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6 gennaio 1978. Ucciso Mattarella. Il delitto diventa un cold case

Rispunta la “pista nera” già bocciata dai giudici e dal pentito Buscetta. Ma un dossier dell'Antimafia di 30 anni fa fu gravemente ignorato. Sulla presenza di Fioravanti a Palermo, in un territorio di Cosa Nostra, per preparare l'invasione di Pierluigi Concutelli si innescano i sospetti e le congettuure dei colpevolisti, come ci racconta Ugo Maria Tassinari, il fondatore di questo blog in un interessante articolo pubblicato da Tiscali news che potete leggere cliccando qui:



Ci sono tutti gli elementi del cold case: i materiali di accusa erano già presenti in un dossier elaborato nel 1989 per l'Alto Commissariato Antimafia da un pm romano, esperto di terrorismo nero, Loris D'Ambrosio ed erano stati rilanciati nel 2014, nel libro "Piersanti Mattarella. Da solo contro la mafia", dal giornalista Giovanni Grasso, attuale portavoce del Capo dello Stato per poi essere elaborato in una più complessa “narrazione” elaborata del parlamentare dem e presidente dell'Associazione delle Vittime della Strage di Bologna, Paolo Bolognesi. Il report D'Ambrosio fu infatti inserito in un corposo dossier presentato alla procura di Bologna per richiedere l'apertura delle indagini sui mandanti. La pista parte dal ritrovamento in un covo dei Nar a Torino, nell'ottobre 1982, di due spezzoni di targhe, che, integrandosi con quelli usati per l'auto della fuga dei killer di Palermo, secondo i familiari delle vittime “collegano come mandanti del delitto Mattarella e della strage di Bologna la P2 e spezzoni deviati dei servizi".

1 commento:

  1. MA CREDETE CHE TUTTI GLI ITALIANI SONO VERAMENTE COGLIONI E TUTTI DEL PD O DEMO-COMUNISTI?

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