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In Ungheria nessuna sorpresa: Orban sarà premier per la terza volta

In Ungheria il primo ministro Viktor Orban ha ottenuto una vittoria schiacciante ed è stato confermato alla guida del governo per un terzo mandato. Secondo i dati parziali dello spoglio dei voti, l'affluenza è stata del 69 per cento e il partito della destra populista, Fidesz, ha raccolto quasi la metà dei consensi, che tradotti in seggi, è comunque maggioranza assoluta.

I nazionalisti di Jobbik, che speravano in un passo falso di Orban e puntavano a un risultato a sorpresa, sono arrivati secondi col 20 per cento e il loro presidente, Gabor Vona, ha dovuto accettare la sconfitta e si è dimesso. Stessa sorte per il presidente dei socialisti, arrivati terzi con solo il 12 per cento dei voti, anche lui costretto a dimettersi: "Siamo responsabili per quanto è successo e accettiamo la decisione degli elettori", ha detto Gyula Molnar.

Orbán dunque ce l'ha fatta ancora una volta. Ha conquistato un terzo mandato (è al potere dalla vittoria elettorale dell'aprile 20110 e riconfermato nell'aprile 2014) e potrà continuare nella sua dura politica di no all'immigrazione e ai diktat dell'Unione europea da cui pure Budapest riceve ingenti aiuti coi fondi di coesione. Il successo del leader magiaro è importante per tutte le forze politiche che si proclamano sovraniste in tutta la Unione Europea.
Gli avversari avevano accusato il premier ungherese di casi di corruzione, di controllo di istituzioni e media, di malversazione del 30 per cento degli aiuti europei, di amicizia con Putin incompatibile con le strategie di Ue e Nato, di connivenza con gli oligarchi. Ma una indovinata campagna elettorale concentrata sul no ai migranti e sull'accusa (nome per nome) a tutti gli oppositori di essere agenti stranieri al servizio della presunta congiura del tycoon americano di origini ebree ungheresi Soros, al fine di islamizzare l'Ungheria prima, l'Europa poi, favorendo le ondate migratorie, sembra aver convinto. 
Sotto Orbán l'Ungheria ha vissuto e vive una delle crescite economiche più robuste della Ue, ampi investimenti industriali di alta tecnologia, bassa disoccupazione e conti sovrani sotto controllo.

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