Cia e nella strage. Come fa a saperlo e eventualmente da chi lo apprese?", la domanda suggerita dai difensori.

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