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De Magistris e la “presa di Napoli” da parte dei centri sociali

(G.p)Cosa ci fa un ex magistrato, come Luigi De Magistris, appena rieletto sindaco di Napoli, su un balcone fra gli striscioni di due centri sociali, salutato dalle bandiere rosse, con tanto di falce e martello dei Carc? Il collega Alessandro Autiero, dalle colonne de Il Primato Nazionale, con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero, si pone questa domanda e cerca di dare a sé stesso ed ai lettori una risposta.
Che Luigi De Magistris, nel corso degli ultimi cinque anni, abbia saputo ben coltivare, un bacino elettorale di estrema sinistra è un dato oggettivo, ora però devo governare la terza città di Italia con una alleanza che va dai centri sociali a Paolo Cirino Pomicino, passando per i cattolici democratici dell' ex rettore dell'Università di Salerno Raimondo Pasquino. Un impresa ardua, per non dire impossibile.



Che ci fa un ex magistrato, appena rieletto sindaco della terza città italiana per numero di abitanti, su un balcone fra gli striscioni di due centri sociali (Insurgencia e l’ex Opg), salutato dalle bandiere dei super-comunisti dei Carc? È la domanda che nessun giornalista si è posto e che pure, forse meriterebbe un approfondimento: dopo anni di inchieste farlocche sulla presunta “presa di Roma” da parte dei neofascisti, qualche riga sulla vera “presa di Napoli” da parte degli antifascisti militanti, quelli da cui tutti prendono le distanze quando mettono a ferro e fuoco le città, forse la si potrebbe anche buttar giù. Vediamo, dunque.
Che Luigi De Magistris abbia saputo coltivare, nel corso del tempo, un ampio bacino elettorale è cosa evidente dai frutti raccolti. Ed è proprio su questi aspetti che vale la pena soffermarsi. Sì, perché a permettere la rielezione non c’è stata la capacità di saper amministrare la città, che ha visto nell’arco di questi anni ottenere ulteriori primati negativi, come la raccolta differenziata, punto programmatico fondante nel 2011, con percentuali tra le più basse in Italia, bensì quella di sapersi assicurare nel corso del tempo il sostegno, pressoché totale, della sinistra antagonista. Basti pensare che, durante la giunta De Magistris 2011/2016, il numero di centri sociali occupati dai vari collettivi antifascisti nel solo comune di Napoli è passato da 11 a 33 grazie a delle delibere create ad hoc per favorire l’occupazione di stabili da parte di quegli stessi movimenti che, in diverse occasioni, hanno inscenato violenti scontri con le forze dell’ordine.
Ultimi disordini sono stati quelli verificatisi il 6 Aprile scorso, quando, in occasione dell’arrivo di Renzi a Napoli, si è potuto assistere alle solite scene di guerriglia che hanno visto schierato in prima linea Ivo Poggiani, uno dei principali esponenti del “Laboratorio Occupato Insurgencia”. Proprio Poggiani è stato candidato ed eletto come presidente della III Municipalità, mentre al consiglio comunale sono riusciti ad accedere anche Eleonora de Majo e Rosario Andreozzi, altri due membri del sopracitato centro sociale, proposti tra le fila della lista civica “demA – DemocraziaAutonomia”. Sempre Insurgencia, durante la campagna elettorale, approfittando della situazione particolarmente favorevole, ha colto l’occasione per occupare un ulteriore spazio cittadino nella I Municipalità, ai Quartieri Spagnoli, facendo ricorso anche alla sponsorizzazione dell’occupazione da parte di Carmine Monaco, l’attore che ha interpretato “‘O Track” nell’ultima stagione della rinomata serie Gomorra. Insurgencia ma non solo! Ad approfittare della gestione De Magistris nel corso degli anni sono stati in molti. Gli ultimi, nel corso del 2015, sono stati i membri di alcuni collettivi universitari che hanno preso possesso di un ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario, ribattezzato “Ex OPG – Je So’ Pazz”, situato nel quartiere Materdei, e di un ex carcere minorile, chiamato “Scugnizzo Liberato”, nella zona Montesanto. Due spazi di circa 26.000 m² ciascuno. Il 23 Marzo 2015, a pochi giorni dall’occupazione dell’ex OPG il sindaco, recatosi in visita presso la struttura, portando la propria solidarietà agli occupanti, promise loro che il comune, una volta acquisito lo stabile, all’epoca ancora di proprietà della Polizia Penitenziaria (!), lo avrebbe concesso in usufrutto gratuito. Non c’è dunque da stupirsi del fatto che, gli appartenenti a questo centro sociale, si siano spesi durante tutto il periodo elettorale nel sostegno all’ex magistrato