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7 giugno 1981, nel rogo del Ballarin muoiono due tifose sambenedettesi. 11 feriti gravi

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Il Rogo del Ballarin fu una tragedia avvenuta domenica 7 giugno 1981, mentre stava per avere inizio l'incontro di calcio Sambenedettese-Matera in programma nell'ultima giornata del Campionato di Serie C1 girone B 1980/81 allo Stadio Fratelli Ballarin di San Benedetto del Tronto, in cui morirono ustionate due ragazze e rimasero seriamente ferite quasi un centinaio di persone di cui 13 ustionati gravi, comprese le due vittime sambenedettesi: Maria Teresa Napoleoni, di 23 anni, deceduta nelle prime ore del 13 giugno 1981; Carla Bisirri, di 21 anni, deceduta la sera del 17 giugno 1981. Entrambe morirono nel "Centro Grandi Ustioni" dell'Ospedale Sant'Eugenio di Roma in seguito a ustioni del I,II e III grado sul 70% della superficie corporea totale. Il Rogo del Ballarin, per le sue conseguenze (2 morti, 64 ustionati di cui 11 in gravi condizioni e un totale di quasi 100 feriti) si deve considerare a tutt'oggi la più grave e la più grande tragedia accaduta all'interno di uno stadio italiano, l'unica in cui le vittime erano entrambe donne.
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Intorno alle 17 di quel caldo 7 giugno 1981 quasi 7 quintali di "striscioline di carta di giornale" portati la stessa mattina all'interno della gremitissima Curva Sud dello stadio per festeggiare il ritorno della squadra locale nel campionato di Serie B, presero fuoco sotto 3 500 persone che rimasero per diversi minuti intrappolate all'interno della Curva in quanto le chiavi dei cancelli di emergenza non furono subito trovate; molte di queste persone, nella calca formatasi per sfuggire dal fuoco caddero sul rogo e furono assalite dalle fiamme alte e minacciose che non poterono essere spente immediatamente a causa del mancato funzionamento dell'idrante più vicino.
Alle 17:16, dopo che furono spenti gli ultimi "focolai" e mentre il triste e pesante carico di ustionati e di feriti veniva trasportato all'Ospedale cittadino con ambulanze, taxi e auto private d'emergenza, il direttore di gara Paolo Tubertini di Bologna, con più di un quarto d'ora di ritardo, diede inizio alla gara spiegando, in un'intervista a "Il Resto del Carlino", il perché fu giocata la partita e raccontando i terribili attimi che lui stesso visse dal manto erboso. La decisione di far giocare la gara fu suggerita dai funzionari di pubblica sicurezza in accordo con i giocatori e i dirigenti delle due squadre al fine di evitare che l'uscita di massa degli spettatori dall'impianto sportivo potesse intralciare i soccorsi.
Di tutti i feriti ricoverati all'Ospedale Civile di San Benedetto del Tronto, i tredici più gravi furono trasferiti il giorno dopo in elicottero nei "Centri Grandi Ustioni" di tutta Italia. 

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