Domani i funerali di Remo Casagrande. Il ricordo di Ferri e di Murelli
Si svolgeranno domani pomeriggio, martedì 20 ottobre, alle ore 14,45 in via Enrico Falck 2 a Milano i funerali di Remo Casagrande, leader storico della "piazza nera", negli ultimi tempi impegnato nel Comitato Ramelli, ucciso da un cancro. Grandissima l'emozione e il cordoglio della comunità militante. A restituirci un'immagine di quello che è stato e di come ha affrontato la morte ci soccorrono due suoi camerati:
Remo Casagrande, un vecchio leone - scrive Maurizio Murelli - Già nel 1970-1973 teneva aperta una sezione a Quarto Oggiaro e oggi mi torna in mente quel giorno che arivammo da lui mentre il suo spazio era attaccato da un’orda di invasati. Me lo ricordo in prima linea con una sedia in mano sotto una tempesta di chiavi inglesi e spranghe, in prima linea quasi a voler proteggere tutti gli altri suoi camerati dietro di lui, tra cui la sua donna, Rosa. L’orda selvaggia quel giorno non la spuntò, non tanto perché arrivammo noi di da via Giuriati in rinforzo, ma perché gli assalitori avevano davanti a se un leone al quale bastava il solo ruggito per annichilire le jene. E come si conviene, quelle jene che dovettero battere in ritirata, una notte lo colsero solo mentre rientrava a casa e lo aggredirono, alle spalle come da loro stile massacrandolo e mandandolo in coma. Non fu facile tornare alla vita ma ce la fece. Ora gli sono rimasti in gola pochi ruggiti… ma sono ancora potenti e monito per i vili e pusillanimi, i traditori e gli infami.
Oggi sono andato a trovare in ospedale Remo Casagrande - ha scritto pochi giorni fa Cesare Ferri - Lo dico perchè mi ha dato il permesso di farlo. La sua vita, per una maledetta malattia che non dà scampo, è agli sgoccioli e lui lo sa. Ma non si lamenta e nemmeno maledice il destino anzi, tutto sommato ammette che dopo aver lottato sempre in difesa di un’idea e aver riempito di senso la propria esistenza, poco gli importa di campare in un mondo, come quello attuale, dove tutto ha perso di significato e dove non ci sono più nè uomini nè donne ma marionette senza principi. Bei tempi, i nostri, mi ha detto, quando stavamo sulle barricate. Sì, bei tempi, gli ho risposto. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, ecco perchè non mi dispero se devo andarmene, io sono a posto con la mia coscienza, ha aggiunto. Conosco Remo da un casino e sapevo che era coraggioso, ma non fino a questo punto. Oggi che si ha paura di amare, di odiare, di combattere e si agisce solo in funzione del risultato perchè si ha paura anche di fallire come se il fallimento non fosse a volte un colpo imparabile, c’è chi come lui non ha paura di morire. Mi parlava sottovoce, Remo, ma erano parole non lievi ma pesanti come pietre. Andandomene ho pensato che è così che muore un guerriero. E lo dico senza retorica ma con grande tristezza perchè ormai ne sono rimasti così pochi di guerrieri…
Casagrande fu soprannominato, dai comunisti, “il Boia di Quarto Oggiaro”, per il suo incredibile coraggio fisico e l'assoluta determinazione politica nel mantenere accesa la fiamma del Movimento Sociale Italiano nel suo difficile quartiere popolare. Nel febbraio 1972 fu bersaglio delle prime Brigate rosse, che gli incendiarono l'auto, Pochi mesi prima, nel novembre 1971, era stato arrestato nell'inchiesta per ricostituzione del partito fascista che avrebbe poi visto come principale indagato Giorgio Almirante e in precedenza per gli scontri dopo un comizio elettorale del Msi nel maggio 1970 e per un'irruzione al circolo Perini di Quarto Oggiaro nel 1971. Imputato tra gli organizzatori del "giovedì nero" fu assolto.
Nessun commento: