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Casa di Montecarlo, Fini e la Tulliani si faranno interrogare dai pm

(G.p)L'ex presidente della Camera dei Deputati nonché ultimo presidente di Alleanza Nazionale e la sua compagna Elisabetta Tulliani hanno chiesto di essere interrogati dal procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino, titolare insieme al pubblico ministero Barbara Sargenti dell'inchiesta sul riciclaggio che vede indagati, oltre all'ex presidente della Camera, Elisabetta Tulliani, suo fratello Giancarlo, suo padre Sergio e il re delle slot Francesco Corallo.
La notizia, diffusa nella giornata di ieri da Il Tempo, storico quotidiano romano, dopo l'arresto, a Dubai, di Giancarlo Tulliani, ricercato da quando, lo scorso 20 marzo era stato raggiunto da un avviso di custodia cautelare.
Elisabetta Tulliani, a luglio si era avvalsa della facoltà di non rispondere, mentre Gianfranco Fini ad aprile aveva risposto alle domande dei giudici. 
Una domanda ci nasce spontanea: perché questa richiesta di un nuovo colloquio con i magistrati romani? Secondo quanto ipotizza Il Tempo, Gianfranco Fini potrebbe voler chiarire alcune contraddizioni che sarebbero emerse tra le sue dichiarazioni rilasciate lo scorso 10 aprile e quanto ha invece raccontato l'onorevole Amedeo Laboccetta.
Lo scorso 19 ottobre la Procura della Repubblica di Roma ha chiuso l'inchiesta per riciclaggio: il procuratore aggiunto Prestipino e il pubblico ministero Sargenti hanno notificato l'avviso di conclusione delle indagini alle parti interessate, un passaggio che di solito anticipa la richiesta di rinvio a giudizio.
Gli accertamenti e le indagini dei magistrati romani sono stati effettuati sulla famosa casa di Montecarlo, lasciata in eredità ad Alleanza Nazionale dalla contessa Annamaria Colleoni al fine di condurre la buona battaglia.
Secondo l'accusa, Giancarlo Tulliani avrebbe acquistato quell'appartamento con i soldi di Francesco Corallo attraverso la creazione di due società offshore, la Printempos e la Timara.
Per l'acquisto Tulliani avrebbe speso nel 2008 poco più di 300 mila euro mentre la successiva vendita della casa, nel 2015 fruttò 1 milione e 360 mila euro.
Ai magistrati Fini ha detto di non essere a conoscenza del ruolo di suo cognato in quell'affare.
La richiesta di essere nuovamente ascoltati dai pubblici ministeri sarebbe il frutto di una precisa strategia processuale: secondo il codice penale, infatti gli indagati possono essere ascoltati dai magistrati nel periodo che passa tra la chiusura delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio.
La speranza di Gianfranco Fini e di Elisabetta Tulliani è  quella, forse, di riuscire ad evitare il processo e convincere la Procura di Roma ad archiviare le loro posizioni? Riuscirà nell'intento? Lo scopriremo solo vivendo.

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