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Vittorio Feltri su Paolo Di Canio: "Meglio fascista che ipocrita"


(G.p) Il collega Vittorio Feltri, direttore del quotidiano Libero, con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero interviene sull'ultima giravolta dell'ex calciatore bianco-celeste Paolo Di Canio, che in una intervista, rilasciata al collega Marco Immarsio sul Corriere della Sera ha consumato la sua personale abiura, arrivando fino al pentirsi per il saluto romano effettuato durante il derby di dodici anni fa.


Ho sempre ammirato Paolo Di Canio, calciatore di classe e uomo schietto, di quelli che di norma non cambiano mai. E invece è cambiato anche lui e di ciò mi rammarico. Ma non tanto. Recentemente lo hanno massacrato perché sul braccio ha mostrato un tatuaggio con la scritta Dux. Capirai che scandalo.
Eppure a causa di questa scritta innocente lo hanno cacciato dalla TV (Sky) dove conduceva un programma sportivo, calcio. Perdere il lavoro non è piacevole. Perderlo per un motivo così idiota è un insulto alla logica. L' incidente accadde alcuni mesi fa e i giornali ne parlarono, quasi tutti deplorando l' ex giocatore della Lazio e di varie altre squadre importanti, anche inglesi. Gliene hanno dette di ogni colore. Ai fascisti non si perdona nulla, neanche le opinioni. Ai comunisti invece si perdona tutto, specialmente le opinioni. Andiamo avanti. Ieri sul Corriere della Sera leggo una intervista con questo strambo personaggio fattagli da Marco Imarisio, uno bravo, che gliele canta e gliele suona. Di Canio non cala completamente le brache, ma le sue brache scendono a livello delle caviglie.
Egli afferma di essere pentito di aver fatto il saluto romano in campo, e di aver tenuto comportamenti da incallito camerata, come se politica e pedate al pallone fossero compatibili.
Nella vita succede a molti di rivedere le proprie posizioni, non è questo il punto. Se Paolo si è accorto di essersi danneggiato sventolando la camicia nera, e se adesso tenta di rimontare la china per questioni alimentari, cioè trovare lavoro e nuovi mezzi di sostentamento, ha la mia comprensione. Cambiare bandiera, voltare gabbana si può.
Lo hanno fatto in parecchi, quindi può farlo anche lui. E che Dio gliela mandi buona. Se invece la sua sterzata è avvenuta allo scopo di essere accettato dalla moltitudine dei conformisti, allora mi dispiace. Mi rendo conto che dichiararsi fascista in un Paese di antifascisti professionali non sia distensivo, ma pentirsi di esserlo stato e di averlo esibito è esteticamente ripugnante. E spiego perché. Mussolini ha combinato tanti guai e lo sappiamo tutti, ma sono noti anche i suoi meriti. Per cui non bisogna vergognarsi di averlo apprezzato e neppure di averlo criticato per le leggi razziali, il feeling con Hitler e la guerra assurda. Quando un uomo prende una posizione scomoda deve essere consapevole di mettersi alla berlina e, se possibile, deve goderne senza tradirsi, senza chiedere scusa, senza auto flagellarsi.

Caro Di Canio, lei non ha fatto niente di male, è stato sincero e coraggioso, perché invece di continuare la marcia su Roma fa marcia indietro? La prego, mandi al diavolo i suoi detrattori e seguiti ad essere se stesso. La sua era una famiglia proletaria e con qualche compagno che steccava rispetto a lei? È normale. Ciascuno ha il proprio bagaglio culturale. Non nasconda il suo e non cerchi nemmeno di alleggerirlo. Non è il caso.

Alcuni giorni fa è morto Fidel Castro e c' è stato un rigurgito di marxismo. Il dittatore sanguinario è stato celebrato dai cripto comunisti e dai comunisti tout court come una divinità, l' ultimo degli eroi del collettivismo.

La stampa e la tivù hanno espresso su di lui elogi sperticati. Perfino il Papa, che mi assicurano essere un fervente cattolico, ha manifestato verso Castro una sorta di adorazione che mi ha fatto rizzare i capelli.

Ma Fidel era un despota, ne ha uccisi più lui della meningite, ha soffocato la libertà, altro che il Duce: da Cuba i cubani non erano autorizzati a espatriare, chi lo faceva, e si faceva beccare, finiva in carcere o al cimitero. Chissà perché costui non è mai passato per quel che era, un criminale, bensì per un grande personaggio della storia degno di stima e rispetto. Solo il Duce merita di essere preso a calci anche da morto, vilipeso e stroncato e con lui la massa di coloro che ne hanno un ricordo non esclusivamente negativo. Le pare giusto caro Di Canio o non le viene il sospetto che si usino due pesi e due misure per valutare i tiranni? Mediti anche lei prima di battersi il petto.

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