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Il serenissimo Andrea Viviani: e adesso l'indipendenza del Veneto


(G.p)Dopo il referendum sull'autonomia l'ottimo Antonio Rapisarda, giornalista dello storico quotidiano romano Il Tempo  è andato 'a caccia' di "Serenissimi", gli irriducibili del secessionismo veneto che nel '97 tentarono l'assalto di piazza San Marco. Be'.
Ha trovato un tipo umano interessante e ne è uscito il titolo del giornale di oggi. Parliamo di serenissmo che si è fatto tre anni di carcere per la sua causa. E vent'anni dopo è ancora lì a sostenerla. Al di là delle opinioni ha tutto il mio rispetto.

Vent’anni fa, con tanto di mitra Mab 38, assieme al commando dei “Serenissimi” tentò l’assalto al campanile di piazza San Marco per salvare «l’onore della madre patria». Durò poche ore, eppure oggi Andrea Viviani – che del movimento Veneto Serenissimo Governo è vicepresidente e ministro della Giustizia del “governo ombra” dei venetisti – chiede al governo italiano, ancora insieme agli irriducibili sodali con cui ha condiviso anche l’arresto e la detenzione, «il disimpegno dalle terre venete». Tutto questo a partire proprio dal referendum sull’autonomia di domenica scorsa.

Gioco di parole a parte, come si sentono in queste ore i “Serenissimi”?

Contenti del risultato del referendum ma soprattutto del fatto che la maggioranza dei veneti ha detto “sì” all'autonomia.

Obiettivo minimale per i "venetisti" come voi...
Per noi è una tappa del nostro viaggio, iniziato nel 1987. Ovviamente non è il punto di arrivo. D'ora in poi potremo lavorare anche avendo alle spalle un certo numero di persone che vuole un cambiamento, che è stufa di questo sistema.

Ossia dello Stato italiano…
Di questo Stato che ci maltratta, che ci vessa con le tasse, non ci dà in cambio niente, perché non ci rende i servizi di cui abbiamo bisogno. Si prende anche il lusso di prenderci in giro, di dirci sempre che siamo i soliti "polentoni" buoni solo a lavorare. Adesso è arrivato un grande segnale di unità dei veneti.

La vostra lettura del referendum è che, come dite, “nulla abbiamo a che fare con l'Italia”, e che “l'Italia in Veneto non è altro che uno Stato occupante”…

Già. Come Veneto Serenissimo Governo noi ci battiamo per la piena indipendenza del Veneto dall'Italia. Il Veneto, ma anche tutti gli stati preunitari, sono stati annessi al Regno d'Italia con l'inganno, con la truffa e con delle guerre di annessione. Noi vogliamo iniziare col sanare la ferita del 1866. Quel referendum è stato fatto e tutti sappiamo com'è andato: è stata una farsa -. Noi vogliamo chiedere una volta per tutte ai veneti che cosa vogliono fare nel vero senso della parola. Questo è stato un inizio, un primo passo: speriamo che ce ne siano altri.

Chiederete questo a Zaia?
Invitiamo il governatore Zaia a fare come il presidente sloveno che nel '91 è andato a Belgrado e ha detto: “Non possiamo più andare avanti così. Noi indiciamo un referendum in cui dichiariamo l'indipendenza e ce ne andiamo”. È stata fatta semi-pacificamente...

“Semi-pacificamente” in che senso?
Ci sono state anche delle vittime, fortunatamente molto poche. Ma quanto morti ci sono sulle strade? O come le decine di imprenditori veneti che in questi anni si sono uccisi perché non avevano più la forza di continuare?

Insomma, il Veneto come la Catalogna…
Sì. L'unica differenza, o meglio, quello che noi non vogliamo replicare è di trovarci senza un piano successivo all'indipendenza. Per questo abbiamo già pronto un piano economico.

Zaia, però, ha escluso totalmente il richiamo secessionista.
Questa è la nostra interpretazione. Poi che cosa ha intenzione Zaia sono affari suoi. Adesso ha due milioni e mezzo di persone che hanno votato per un cambiamento, starà a lui vedere che cosa fare e cosa non. Da oggi in poi lo terremo sotto controllo e lo punzecchieremo affinché si dia da fare per mettere in pratica quello che ha detto in questi anni.

Eh, ma non esiste in Costituzione la possibilità di "scindere" la nazione...

Eh vabe'! Negli ultimi due-tre secoli tutti gli Stati che sono nati sono andati tutti contro le costituzioni dei Paesi in cui erano. I Paesi nascono e muoiono senza che ci siano tragedie. L'Italia non è un dogma divino, non è un Paese che esisterà per sempre. Prima o dopo morirà. Ma questo è nella vita delle cose. Se i padri fondatori americani non avessero avuto il coraggio di andare contro le leggi del re inglese a quest'ora...


Detto da voi che avete portato un tanko all'assalto di piazza San Marco sembra una “chiamata” alla sollevazione. È così?

L'azione del 1997 è stata fatta perché c'erano i presupposti emotivi per farla proprio quell'anno. Adesso rifarne una uguale non ha senso. Ai tempi in Veneto c'era una causa da sanare. Certo, non è stata un'azione del tutto pacifica, è stata un'azione decisa ma non abbiamo torto un capello a nessuno. Poi, è chiaro, se l'Italia ci attacca potremmo anche difenderci, no?


Proponete di rifare il referendum del 1866. Pensate di vincerlo?
Sì. Tutto parte da là, da quel referendum che non è stato fatto secondo le regole. Noi siamo certi di vincerlo, del resto abbiamo già visto il risultato di domenica che ci ha dato ulteriore forza. Sono andati a votare 60% dei veneti, nonostante per molti ciò significasse anche dare un regalo alla Lega Nord.


A proposito, votate Lega?
No. Noi non votiamo Lega. Noi non partecipiamo alle elezioni politiche italiane, perché questo vorrebbe dire riconoscere lo Stato italiano.

Se le dico “Padania”?Non ci crediamo per niente. La Padania non esiste. Sarebbe solo un'Italia un po' più in piccolo con capitale Milano. Una cosa che non ha senso.


Riconoscete solo la Repubblica di Venezia?
La Repubblica Veneta è stata...è tutt'ora la Repubblica più antica. Mille e cento anni di pace e prosperità e tutti la ricordano come una Repubblica di buongoverno che amministrava il bene pubblico in maniera onesta.

Il vostro, allora, è un governo ombra nei confronti dei presunti soprusi dell’Italia?

Sì. È un movimento politico-culturale, portato avanti come se fosse un governo.


Nel ’97 lei ha pagato con tre anni di carcere il suo gesto. Perché lo avete fatto?
È stata una bella esperienza. Avevamo necessità di fare tutto ciò per dare un segnale sia ai veneti che al mondo intero. Parte delle amministrazioni comunali infatti stavano per mettere in piedi il festeggiamento per il ricordo dei 200 anni della fine della Repubblica di Venezia. Noi non potevamo accettarlo. Lo consideravamo come festeggiare la morte della propria madre...

1 commento:

  1. Come Doge state attenti che vi beccate un bel rabbino capo di Venezia tanto chi tira I fili sono sempre quel popolo .non ci credete? Digitate" discorso di renzi al parlamento israeliano " mai visto un lecchino cosi da Guinness,servilita' canine

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