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Front National: Marine Le Pen pronta a cambiargli nome?

(G.p)Cambiare il nome al Front National rappresenterebbe un forte segno di apertura. Queste sono le parole pronunciate da Robert Mènard sindaco del comune di Bèziers affiliato al Fn, magari con un bel congresso straordinario visto come occasione chiave per imprimere la svolta definitiva nell'identità del Front National, attirando personalità del mondo conservatore.
Una specie di Fiuggi francese come fu per il Movimento Sociale Italiano divenuto Alleanza Nazionale nel lontano 1995.
Il collega Niccolò Inches dalle colonne virtuali del sito termometro politico, con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero, ipotizza uno scenario, in virtù del quale, Marine Le Pen sarebbe pronta a cambiare il nome al Front National


“Cambiare nome al Front National sarebbe un forte segno di apertura”. Ipse “twixit” Robert Ménard, ex fondatore di Reporters sans Frontières e sindaco affiliato FN del comune di Béziers, seguito a ruota dal collega di partito Gilbert Collard. Non sorprende che i più accaniti sostenitori di un cambio di etichetta per l’estrema destra francese siano anche degli “indipendenti” eletti con i voti lepenisti.

Peraltro, nel corso di un intervista al magazine Valeurs actuelles, lo stesso Ménard ha invocato una “nuova dinamica nel campo delle destre” e soprattutto l’apertura di un “Congresso straordinario”, momento chiave per imprimere la svolta definitiva nell’identità del Front National attirando nuove personalità del milieu conservatore, come Philippe De Villiers (sostenitore diMarion Maréchal Le Pen alle ultime elezioni regionali). In altre parole, l’ultimo stadio della Dédiabolisation, una sorta di Fiuggi francese come fu per il Movimento Sociale Italiano-Alleanza Nazionale nel 1995.
Front National e cambio nome: la tentazione di Marine Le Pen

La leader Marine Le Pen, già nel dicembre 2013, aveva risposto con un sornione “Non ci sono temi tabù nel FN” in merito ad un possibile abbandono della storica etichetta che accompagna il partito dal 1972. Una rivoluzione che il padre-fondatore (ed ex presidente onorario) Jean-Marie Le Pen ha sempre bollato come “Grottesca”: resta il fatto che MLP aveva già utilizzato il logo“Rassemblement Bleu Marine” alle Legislative 2012 per incentivare nuove adesioni, in particolare da parte di coloro che – pur rifiutando il tesseramento al “vecchio” Front National – volevano impegnarsi politicamente al fianco della rampolla populista.
Alleanze impossibili

Mai come in questo momento, il dibattito sul cambio di nome si fa questione prioritaria all’interno del movimento anti-europeista. Marine Le Pen, così come la nipote Marion, hanno sperimentato a loro spese l’assenza di quello che il politologo Giovanni Sartori aveva definito “Potenziale di Coalizione”: l’Arco Costituzionale alla francese (“Front Républicain”) è stato decisivo per sbarrare la strada del potere alle due Le Pen nel Nord e in PACA, con i candidati della destra moderata usciti trionfalmente dalle urne solo grazie alla mobilitazione dell’elettorato di sinistra.
La legge elettorale e il precedente del 1986

L’impossibilità di stringere alleanze si lega ad un altro fattore chiave nell’ambito della “Convention Ad Excludendum” anti-FN nel sistema politico: la legge elettorale. Il mezzo flop di Le Pen e soci al ballottaggio delle Regionali dopo il boom del 6 dicembre (con picchi di oltre il 40%), si deve proprio al meccanismo del doppio turno e alla parziale applicazione del principio maggioritario, da sempre connaturato alla V Repubblica francese. Un sistema che tradizionalmente penalizza partiti come lo stesso Front National (due soli deputati all’Assemblea Nazionale) e i centristi delMoDem, il cui leader Bayrou è tra i maggiori sponsor di un passaggio al proporzionale.


Proprio in questi giorni, tuttavia, i media transalpini riferiscono di un François Hollande ormai deciso ad accantonare l’idea (contenuta al punto 48 del suo programma per il 2012) di introdurre alcuni elementi di proporzionalità in vista delle prossime Legislative. Alla luce degli ultimi score di Marine Le Pen, emendare la legge attualmente in vigore equivarrebbe ad un copioso incremento della pattuglia FN in Parlamento.

Il Presidente vorrebbe quindi evitare quanto accadde già alle Politiche del 1986, quando l’allora partito di Jean-Marie Le Pen riuscì a portare alla Camera Bassa ben 35 uomini grazie alla legge proporzionale voluta da François Mitterrand (adottata nel 1985) – poi rimodificata da Jacques Chirac. La strategia del primo socialista all’Eliseo era chiara: indebolire la destra repubblicana facendo gonfiare la “Bolla Le Pen”, tanto che fu lo stesso Mitterand a rimuovere l’ostracismo nei confronti dell’estrema destra sulla tv pubblica. Un rischio che oggi “François II”, con una Marine Le Pen in odore di secondo turno nel 2017, non può assolutamente permettersi di correre.

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