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Tosi: "Il Carroccio estremista è destinato a perdere Con Bossi era diverso"


(G.p)Flavio Tosi, sindaco di Verona e leader di Fare, intervistato dal collega Antonio Rapisarda analizza l'attuale situazione politica, la crisi politica del centro destra, il ridimensionamento elettorale della Lega Nord per l'indipendenza della Padania capace di perdere anche in una storica roccaforte leghista come Varese, chiedendo alle forze politiche alternative alla sinistra la costituzione di un centro destro serio, una coalizione seria che abbia capacità di governo.




Flavio Tosi, leader di Fare!, lei sostiene che la battuta d’arresto nel centrodestra sia tutta sulle spalle di Matteo Salvini. In che senso?
«Alle Politiche, magari, la demagogia e il populismo pagano di più. Alle Amministrative, quando si parla di fare e non di disfare, no. Tant’è che a Milano, l’unica città dove il centrodestra se l’è giocata, è proprio dove c’era un candidato come Parisi che rappresenta l’antitesi di Salvini. Non a caso quest’ultimo lo ha attaccato subito dopo la sconfitta, dimenticando che dove c’erano i candidati suoi il centrodestra ha fatto peggio».


La sconfitta di Varese - capitale della Lega - c’entra con questo schema?

«È figlia della stessa situazione. Se Salvini avesse avuto un’impostazione seria, credibile, il discorso sarebbe stato diverso. Ha deciso invece - razionalmente - di perdere una parte di elettorato che non vota una proposta alla Salvini. La sconfitta di Varese, poi, è pesante esattamente come ai tempi lo fu quella di Treviso, da vent’anni governata dalla Lega. È una sconfitta simbolo, come Bologna per la sinistra quando vinse Guazzaloca».


Tutta colpa del segretario, dice. Ma la Lega non è un partito «federalista» anche per le responsabilità?
«Salvini ha cancellato l’essenza della Lega. Ossia un partito federalista con capacità di governo. L’ha trasformato in un partito lepenista e demagogico».


Le stesse cose che dice un suo antico avversario interno, Umberto Bossi.

«Quando ha vinto il congresso contro Bossi, Salvini l’ha vinto giurando fede allo Statuto e alla linea della Lega tradizionale. Un minuto dopo ha fatto il contrario. Ma la linea di un partito la decide il congresso, con militanti e base. Lui se n’è fregato. Ma fa parte del suo carattere egocentrico e presuntuoso».


Solo la critica a Salvini unisce Bossi e Tosi.

«Sono abbastanza lucido nell’analisi. Come critico Salvini critico Renzi. Se il premier non avesse preso quella posizione sul referendum trasformandolo in un voto pro o contro il governo, oggi avrebbe più chance di vittoria. Personalizzare troppo è sbagliato. Salvini, da parte sua, che trasforma la Lega in Noi con Salvini fa la stessa cosa».


Anche lei è per una Lega che si ritira in Padania?

«No. Io sono sempre stato un non-secessionista. Ho litigato con Bossi e con Salvini proprio su questo. E mi sono preso fior di "parole" per la coerenza. È stato lui invece, senza l’avallo di un congresso, che si è inventato una linea politica».


Chiede un centrodestra serio. Ossia?

«Un centrodestra che deve decidere se sia il caso ancora di farsi comandare da Salvini o se serva una guida come Berlusconi. Qualcuno, cioè, che dia l’immagine di una coalizione che abbia capacità di governo e non di una coalizione che sia l’altra faccia di Beppe Grillo».


Non è che ce l’ha ancora con Salvini per lo stralcio del «patto del Pirellone»?

«No. Dico solo che alla fine è successo che pensavo: snaturare la Lega la sta portando da partito di governo a partito perdente. Puoi anche guadagnare il 10% ma se perdi sempre non serve. È meglio raggiungere il 5% e continuare a vincere».

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