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2 agosto, la strage di Bologna. Da Ferretti a Fiore le ragioni dell'innocentismo

La strage di Bologna è stato un lemma chiave per la storia di Fascinazione. Dallo speciale per il 30ennale al lungo e appassionato dibattito sulla pista palestinese decine e decine di post sono stati dedicati al tema. Pertanto oggi, dopo aver pubblicato l'intervista a Ciavardini, ci limitiamo a richiamare due interviste "innocentiste", di una icona della sinistra e di un indagato della prima ora diventato "vittima" (come parte lesa del depistaggio del SuperSismi) al termine del processo. Per chi ne ha voglia qui i link per i pdf di Fascinazione con i materiali pubblicati: 
1. parte
2. parte
3. parte

"Non concordo con il pensiero della maggioranza dei bolognesi, non credo che l’attentato del 2 agosto sia opera di fascisti italiani". Lo dice a la Repubblica Giovanni Lindo Ferretti, ex CCCP ed ex CSI, da anni ormai ritiratosi sull’Appennino tosco emiliano, sceso sotto le Torri per inaugurare al Museo della Musica la mostra della fotografa Federica Troisi "Illumina le tenebre", dedicata agli abitanti dell'enclave serba di Velika Ho?a in Kosovo, alla quale il musicista partecipa con una serie di testi e di brani musicali. Parole che suonano come una provocazione alla vigilia dell’anniversario della strage, quando la città è pronta a ricordare ancora una volta la sua ferita più profonda e a raccogliersi intorno ai suoi morti. "Mi dispiace non essere in sintonia con la mia città, quella in cui ho vissuto di più. Quando è successo il 2 agosto io ero ancora un bolognese di adozione, ma io non ci ho mai creduto". A convincere il cantante e scrittore è il cosiddetto lodo palestinese, una pista archiviata che in ambito giudiziario contrasta con le sentenze, la matrice neofascista e le condanne definitive di Mambro e Fioravanti. "In quel momento i palestinesi avevano dei problemi con lo Stato italiano e il fatto che non siano state fatte indagini su tre o quattro personaggi in quei giorni a Bologna mi convince oltremisura. Se almeno si fossero fatte le indagini…".

Qui le domande di Ordine Futuro a Roberto Fiore:
Fiore, anche voi giovani rivoluzionari foste vittime di quella strage e degli interessi inconfessabili che la generarono?
Certamente, e lo testimoniano le centinaia di arresti e i numerosi ragazzi assassinati dopo quel 2 agosto del 1980, così come lo prova quella colpevolezza storica che investì a lungo tutto il nostro mondo.
Io stesso fui vittima di uno dei tanti depistaggi importanti, poi smontato come altri da sentenze inoppugnabili, che stravolse allora la mia vita, quella dei miei familiari e quella di tantissimi miei coetanei.

A distanza di quasi quarant’anni, qual è, secondo lei, tra le tante che sono state formulate, l’ipotesi che più si avvicina alla verità?
La strage della stazione ebbe finalità principalmente destabilizzanti – espressione, quest’ultima che, curiosamente, usa il dottor Zuccaro quando parla delle attuali strategie di George Soros - in continuità con altri gravissimi fatti di sangue, precedenti e successivi – penso, ad esempio, alla strage del Rapido 904 di quattro anni dopo, evento che il capogruppo alla Camera del P.S.I., Rino Formica, attribuì in un’intervista a Repubblica ad "una potenza occidentalista mediterranea legata agli Stati Uniti"- allo scopo di avviare una lunga fase di forte indebolimento della nostra economia che si sarebbe, infine, concretizzato con le rapine dei nostri gioielli di famiglia, tra cui l’I.R.I., e l’attacco alla Lira orchestrati probabilmente a bordo del Britannia, negli interessi di Soros, De Benedetti, banche e fondazioni Rotschild e con la complicità di ben noti finanzieri e politici della cosiddetta seconda repubblica.
Escludo decisamente sia l’ormai defunta pista nera che le ipotesi palestinesi, “lodo Moro” e altre. Venne attuato, a mio avviso, un piano di matrice neo-trotzkista - che passava dai numerosi depistaggi realizzati da agenzie massoniche nazionali, per mezzo di settori della C.I.A. kissingeriana con la presenza costante di Michael Ledeen – che vide agire quali esecutori materiali gruppi terroristici manovrati da due servizi segreti stranieri: la Stasi, dell’allora attivissima Germania Orientale, e il Mossad. Stasi che rispondeva ad un regime ribelle a Mosca su linee dottrinali di stampo neo-trotzkista, legate, cioè, all’idea destabilizzante della rivoluzione permanente da esportare in tutto il mondo. E colgo qui l’occasione per annunciare che nei prossimi mesi sarà pubblicato un testo importante proprio sull’importanza di questa nefasta ideologia nella storia contemporanea.


