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Addio ai manifesti elettorali. La propaganda si sposta sul web.


Vi ricordate la guerra dei manifesti? Non esiste più, come non si vedono più le squadre di attacchini professionisti, pagati profumatamente nei mesi di campagna elettorale per attaccare substrati di manifesti ovunque, staccare quelli degli avversari politici e per controllore che i faccioni dei candidati rimanessero incollati e in bella mostra per almeno 1 ora consecutiva. Tutto questo non c'è più. Almeno in questa tornata elettorale. Le plance dei manifesti, appositamente installate, - come si vede nella foto scattata oggi - sono praticamente vuote (o quasi) nonostante manchino solo dieci giorni al fatidico “election day” del 4 marzo per le Politiche e le Regionali. Fatto più unico che raro da quando l’Italia è diventata una Repubblica democratica fondata sul lavoro (promesso in campagna elettorale).

Quindi, la campagna elettorale dell’anno del Signore 2018 è diversa da tutte le altre: niente più manifesti nelle strade, pochi comizi, nessun furgone folcloristico che gira la città con tanto di canzoni (più o meno nostrane) a tutto volume e facce sorridenti sui cassoni, poche cene elettorali per gruppi limitati e molti dei soldi destinati per queste elezioni sono stati riversati sul web, dove, secondo gli esperti di marketing e della comunicazione,  si ammassano gli elettori del terzo millennio e si è scatena il dibattito politico.

Quest’anno social network e quotidiani online si sono accaparrati gran parte della spesa elettorale a discapito della carta stampata, della tv e dei gadget propagandistici. Del resto il web costa meno, arriva subito e ti dice con precisione quanti hanno visto una pubblicità o un messaggio video, grazie a siti come Google Analytics che consentono di geolocalizzare e contare i visitatori di un sito web.

Ma sarà poi vero che stanno tutti su internet a seguire (tutto il giorno) la politica e la propaganda elettorale? Proviamo a fare due conti. Giovani e giovanissimi sicuramente sì, come si sa sono i maggiori fruitori delle tecnologie e quindi assidui frequentatori di social e siti internet di ogni genere e fattezza ma, una buona parte di loro non ha l’età per votare e una bella fetta ha sviluppato il “rifiuto” della politica e spesso non vota o annulla la scheda. Poi ci sono i quarantenni e i cinquantenni che usano il web con moderazione e regolarità e seguono, prevalentemente, siti ed app d'informazione e di approfondimento politico. Per ultimi, anche se sono gli elettori più numerosi, ci sono quelli ancora più avanti con gli anni che non usano abitualmente smartphone, tablet e computer e, di conseguenza, non seguono la politica online ma vanno tutti a votare per forma mentis e senso di responsabilità.  Quindi, tirando le somme, il web costa meno, arriva subito ed è frequentato dalla meglio gioventù, quella che ama protestare e che spesso preferisce non esercitare il diritto di voto. Ma sarà poi vero che stò web è pieno di elettori ed è il miglior investimento in campagna elettorale?!? 

Vatti a fidare degli esperti!

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