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Caria e la Resistenza curda: non sono un terrorista


"Non sono un terrorista". E' l'autodifesa, pubblicata a tarda notte su Facebook, di Pierluigi Caria, il 33enne italiano, residente a Nuoro,  coinvolto in un'indagine della Dda di Nuoro che  ha effettuato in Sardegna diverse perquisizioni sui cosiddetti "foreign fighter", i combattenti, anche italiani, che vanno in guerra nelle zone "calde" come il Medio Oriente.

"Ritengo - spiega in un lungo post - sia semplicemente ridicolo che le YPG e l’IFB vengano associate al terrorismo. Si tratta di formazioni composte da volontari curdi, arabi, siriaci, turchi e occidentali che in mezzo all'orrore della guerra difendono da anni la popolazione della Siria del Nord. L’accusa infamante di terrorismo rivolta alle YPG è surreale e completamente immotivata"

Caria contesta alla Dda il compito di "sindacare su quali siano le organizzazioni che debbono considerarsi terroristiche fra quelle che operano nel territorio siriano". E invece, continua Caria, "lanciandosi in mirabolanti speculazioni di politologia e politica internazionale mi accusano addirittura di terrorismo".

"Da quanto ho potuto leggere sull’atto di sequestro del mio passaporto si tratta di un’indagine che riguarda un mio viaggio in Siria dello scorso anno, costruita utilizzando parecchie intercettazioni ambientali in cui frasi e pezzi di discorsi che mi vengono attribuiti sono puntualmente travisati".
A sua difesa si sono schierati, in un coro unanime, i movimenti indipendentisti sardi. un mondo nel quale Caria è cresciuto, essendo figlio di Angelo Caria, uno dei fondatori di Sardegna Natzione Indipendentzia. Oggi hanno preso posizione anche Rifondazione comunista e Cagliari social forum. "Io non ho nulla di cui vergognarmi e non ho commesso nessun crimine né per la mia coscienza e né per le leggi dello stato coloniale che occupa la nostra terra - scrive ancora Caria - Da indipendentista sardo ho sempre rivendicato la mia militanza internazionalista e non ho mai nascosto il mio appoggio verso la lotta per l’autodeterminazione del popolo curdo". Infine Caria esprime la sua "più totale solidarietà agli altri perquisiti".

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