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Oreste Scalzone: no all'antifascismo razziale

Ancora dall'intervista al Dubbio di Oreste Scalzone. C'è un passaggio per me fondamentale, che mette in forma un pensiero che non mi ha mai abbandonato lungo trent'anni di ricerca spericolata:


Mi vengono in mente (oltre a Sergio Ramelli) i fatti di Acca Larentia: se un commando di estrema sinistra apre il fuoco su un gruppetto di ragazzotti fascisti uccidendone due e poi quelli escono con il sangue agli occhi e le forze dell’ordine ne uccidono un altro, io mi sento molto a disagio come dissi all’ epoca a Giorgio Bocca che mi intervistò per Repubblica. Non si possono trattare i fascisti come fossero dei “diversi”, questo è un approccio etnico, razziale al conflitto politico e l’antifascismo rischia di diventare un ulteriore strumento di regime. All’ epoca fui molto criticato per questa mia posizione, in questo caso come Che Guevara, che per inciso è stato anche un uomo feroce: «Dobbiamo essere implacabii nel combattimento e misericordiosi nella vittoria». Il “fascismo” viene continuamente evocato come fosse il sinonimo, l’equivalente generale, del male assoluto, potrei rispondere che le parole sono importanti, e che l’equivalenza fascismo-male assoluto è contraddittoria perché due totalità non possono convivere.



Qui puoi leggere la ricostruzione della battaglia della Sapienza  Qui l'analisi del fascismo

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