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La folla degli ex An con Il Tempo: "Fini ridia i soldi di Montecarlo"(2 puntata)

(G.p)Il collega Antonio Rapisarda, dalle colonne de Il Tempo, storico quotidiano romano,è l'autore di una interessante inchiesta, in 3 puntate, pubblicata da il Tempo, storico quotidiano romano, sulla vicenda relativa alla casa di Montecarlo. In attesa di verificare gli sviluppi della vicenda, dal punto di vista penale, il bravo collega Rapisarda formula la domanda "politica" ad iscritti e membri della Fondazione Alleanza Nazionale sull'opportunità o meno che Gianfranco Fini restituisca i soldi della casa di Montecarlo, ossia il plusvalore di 1 milione e 300 mila euro? Diverese e contrastanti sono state le risposte a questa semplice domanda 


In “attesa” - come ha dichiarato ufficialmente la Fondazione Alleanza Nazionale – di verificare gli sviluppi della vicenda penale della procura di Roma ci ha pensato Il Tempo allora a smuovere le acque stagnanti e a formulare ai diretti associati (tra membri del Cda e semplici iscritti) la domanda “politica” che tutti i militanti del Msi-An si pongono ogniqualvolta nuovi dettagli sulla vicenda “monegasca” rendono ancora più disarmante il quadro: «È pronto a sottoscrivere tale richiesta: Gianfranco Fini restituisca i soldi – i danni – della cosiddetta casa di Montecarlo, ossia il plusvalore di un milione e trecentomila euro?». Lo abbiamo chiesto agli ex dirigenti di An oggi sparpagliati. E se le sfumature, sulla questione, rispecchiano l'intricata tela di rapporti che compongono l'assise fin dalla genesi, un po' da tutti è arrivato un avvertimento a Fini: se l'inchiesta dovesse concludersi per lui in peggio, saranno in tanti a chiedergli indietro (ossia al patrimonio di An) i soldi che sarebbero dovuti andare «alla buona battaglia» per cui la contessa Colleoni donò quell'appartamento. Chiara la posizione di Maurizio Gasparri, oggi senatore di Forza Italia: «I danni politici che Fini ha compiuto hanno una rilevanza ben maggiore: valgono almeno 50 case di Montecarlo». Andando nel concreto, è chiaro per Gasparri che alla luce delle ultime evoluzioni un'accelerazione vada fatta:«Abbiamo sollecitato l'associazione che ancora esiste ed è presieduta da due commissari nominati dal Tribunale ad agire a tutela del patrimonio». D'accordo sull'eventualità di richiedere un risarcimento a Gianfranco Fini Andrea Augello, senatore di Idea, a patto però che sia fatto nel «rispetto dell'accertamento delle responsabilità. Sono favorevolissimo a chiedere un risarcimento: ma non suggerirei politicamente di chiederlo a prescindere». Nonostante «la ferita che è stata recata a una comunità umana» dalle vicende dei “Tullianos” Mario Landolfi, ex ministro e giornalista, chiede di procedere con calma: «La Fondazione deve agire carte alla mano non con fughe in avanti. Non è nella sua potestà avanzare rilievi a prescindere dalle indagini in corso. Se poi dovesse essere smentita dalle risultanze del processo poi che cosa dovrebbe fare?». Che la Fondazione sia «ente danneggiato» da tutta questa vicenda è cosa certa invece secondo Gianni Alemanno, leader del Movimento nazionale per la sovranità. Ragion per cui «sì, è necessario chiedere un risarcimento all'ex leader di An, fermo restando che occorre vedere quale rotta prenderà il processo». Netta la richiesta di Francesco Storace, presidente a sua volta del Mns: «Il risarcimento? Mi sembra il minimo sindacale. Quelle erano risorse che appartenevano ad An e che la Colleoni cedette nel nome della buona battaglia». Storace, da parte sua, ha un motivo polemico in più: «Noi siamo in via Paisiello e paghiamo l'affitto alla Fondazione (lo stabile era della Colleoni, ndr) mentre tantissime altre sedi non pagano...». Che cosa ne penserà, poi, l'ex braccio destro di Fini e oggi teste nel processo, Amedeo Laboccetta«Sono perfettamente d'accordo con la vostra tesi – spiega -. Il motivo è scontato: il sentimento che accomuna tutto il mondo della destra italiana. Mi compiaccio con Il Tempo per la sua campagna». Non possiamo non chiedergli a questo punto se lui non ne sapesse nulla del destino di quell'appartamento: «L'ho scoperto dall'ottima inchiesta giornalistica. Anche per me è stato un fulmine a ciel sereno...». Non ha dubbi Domenico Gramazio, ex senatore di Fi: «Quel danno è stato arrecato a tutto il mondo della destra. E siccome ai tempi era Fini il presidente di An deve rispondere in modo chiaro delle sue responsabilità». Per Altero Matteoli, senatore azzurro, alla Fondazione non resta che «chiedere l'intervento dei commissari, il nostro avvocato deve scrivere loro di adire per le vie legali». Di più non è possibile a suo avviso, anche perché«questa fondazione è nata in un clima diverso da come si è poi purtroppo sviluppata». Ossia? «Tutti noi andavamo nel Pdl ma come gruppo compatto. Questo gruppo in seguito si è frantumato: La Russa e la Meloni da una parte, io e Gasparri da un'altra, Alemanno da un'altra ancora, mentre Fini non si sa dov'è andato: tutto questo ha complicato le cose». Insomma, quella che doveva essere una gestione unitaria ha subito anch'essa i traumi della diaspora: «Sì, e cerchiamo con grande senso di responsabilità di andare avanti». È Fabio Rampelli poi, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera e favorevole alla richiesta di risarcimento («anche se il danno morale è inestimabile»), a chiedere apertamente alla Fondazione «di modificare il proprio atteggiamento nei confronti di Fini proprio alla luce delle ultime novità: deve tutelare i suoi interessi che sono gli interessi di tutti gli iscritti, i simpatizzanti, di tutto un mondo». Scettico sulla effettiva capacità di reazione della Fondazione è Alfredo Mantica, ex sottosegretario agli Esteri: «Litigano come se fossero ancora iscritti a una sezione del Msi, non si mettono d'accordo. Si immagini se in questo casino qualcuno ha mai pensato a Montecarlo.... Se l'ente facesse davvero una gestione patrimoniale attenta dovrebbe rivendicare qualcosa oltre la “casa”: diverse strutture utilizzate da altri, più o meno amici». Senza peli sulla lingua Edmondo Cirielli, deputato di FdI, d'accordo con la richiesta de Il Tempo: «Dico che se fossi stato ai vertici mi sarei mosso in maniera più reattiva». Il problema? «Fini ha i suoi uomini all'interno del Cda. C'è un evidente conflitto di interessi. Dal punto di vista morale avrebbero dovuto assumere una posizione, anche con un comunicato stampa: la Fondazione avrebbe dovuto tutelare l'immaginare di An»

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