arrivando anche a presidiare fisicamente i seggi con la scusa della “vigilanza anti-illegalità”. Gli antagonisti infatti, durante entrambi i turni di votazioni, sono stati all’esterno di molti istituti indossando magliette riportanti la scritta “Controllo Popolare – antimafia sociale”, effettuando, a loro dire, «un controllo democratico e super partes per far sì che non avvenissero brogli all’esterno dei seggi». Peccato però che gli unici brogli denunciati dai paladini della giustizia siano stati quelli effettuati dai concorrenti di De Magistris. Emblematico è poi il fatto che molte delle sezioni dove il Controllo Popolare era presente ma non aveva riscontrato illegalità abbiano poi attestato la maggioranza proprio al rieletto sindaco. Qualche nesso con il fatto che molti dei “controllori” fossero anche accreditati come rappresentanti di lista per “demA”? Può darsi. Ma perché dubitare di un ex magistrato che la legge la avrà fatta rispettare ogni giorno?
D’altronde è anche il caso di ricordare, ancora una volta, l’intervento all’“ex OPG – Je So’ Pazz”, durante il quale disse che la legalità e la giustizia, ad oggi, non sempre coincidono. Curioso sentir dire una cosa del genere da un magistrato che voleva fare della legalità la propria bandiera. Disgustoso è invece sentirlo fare appello alla Costituzione sostenendo che ciascuno ha diritto ad esprimere la propria opinione, facendo riferimento alla condanna inflitta ad Erri De Luca, ex aderente di Lotta Continua, poi assolto in appello. E’ evidente che certe parole, certe delibere, certe leggi, valgono per alcuni e non per altri. Non valgono di certo per chi si trova “dall’altro lato”. Va necessariamente ricordato infatti che la locale sede di CasaPound Italia, e i suoi militanti e simpatizzanti, hanno subito, specialmente nel corso degli ultimi 2 anni, numerose aggressioni ed assalti da parte di quelle stesse frange antagoniste che hanno vicendevolmente sostenuto il sindaco in questi mesi. La più grave, indubbiamente, quella dello scorso 1° Ottobre durante la quale rimase ferito un commerciante. In merito a quei disordini De Magistris, anziché condannare la violenza politica ed esprimere, quantomeno, la solidarietà delle istituzioni al cittadino ferito, estraneo alle due fazioni, si limitò a dire che era in possesso della tessera dell’ANPI e che, fosse dipeso da lui, non ci sarebbero state sedi di CPI sul territorio. Una vera e propria giustificazione di un episodio di violenza da parte di colui che dovrebbe essere il rappresentante delle istituzioni e che dovrebbe garantire l’incolumità e i diritti di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro credo politico.
Insomma, a giudicare dagli eventi non si può dire che quella dell’altro giorno sia stata la vittoria della legalità e, probabilmente, nemmeno del buon senso. Si sono susseguite vicende assurde nel corso di questi cinque anni di gestione che definire pessima sarebbe un eufemismo. Cinque anni che hanno visto palazzi storici crollare ferendo passanti e, talvolta, come nel caso del piccolo Salvatore Giordano, ucciderli. Cinque anni di manutenzione stradale praticamente nulla, che è stata però in grado di attivarsi poco tempo prima che gli elettori fossero chiamati alle urne. Cinque anni di abbandono totale delle periferie, lasciate a loro stesse e all’illegalità.

 Cinque anni fino ad arrivare a Domenica scorsa quando, il 23,5% della popolazione ha giudicato positivamente l’operato dell’ex magistrato, chiedendogli, alla fine, di essere “traghettato” fino al 2021, mentre il fratello del bambino ucciso nel crollo della Galleria Umberto lo accusava di essere il responsabile morale del fatto. Un epilogo che ha visto i sostenitori di De Magistris osannarlo mentre cantavano all’unisono, presso Piazza Municipio, “Bella Ciao”, e con il Partito dei CARC, che ha la propria federazione provinciale in un palazzo occupato a pochi metri dall’ex OPG, e le sigle dei collettivi antifascisti cittadini arrivati in corteo non autorizzato per sventolare alle sue spalle le proprie insegne mentre il rieletto sindaco vestiva prima la maglia del Controllo Popolare e poi quella della SSC Napoli. Questo questo “piano quinquennale” ha assicurato, almeno per adesso, all’ex magistrato altri cinque anni di governo sul capoluogo campano. Non resta che aspettare per vedere come De Magistris intenderà gestire la città e soprattutto se continuerà ad assecondare e sostenere incondizionatamente le iniziative dell’estrema sinistra napoletana.

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