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Scintille e vecchi rancori tra Meloni e Alemanno

(G.p)L'italica destra, eternamente in guerra al suo interno non trova pace. Le scorie dell' ultima assemblea della Fondazione An, terminata con la vittoria di Giorgia Meloni sulla mozione dei quarantenni sostenuta da Gianni Alemanno e dai finiani, non sono state ancora smaltite. E' bastato un giudizio negativo di Giorgia Meloni,  sull'operato  dell'amministrazione di centro destra, al comune di Roma, guidata da Gianni Alemanno, per  riaccendere vecchi rancori tra l'ex ministro della gioventù e l'ex Sindaco di Roma.
Il collega Daniele Di Maio, dalle colonne de Il Tempo, storico quotidiano romano, ci racconta la riaccensione di nuove scintille e vecchi rancori tra Giorgia Meloni e Gianni Alemanno, con un articolo che proponiamo per intero



Scintille e vecchi rancori tra Meloni e Alemanno

Non c’è pace per la destra, eternamente in guerra al suo interno. Le scorie del redde rationem nella Fondazione An non sono evidentemente state ancora smaltite. Così basta una frase per far tornare allo scoperto le ruggini tra Giorgia Meloni e Gianni Alemanno.
Intervistata su SkyTg24 nel corso della trasmissione L’intervista di Maria Latella , la leader di Fratelli d’Italia fornisce un giudizio negativo dell’amministrazione di centrodestra del Comune di Roma. «Per quanto riguarda le responsabilità penali di Alemanno - spiega la Meloni - servirà una sentenza di condanna passata in giudicato per dichiararlo definitivamente colpevole. Fino a quel momento speriamo e crediamo che lui possa dimostrare la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati». Poi però aggiunge: «Alemanno non ha fatto bene il sindaco, e di questo se ne sono accorti tutti i romani, altrimenti non sarebbe stato mandato a casa dopo il primo mandato». Per questo «c’è una responsabilità politica che io riconosco a Gianni Alemanno, per non aver saputo rappresentare quella discontinuità che gli veniva chiesta rispetto a un sistema che non si è inventato Alemanno». «La cooperativa 29 Giugno - dice la Meloni - quella di Buzzi, è perfettamente inserita nel contesto della sinistra italiana e romana, che lavorava con il Comune di Roma ben prima di Alemanno e che ha continuato a lavorare dopo Alemanno molto meglio di come lavorasse con Alemanno. Nei primi tre mesi della giunta del moralizzatore Marino, il Campidoglio ha aumentato gli affidamenti diretti alle coop di Buzzi del 77%».
La reazione di Alemanno alle parole della Meloni è però al vetriolo. «Voglio ricordare a Giorgia - replica l’ex sindaco - che fino all’ultimo giorno della mia amministrazione ne ha fatto parte con numerosi esponenti di Fratelli d’Italia: un assessore con deleghe molto importanti, i presidenti di Ama e Atac, l’amministratore delegato di Risorse per Roma. Aggiungo che nell’elezione del 2013 la lista di FdI col mio nome cubitale scritto nel simbolo era schierata nella mia coalizione ottenendo peraltro un buon risultato. Quindi, se ho amministrato male, lei e il suo gruppo dirigente se ne sono accorti solo il giorno dopo oppure hanno preferito continuare a occupare poltrone importanti fino all’ultimo momento. Dal punto di vista politico è sbagliato e ingiustificabile, e mi rivolgo anche a tutti gli altri che insieme a me hanno governato Roma, esibire verginità sparando contro tutta la nostra esperienza amministrativa di cui si è stata parte integrante. Sarebbe molto più serio ricordare che molte cose buone sono state fatte durante i nostri cinque anni».
«Giorgia Meloni con l’esperienza della Giunta Alemanno non ha nulla a che vedere. Anzi fin dall’inizio FdI ha voluto segnare una forte discontinuità con le scelte politiche di quella amministrazione», rintuzza però Ignazio La Russa. Mentre il capogruppo di FdI alla Camera Fabio Rampelli rivendica «il diritto di esprimere tutte le nostre perplessità su alcune scelte fatte da Alemanno, ad esempio su Acea o sul Gp di Formula Uno all’Eur».
La Meloni nel frattempo dice di non escludere una sua candidatura a sindaco: «Non escludo nessuna ipotesi, vediamo qual è l’ipotesi più competitiva per vincere. Io voglio vincere le prossime amministrative. Penso che si possa vincere anche per ridare dignità a città che sono state devastate da giunte di centrosinistra. E se Renzi perde le amministrative in città importanti, come Roma o Milano, deve andare a casa». Sull’ipotesi di rinviare le elezioni comunali nella Capitale per via del Giubileo, l’ex ministro dice: «È un’ipotesi che non prendo nemmeno in considerazione e penso che neanche Renzi possa arrivare a tanto. Auspico che si voti nella prossima primavera

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