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Marcello Veneziani si dimette dalla Fondazione AN


Un altro colpo di scena a via della Scrofa, non c’è più il comitato scientifico della Fondazione An. Dopo le dimissioni in blocco a luglio di quasi tutti i membri del comitato, si è dimesso anche il presidente Marcello Vaneziani.


Mentre nella maggior parte dei casi, quando ci si dimette in polemica con un organismo superiore, la frase menzionata per motivare la decisione è quasi sempre “mi dimetto perché non ci sono più le condizioni per continuare a lavorare”, nel caso delle dimissioni di Veneziani la frase che potrebbe calzargli a pennello, in un’ipotetica lettera di dimissioni, è: “mi dimetto perché non ci sono le condizioni per iniziare”. E per la Fondazione Alleanza Nazionale, che nel suo DNA ha il rilancio della cultura missina e di destra, non poter “iniziare” vuol dire appunto non poter promuovere e diffondere la cultura, l’informazione e la formazione. Situazione insostenibile per uomini di spessore ed intellettuali del calibro di Marcello Veneziani (Giornalista, scrittore e filosofo), Gennaro Malgieri (l'ex parlamentare An e consigliere Rai), Giovanni Sessa (storico e filosofo), Giuseppe Parlato (presidente della fondazione "Ugo Spirito") e  Luca Gallesi (saggista).

Quindi, dopo due anni dalla sua costituzione, il comitato scientifico chiude i battenti per inattività. Sono pochi (e nostalgici) gli eventi culturali degni di nota:  la mostra sui 70 anni del MSI e il convegno “Nostalgia dell'Avvenire”. E questo,  nonostante gli ambiziosi progetti proposti dai suoi membri ma mai presi in considerazione dal consigio di amministrazione della fondazione, troppo impegnato - a sentire i protagonisti - a gestire gli equilibri tra le diverse (e contrapposte) correnti degli ex An e ad amministrare il grande patrimonio immobiliare accumulato nei decenni trascorsi tra la nascita del Movimento Sociale Italiano e la fine di Alleanza Nazionale.

La lettera di dimissioni di Veneziani: «Carissimi, nel maggio scorso preannunciai le dimissioni qualora la Fondazione An non avesse dato corso al programma di iniziative che avevo presentato dopo aver sentito i vostri pareri e suggerimenti. Quasi all'unanimità mi ribadiste di concordare con la posizione assunta e di procedere nel modo indicato. Da allora, nonostante alcuni contatti a voce, non ho mai avuto una vera e propria risposta dalla Fondazione né un compiuto riscontro alle cose proposte. Mi fu detto di pazientare e di rinviare perché gli assetti interni della Fondazione stavano mutando, come io stesso vi preannunciai. Ma anche dopo il cambiamento ai vertici della fondazione, rinviato e tardato di alcuni mesi, non ho ricevuto alcuna risposta (...). Lo dico senza intenzioni polemiche e senza innescare alcuna questione, ma preferisco davvero concludere quest'esperienza e pensare ad altro».

Antonio Cacace

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