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7 gennaio 1978/6. Modola: perché ha ancora senso commemorare Acca Larentia


Claudio Modola ci spiega perché 40 anni dopo ha ancora senso commemorare i tre giovani attivisti caduti ad Acca Larentia, due sotto il fuoco della guerriglia rossa, uno per mano dei carabinieri. Modola era all'epoca leader giovanile della AP15, la  Passaquindici, sezione missina di Bari Vecchia molto radicale e protagonista di un conflitto permanente con l'estrema sinistra per il controllo del territorio. Oggi è approdato a posizioni di socialismo nazionale. 

E sono 40 ! Quasi una vita intera e se si continua a commemorare l’eccidio di Acca Larenzia e quindi il sacrificio ultimo di tre ragazzi, una ragione esiste, nonostante anni di disillusione, di frustrazione, di ingiustizia, nonostante che un certo modo di pensare di agire, di vivere di quel periodo sia inevitabilmente scomparso per lasciare posto ad altro come era giusto che fosse.

Mi sono spesso chiesto in tutti questi anni come quei tre ragazzi avrebbero giudicato la propria comunità di appartenenza nell'atto puntuale della commemorazione e quel pensiero, a dire il vero, mi ha fatto spesso disertare l`evento. Mi feriva quel confluire incapace di amalgamarsi fosse anche per pochi minuti in un punto aggregante di continuità, nella diversità delle posizioni, nel baratro generazionale. Mi ha offeso osservare una realtà umana dibattersi nella polemica, nella marcatura di differenze relative e spesso nella arroganza di analisi approssimative e acide ad enorme distanza da quel 7 Gennaio del 78. 
A quel tempo, come oggi , le differenze esistevano eccome tra chi era coinvolto nella lotta politica di quella che poteva essere definita la “Destra” radicale , tuttavia…l'assedio era tale da non consentire presunti elitarismi, discriminazioni profonde. La sopravvivenza fisica di chi si esponeva veramente , era in forse ogni giorno. Si poteva morire o rimanere storpiati a vita e il branco, in tutte le sue varianti, si difendeva nel numero esiguo con un senso critico relativo rispetto a chi condivideva un pensiero che omogeneo non poteva essere per genetica e per sviluppo.
Contro ogni previsione, l’eredità umana e ideale di quel tempo è riuscita a superare dopotutto il test epocale, rivelando una forza intima straordinaria, una vitalità eccezionale nonostante le contingenze atroci ed è questo quello che conta.
Una ulteriore ed ultima riflessione mi porta ad osservare che ben poco è cambiato da allora in termini di contesto ostile. L’anticomunismo del tempo confronta ancora oggi quel sinistrismo cieco, assolutista, discriminatorio, ipocrita e bugiardo, così come lo stato che ne esegue viscidamente gli ordini. 
Difficile di questi tempi morire su un marciapiede per una esecuzione sommaria , tuttavia , in termini repressivi, non è cambiato nulla. La libertà di espressione con la quale siamo stati bombardati per 7 decenni, continua a essere negata, la verità storica continua a essere deformata e venduta a poco prezzo, il pensiero unico continua a svolgere un ruolo dittatoriale. Tutto questo significa che la guerra non è ancora finita e che commemorare i tre martiri di Acca Larenzia non rappresenta un atto scarno di reducismo ma la testimonianza di uno stato di coscienza rispetto al nostro passato e soprattutto al nostro futuro.

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