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In Europa non solo Le Pen. Ecco tutto il nero che avanza

Anti democratici, anti europei, omofobi, reazionari, bigotti, razzisti, fascisti. Queste sono le banali definizioni, con cui la rete e la stampa internazionale ha scritto in merito all'affermazione del Front National, guidato da Marine Le Pen alle ultime elezioni regionali francesi svoltesi domenica 6 dicembre.

Nonostante il boicottaggio di una certa intellighenzia i movimenti identitari, sovranisti, euro scettici vengono premiati dal corpo elettorale.
Il collega Pietro de Leo, dalle colonne de il Tempo, storico quotidiano romano, con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero, ci descrive tutto il "nero" che avanza, ricordandoci che il successo di Marine Le Pen non figlio del caso e che la Francia non è l'unico paese in cui un movimento identitario conquista percentuali a 2 cifre, ed in Ungheria, Bulgaria e Finlandia già governano.

In Europa non solo Le Pen Ecco tutto il nero che avanza


Gli «intellò» benpensanti li esorcizzano. Il popolo li premia. Sono i movimenti euroscettici, sovranisti, preoccupati dall’inarrestabile flusso migratorio. Con il trionfo alle elezioni regionali di Marine Le Pen, il Front National diventa un competitor potenzialmente vincente per l’Eliseo. E fa sorridere i «cugini» Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il primo ormai detiene la golden share del centrodestra e la «foto di Bologna» con Berlusconi tra i leader della Lega e di Fdi segna uno spostamento «a destra» degli equilibri della coalizione.
Al di là del Tarvisio si segnala Fpo, austriaco. Alle scorse elezioni per la città-regione di Vienna, feudo socialista, sfiora la vittoria, con il 32,3%, crescendo di sei punti. Nella stessa area gravitano altre due realtà: Bzo, Alleanza per il futuro dell’Austria, creato da Haider prima di morire, e il recente «Team Stronach». I consensi delle tre forze alle elezioni 2013, sommati, arrivano al 30%.
In Ungheria, poi, c’è Fidesz, del Primo Ministro Viktor Orban. Spauracchio del gotha europeo pur essendo nel Ppe, ha posto con forza la questione immigrazione, con leggi speciali e la celebre barriera alle frontiere. Tuttavia Fidesz, alle suppletive di quest’anno, ha subito un’erosione di consensi a destra da parte di Jobbik. Che richiama, per toni e programmi, l’ellenica Alba Dorata. A settembre, il partito simboleggiato dal «meandro» ha visto un balzo in avanti piazzando 18 parlamentari, dopo aver fatto presa sugli strati sociali più colpiti dalla crisi.
Dalla Grecia alla Germania. Dove Angela Merkel ultimamente ha avuto grattacapi per l’impennata nei sondaggi di Afd, euroscettico e intransigente sull’immigrazione. In Belgio, poi, è una realtà consolidata Interesse Fiammingo. Forza indipendentista nata sulle ceneri di un altro partito sciolto dopo un processo per xenofobia, oggi conta 12 parlamentari nazionali e uno a Strasburgo.
In Olanda, poi, troviamo il Partito per la Libertà, un gabbiano nel simbolo, 21 seggi in Patria (quattro a Strasburgo) e una forte impronta di contenimento dell’Islam. In Bulgaria, si notano due realtà. Gerb, guidata dal premier Borisov che, pur aderendo al Ppe, ha sposato la linea dura sugli immigrati. E poi c’è Ataka: nato dalla fusione di sigle nazionaliste minori, oggi conta 11 parlamentari.
Quest’anno è stato felice anche per altri partiti. Lo svizzero Udc, anti immigrazione, ha ottenuto il 29% e 11 seggi in più rispetto al 2011. In Polonia, i conservatori cattolici di Diritto e Giustizia stravincono superando di 13 punti il partito del presidente del Consiglio Ue, Tusk. Quanto alla Danimarca, il Partito del Popolo, critico sull’ immigrazione, ha segnato il 21% guidando il centrodestra alla vittoria nelle politiche.
Capitolo Scandinavia. I democratici svedesi, autori di una recente campagna per invitare gli immigrati a non raggiungere il Paese, sono in costante crescita. I «Veri Finlandesi» fanno parte della coalizione di governo. Così come il Partito del Progresso norvegese. Infine, il caso Ukip, in Gran Bretagna. Premiato alle europee andò forte (27,5%), è crollato quest’anno su Westminister: appena un seggio ed uno shock politico che ha portato alle dimissioni del leader Farage. 

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