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In memoria di Remo Casagrande

Questa mattina alle 6 se ne andato un leone. Remo Casagrande ci ha lasciato per andare avanti e ricongiungersi idealmente con i fratelli che l'hanno preceduto.
Questa è una breve nota, con cui Maurizio Murelli, dalla sua pagina facebook ricorda l'amico e camerata di sempre Remo Casagrande, leader storico dell'attivismo milanese, morto all'alba del 19 ottobre 2015
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Cesare Ferri, ricorda l'amico scomparso con due brani del suo romanzo, Vita da Cristallo, edito da Settimo Sigillo che pubblichiamo interamente.

Oggi è una giornata un po' così, triste, diciamo, sia per il tempo uggioso che per la notizia di Remo, quindi voglio postare due brani tratti da un mio romanzo che non sono particolarmente allegri, ragion per cui suggerisco ai ridanciani o a chi considera i due brani troppo lunghi da leggere, di dedicare i loro preziosi minuti ad altri post. 
 
"Noia, tanfo, stanchezza, sogni morti sul nascere per mancanza di tempo: perdio, che bell’immagine della vecchiaia m’ero dato! Tutti b...oriosi e col petto in fuori, tutti ad ammirarci allo specchio, noi uomini giovani, poi è sufficiente che per un minuto ci si immagini come saremo – bavosi e mezzo rincoglioniti – perché il petto si ritragga e si sia investiti da un’incontrollabile angoscia."
"E moriremo soli, pensai, perché, a dispetto delle apparenze, uno muore sempre come ha vissuto. Mi chiesi: dove sta il senso di una vita colma di sofferenza? Anzi, dove sta il senso stesso della vita? Quante volte questa domanda s’era affacciata alla mia mente, e mai che avessi trovato una risposta accettabile, per cui tornavo, sempre, al mio amaro nonsenso.
Veniamo sulla terra senza un perché, mi dissi, e senza un perché ce ne andiamo, e se talvolta ci illudiamo d’averne scovato uno, questione di poco e ne smascheriamo l’inconsistenza... Così è..."
Casagrande fu soprannominato, dai comunisti, “il Boia di Quarto Oggiaro”, per il suo incredibile coraggio fisico e l'assoluta determinazione politica nel mantenere accesa la fiamma del Movimento Sociale Italiano nel suo difficile quartiere popolare. Nel febbraio 1972 fu bersaglio delle prime Brigate rosse, che gli incendiarono l'auto. Pochi mesi prima, nel novembre 1971,  era stato arrestato nell'inchiesta per ricostituzione del partito fascista che avrebbe poi visto come principale indagato Giorgio Almirante e in precedenza per gli scontri dopo un comizio elettorale del Msi nel maggio 1970 e per un'irruzione al circolo Perini di Quarto Oggiaro nel 1971. Imputato tra gli organizzatori del "giovedì nero" fu assolto. 

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