Come mai lo stesso scenario vedeva muoversi questi differenti protagonisti?
È necessaria una premessa. Il Cremlino, già prima della strage di Bologna, non era interessato ad alimentare in Italia alcun progetto di destabilizzazione, anzi, gli stava benissimo il nuovo corso ufficiale del P.C.I. (venuto fuori dal congresso milanese che aveva eletto Enrico Berlinguer). Prova ne sia il fatto che le indicazioni mal comprese della presunta seduta spiritica a cui avrebbe partecipato Romano Prodi, relative al luogo in cui le B.R. detenevano Aldo Moro, provenivano proprio dai sovietici.
Le strategie rivoluzionarie in Italia non erano più manovrate e finanziate dall’U.R.S.S. ma dai servizi segreti della D.D.R. capitanati da Markus Wolf, figlio di un medico e scrittore ebreo fuggito a Mosca dalla Germania di Hitler, attraverso professionisti del terrore internazionale e gruppi terroristici spesso in collaborazione tra loro, come la R.A.F. (Rote Armee Fraktion), il venezuelano Carlos e le stesse Brigate Rosse italiane, i cui addestramento e organizzazione erano a cura della Stasi.
C’è poi il Mossad israeliano che, proprio all’inizio del 1980, trasportava armi ed esplosivi in Italia - come ammise, per avervi partecipato personalmente, un suo agente, il colonnello Victor Ostrowski, nel suo libro "The other side of deception", che sarebbe utile finalmente tradurre in italiano, cosa che non mi pare sia ancora stata fatta - con l'aiuto di esponenti della P2.
Inoltre, lo stesso colonello parlò anche della strage di Ustica, 27 giugno dello stesso 1980, dicendo di aver saputo dal suo diretto superiore che quell’abbattimento era opera del Mossad. Non era un segreto per nessuno, del resto, che i servizi segreti israeliani non fossero estranei alle Brigate Rosse, lo confidò Aldo Moro al suo vice Galloni e quest’ultimo lo rivelò in un’intervista a Rai News 24, parlando anche dell’infiltrazione della CIA.
Ebbene, la presenza a Bologna quel 2 agosto di Thomas Kram, esperto di esplosivi, e Margot Christa Frohlich della R.A.F. – legati a Carlos in quel periodo – non è, secondo me, da attribuire ad oscuri interessi palestinesi o a loro presunte gaffes, ma, al contrario, a quel filo conduttore neo-trotzkista che fa capo alla Germania Est e alla sua classe dirigente dalla doppia cittadinanza tedescorientale-israeliana che aveva tutto l’interesse ad alimentare piste palestinesi inverosimili, anche solo per il semplice fatto che mai i palestinesi hanno agito e agiranno come a Bologna. La mancata identificazione, infine, della ottantaseiesima vittima femminile potrebbe condurre proprio in questa direzione.
L’esplosivo proveniva probabilmente dal Mossad e i terroristi controllati dalla D.D.R avrebbero svolto il ruolo di braccio militare per le strategie neo-trotzkiste della Stasi, funzionali a quelle di gruppi di potere economico e finanziario che, ancora oggi, agiscono per conquistare definitivamente l’Italia. Fascisti e palestinesi? I capri espiatori ideali.
Stasi, Cia, Mossad, terroristi tedeschi e italiani, nessuno di questi soggetti può dirsi estraneo per storia e finalità destabilizzanti alla possibilità concreta di mettere in pratica strategie eversive e terroristiche nel mondo – Kissinger aveva minacciato di morte Aldo Moro (come escludere a priori il fatto che non parlasse a vanvera?) e c’è una vasta letteratura sul suo coinvolgimento nell’attentato a Carrero Blanco, ne parla ad esempio, seguendo la pista dell’esplosivo militare utilizzato, il C4, Pilar Urbano nella sua documentata inchiesta intitolata “El precio del trono”. Si può pensare, infine, che si tratti di una straordinaria coincidenza, ma c’è quella data del 2 agosto, una data centrale e ricorrente nella storia tradizionale ebraica, corrisponde, infatti, ad entrambe le distruzioni del tempio di Gerusalemme, che dà da pensare.


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