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Omicidio Ciro Esposito: gli ultrà della curva sud divisi tra silenzi e solidarietà a Danielino

(G.p)Dopo la decisione della terza corte d'Assise del Tribunale di Roma, che nella giornata di martedì' 24 maggio ha condannato in primo grado Daniele De Santis, conosciuto nel mondo ultrà con l'appellativo di Gastone a 26 anni di reclusione per la morte di Ciro Esposito e per il ferimento di altri due tifosi del Napoli durante gli scontri avvenuti sabato 3 maggio 2014 prima dell'inizio della partita tra Fiorentina e Napoli, valevole come finale della Coppa Italia, la curva sud romanista sarebbe divisa in un conflitto, come ci racconta Il Tempo, storico quotidiano romano, con un interessante articolo che pubblichiamo per intero.


Divisa in un conflitto, che tutti avrebbero preferito evitare. La curva sud romanista sceglie la strada del silenzio dopo la decisione della terza Corte d'Assise di Roma, che in giornata ha annunciato la sentenza su Daniele De Santis, condannato in primo grado a 26 anni di reclusione per la morte di Ciro Esposito e per il ferimento di altri due tifosi del Napoli durante i drammatici scontri prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli andati in scena nella capitale il 3 maggio del 2014.

Una parte del tifo organizzato giallorosso d'altronde aveva già mostrato la propria solidarietà a «Danielino» circa un mese fa, esponendo uno striscione apparso nei pressi del Colosseo che lasciava poco spazio alle interpretazioni: «I romanisti non ti abbandonano, Daniele non mollare», rigorosamente a firma curva sud.

Altri gruppi però, anche senza ammissioni pubbliche, non hanno condiviso il senso del messaggio, convinti che le vicende legate alla tragica scomparsa di Ciro Esposito non debbano essere etichettate al tifo giallorosso e che la firma generalizzata non comprenda tutti i 'rappresentanti' della curva.

Nonostante le tante scritte apparse in città subito dopo la finale di Coppa Italia nel 2014 (tutte in sostegno di De Santis), gli striscioni esposti all'Olimpico nello scorso anno, «Forza Daniè» e «Daje Daniè» erano stati oggetto delle arrabbiature del presidente Pallotta, più volte finito allo scontro con alcuni tifosi, rei di sostenere interessi diversi rispetto a quelli primari della squadra.

In quell'occasione il giudice sportivo Tosel non considerò offensivi e quindi passibili di squalifica gli striscioni apparsi, al contrario della squalifica rifilata alla curva dopo la presa di posizione intrapresa da parte della curva sud contro Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito accusata di aver lucrato commercialmente sulla morte del figlio.

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