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Pietro Golia,un leader nato


Un articolo di Emiddio Novi pubblicato ieri su Il Roma

Con Pietro Golia, che in queste ore sta procedendo nei Campi Elisi dei soldati della politica e della vita, il populismo italiano è stato privato di una delle intelligenze più acute e sofisticate di questi ultimi decenni.
Pietro era un militante politico, di quelli che univano il coraggio di un legionario alla sapienza di un uomo della tradizione, della coerenza e della riflessione sui tempi e sugli eventi.
Quando nel 1994 fonda la casa editrice “Controcorrente” lo fa per demolire il pensiero unico neogiacobino del politicamente corretto. A lui e alla sua casa editrice la cultura e la storiografia italiana devono la prima, originale lettura del brigantaggio come uno dei primi capitoli della rivolta populista in Italia.
Il brigante non fu soltanto un ribelle legittimista, ma fu anche e soprattutto un ribelle contro l'ordine borghese che espropriava contadini, pastori, poveri ed esclusi da quelle consuetudini che costituivano il diritto a vivere garantito dallo stato sociale di monarchie popolari come i Borbone di Napoli. Fu lui il primo in Italia a narrare le infamie dei lager postunitari come quello di Finestrelle.
La sua casa editrice pubblicò decine di libri sugli eroi della difesa delle ragioni del Sud, dello Stato più ricco, industrializzato e socialmente avanzato della Penisola preunitaria.
Rimane il suo impegno contro la manipolazione mistificatrice, la contraffazione della storia, i pregiudizi degli storici della cattedra.
Con la sua casa editrice Pietro si impegnò a demolire i miti consunti della contemporaneità. Solgenistin, De Benoist, tutta la cultura alternativa al tempo del politicamente corretto, del “qui e ora” privo di passato e di futuro, privo di sequenze e di cicli, trovarono in lui un diffusore e organizzatore di cultura.
Pietro metteva lo stesso impegno e passione nel partecipare a un evento culturale in uno sperduto Paese del Cilento o in una prestigiosa fondazione di Roma o Milano. Infaticabile, generoso, con l'ansia di bonificare la palude malmostosa della rassegnazione incapacitante e della diserzione. Era orgoglioso dei suoi antenati briganti postunitari nel Caiatino. E ancora più orgoglioso e fedele alla figura del padre che scelse il Nord per opporsi all'invasore.
Il suo impegno politico di quattordicenne divoratore di giornali e libri era ultraminoritario nell'ambiente militante che frequentava.
Ma era un leader nato.
Riuscì a radicare Lotta di popolo, il suo movimento, nelle scuole del centro storico. La sinistra armata degli anni Settanta era letteralmente terrorizzata dalla brigata Golia, una sessantina di diciottenni che difendevano con un coraggio legionario la loro agibilità politica. Almirante gli voleva bene e l'incuriosiva quel ventenne che organizzava il movimento dei disoccupati, i cortei studenteschi e nello stesso tempo animava seminari sul pensiero machiavelliano, su Pareto, Weber, Sombart, sulla rivoluzione conservatrice tedesca e sul pensiero Meridionale, da Giacinto de’ Sivo a Vico e Vincenzo Cuoco.
Per salvare e sottrarre una intera generazione di militanti alla tentazione del partito armato si diede ad animare una radio, Radio Sud 95, a fondare un centro librario e a creare una libreria a via De Cesare, nel cuore di Napoli. Dopo quarant'anni la libreria è ancora lì affiancata da una casa editrice che nel settembre scorso ha edito ben cinque volumi in un mese.
Questo era Pietro, ragazzo e uomo dei cortei, degli eventi culturali, della vita dedicata alla sua missione politica e culturale. Le donne lo amavano proprio per questo volontarismo disinteressato, per la generosità disinteressata, per la lealtà e anche la durezza del carattere.
Un uomo di carattere, questi era Pietro.
Avevamo un rimpianto in comune, di cui parlavamo spesso. Lui era depositario di un immenso archivio di pubblicazioni, foto, testimonianze del nostro mondo. Ripetevamo che il movimento giovanile generato dal MSI non poteva costituire solo materia di cronache giudiziarie. Che non fummo solo scontri di piazza, morti ammazzati e processi che condannavano troppo spesso degli innocenti. Il mondo ci stava dando ragione.
Noi, i populisti, i sovranisti, i peronisti, gli identitari dell'ultima metà del 900 avevamo visto giusto. La storia stava facendo giustizia dell'usura, della menzogna orwelliana, della censura imposta per decenni dal politicamente corretto. La storia gli stava e ci stava dando ragione.
Poi una notte gelida dei primi di febbraio 2017 Pietro è andato via. Dormiva nella sede della sua casa editrice. Tra migliaia di libri. Lo hanno trovato supino su un divano con l'immancabile volume di bozze di un nuovo libro che doveva uscire a giorni.
Cosi ci ha lasciato Pietro.
Dandoci un'ultima consegna.
Il proprio dovere, la propria missione va compiuta fino all'ultimo.
Da legionari.

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