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La Folla degli Ex An Con Il Tempo: "Fini ridia I Soldi Di Montecarlo"(3 Puntata)

Con la terza puntata si conclude l'interessante inchiesta del collega Antonio Rapisarda tra gli ex aderenti ad Alleanza Nazionale messi a confronto sul che fare di leniniana memoria davanti alle ultime vicende relative alla casa di Montecarlo ed al ruolo della Fondazione nella gestione del patrimonio del principale partito di destra presente nell'agone politico italiano.
 

La terza puntata del viaggio de Il Tempo tra gli ex di An in diaspora messi a confronto col “che fare” davanti alle ultime novità dell'affaire Montecarlo evidenzia una volta in più la centralità che la Fondazione di An dovrà avere nella gestione di una vicenda che si manifesta ancora come uno shock per un'intera comunità ma che rappresenta in realtà sola la punta di un iceberg di tutta una questione “patrimoniale”. Su questo punto è molto sensibile l'ex parlamentare Angela Napoli. «La Fondazione non solo è stata troppo attendista sul caso Tulliani ma credo che lo sia stata anche su altri temi riguardanti il patrimonio di An». Non si è ben capito, a suo avviso, come questo sia stato suddiviso: «Il frutto dell'eredità è stato protagonista anche nella fusione che ha dato vita al Pdl. Non si è mai compreso, una volta che la Fondazione è stata presa in mano da un gruppo ex appartenenti ad An alcuni dei quali trasmigrati poi in Fi, come molte di quelle sezioni siano diventate sedi di Forza Italia. Non si è mai capito, insomma, come l'intero patrimonio sia stato disperso e in mano a chi sia andato». Seppur in maniera personale è Francesco Biava, che della Fondazione An è vicepresidente, a spiegare la posizione assunta dall'ente. «Sul caso Fini la condizione è quella che sappiamo tutti: credo che bisogna sempre prima accertare i fatti, vedere come vanno le cose e poi intraprendere le azioni necessarie: giudicare prima dei processi lo trovo inutile. Lo dice uno che all'interno di An stava all'opposizione di Fini, ma in qualità di amministratore penso che il nostro dovere sia compiere tutti gli atti al fine di tutelare il mandato avuto con lo scioglimento di An». Proprio questo è il punto. Dopo sette anni quel mandato ha bisogno di un “tagliando”? «Se si tratta dell'assalto alla diligenza sono contrario. Questo Cda è di garanzia perché non c'è un gruppo che abbia maggioranza assoluta. Le scelte che si stanno facendo sono mediate dal buon senso». Davanti alla vicenda Fini-Tulliani emerge, poi, tutta l'indignazione politica di uno storico esponente del Msi-An come l'avvocato Enzo Trantino. «Credo che la richiesta de Il Tempo a Fini sia corretta dal punto di vista tecnico e morale. Se ha sbagliato, lo ammetta laicamente e almeno risarcisca quanto dovuto. Senno è colpevole due volte». E la Fondazione? «Bisogna che non abbia un solo momento di esitazione: lo dico col senso di garantismo che mi governa dentro. Su un patrimonio non negoziabile non possono essere fatti sconti a nessuno. A maggior ragione con quello che non le appartiene ma che rappresenta un pegno dato da altri». Per ciò che riguarda le polemiche sulla necessità di un cambiamento dei componenti del Cda, Trantino anche qui ne fa una questione etica: «Ognuno lo deve sentire dentro di sé. Non ho diritto di pagella, ma tutti noi abbiamo dovere di pagella su noi stessi. Quando si si è condizionati, se lo si è, si passa la mano». Dello stesso tenore le riflessioni di Fabrizio Di Stefano, oggi deputato di Fi. «Ritengo doloroso perfino parlarne della vicenda Montecarlo: considero questo atto non la semplice svendita di un immobile di proprietà di An, per fini tutt'altro che nobili, ma la svendita di tutto un patrimonio ideale». Una riflessione ancor più approfondita è quella che invoca allora sull'intera Fondazione An e il suo patrimonio: «Una vicenda da analizzare a fondo, perché non appartiene né a un Cda né a un'assemblea ma a tutto un mondo politico che in quei valori e in quelle idee ha creduto davvero».

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