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Boccacci: denunciato per la bandiera di Salò ma di questi divieti me ne frego

Il collega Antonio Rapisarda dalle colonne de Il Tempo, storico quotidiano romano intervista Maurizio Boccacci, leader di Militia autore sabato 28 ottobre di un flash mob in solitario con una bandiera della Repubblica Sociale Italiana in piazza Montecitorio.
Un flash mob che gli è costato il fermo ed una denuncia, per apologia del fascismo ed il divieto per 3 anni di entrare a Roma.
Intervista che riportiamo per intero.


Un flash mob in solitaria con una bandiera della Rsi in piazza Montecitorio. Maurizio Boccacci, esponente del neofascismo romano più intransigente, sui social aveva promesso che avrebbe disobbedito al divieto di manifestare il 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma, e così ha fatto. L'uscita gli è costata il fermo, una denuncia – l'ennesima - per apologia del fascismo e il divieto per tre anni di entrare a Roma.

Boccacci, ci spiega il motivo del suo gesto?
Oggi (ieri, ndr) è il 28 ottobre. Ricorrenza della marcia su Roma. Dato che noi avevamo deciso di marciare ma poi c'erano stati i divieti ho preso le distanze da chi ha accolto – come Roberto Fiore – l'invito a non scendere in piazza e da solo, senza portare nessuno, ho deciso di manifestare portando la bandiera della Repubblica sociale davanti a Montecitorio. Per indicare che noi siamo e saremo sempre contro questo regime e dei divieti di questo ce ne freghiamo.

Novantacinque anni da quell'evento crede che abbia senso un'azione del genere?
Lo stesso senso che hanno i partigiani con l'Anpi. Definiscono sempre l'Italia antifascista e noi chiaramente ci riconduciamo sempre a quelle che sono le nostre radici, ossia il fascismo.

Insomma, sembra che per lei la guerra civile non sia finita.
Mai. La Repubblica sociale non ha mai firmato alcuna resa. Può sembrare una cosa anacronistica. Noi andiamo avanti e non rompiamo le scatole a nessuno, quando manifestiamo scoppia invece l'antifascismo. Perché noi non possiamo ricordare il nostro passato, i nostri caduti, le nostre radici?

Ha polemizzato con il leader di Forza Nuova. Perché?
Per me la sua è stata una resa. Una volta i fascisti, divieto o non divieto, scendevano in piazza. Oggi, invece, sono tutti politicanti. Io sono rimasto vecchia maniera. Per me il regime può legiferare quanto vuole. A me la legge Fiano, ad esempio, fa sorridere. Come mi ha fatto sorridere la legge Mancino fatta “ad personam”, perché sono stato il primo a esserne colpito, e tanto meno me ne frego della legge Scelba.

Non crede che il suo tentativo finisca per rafforzare proprio una legge considerata da molti, anche a sinistra, liberticida come quella Fiano?
Ma magari passasse pure in Senato. Così rideremo ancora di più. Ma lei immagina veramente che se uno crede davvero in quello che fa una legge può fermare il suo pensiero? Perché di questo si tratta, di libero pensiero. A me sinceramente mi viene da ridere, poi se altri si intimoriscono...

Che cosa ne pensa del caso degli adesivi di Anna Frank in Curva Sud?
Questo è un altro mistero di questo regime. Quegli adesivi sono anni che girano e nessuno ha detto nulla. Adesso viene fuori ciò proprio nel momento in cui passa una legge che aumenta di un anno l'età pensionabile. Una notizia così fa passare in secondo piano una cosa più importante, nascondendola: è questo quello che è successo.

Al di là delle teorie “complottiste”, vorrei capire la sua opinione nel merito però.
Quegli adesivi sono il nulla. Io personalmente ho dei processi con la comunità ebraica, a “La Repubblica” in un'intervista ho negato il diario di Anna Frank, ma quello è un discorso politico che va motivato. Parlare di cose serie per una figurina fatta da alcuni ragazzotti magari non per sfregio alla storia della Frank ma come sfottò senza ragionarci mi sembra una cosa un po' giostrata a dovere.

Sia chiaro per favore.
Siamo in un momento in cui il regime è allo sfacelo. Non sanno nemmeno più cosa dire e cosa fare. Siamo all'anno zero e la repressione in questi momenti diventa ancora più dura. Con chi? Con chi mantiene una sua solidità ideale. Hanno paura, come si è visto nelle varie periferie, che la gente si riversi verso di noi.

Lei si definisce “anarcofascista”. Sembrerebbe una contraddizione.
Mi rifaccio a Berto Ricci. Ho ripreso la sua corrente. Nasce come anarchico e nel '34 abbraccia poi il fascismo, come unione di popolo. Io intendo il fascismo come rivoluzione continua, mentre sono anarchico nei confronti della morale dettata dai buonisti, dai benpensanti. Pensi che oggi un italiano deve chiamare “onorevole” un ladrone.

Il prossimo 28 ottobre riproverà a entrare a Montecitorio?
Ho due tumori. Speriamo che ci arrivi. Il prossimo ottobre vedremo.  

1 commento:

  1. IN un Italia di vili che si fa fottere le proprie donne dagli Africani almeno uno coi coglioni,perfino gli stranieri come Magdi Allan si stupiscono a vedere il popolo italiano che non si ribella ,vede violentare le proprie donne aggrediti I propri cittadini e tutti a fare gli umanitari con gente che esce dalle carceri tunisini questo si che e'un olocausto Italiano

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