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Avanguardia Ordinovista : Manni ai domiciliari


(gp) L'ascolano Stefano Manni, di anni 48, leader del gruppo eversivo Avanguardia Ordinovista, il cui nome è, senza ombra di dubbio, tutto un programma,  esce dal carcere di Alessandria dove era stato trasferito da alcuni mesi.
Il giudice per le indagini preliminari di l'Aquila ha concesso a Stefano Manni, ritenuto capo di una presunta organizzazione eversiva la misura degli arresti domiciliari, per cui tornerà a vivere, con i suoi genitori, ad Ascoli.
Nel mese di marzo, l'ex carabinieri  si era dissociato, con una lettera, scritta di proprio pugno, definita da lui stesso una presa di coscienza e dissociazione, ripercorrendo quelle che sono state le sue azioni nel corso degli ultimi anni e che ho lo hanno portato dietro le sbarre con la pesante accusa di aver messo in atto una pericolosa attività di natura eversiva.
"Ho per mesi  divulgato una ideologia aberrante - si legge nella lettera - fondata sugli ideali fascisti, del disciolto movimento politico Ordine nuovo, sulla soppressione della libertà tutelata dalla Costituzione, minacciando di usare violenza quale via di lotta politica (violenza nel concreto mai usata e che mai avrei usato), divulgando ideali razzisti". Ma, di contro, Stefano Manni sostiene di non aver mai voluto in alcun modo che quanto sostenuto si traducesse in azioni concrete.







Il Corriere Adriatico, nella sua versione on-line ci racconta l'uscita dal carcere di Stefano Manni grazie alla concessione della misura degli arresti domiciliari da parte del giudice per le indagini preliminari de l'Aquila, articolo che propongo nella sua versione integrale

Eversione, Manni ai domiciliari
Il processo fissato al 2 febbraio

​Stefano Manni esce dal carcere. Il giudice per le indagini preliminari di L’Aquila, Giuseppe Romano Garganella, ha concesso al quarantottenne ascolano ritenuto il capo di una presunta organizzazione eversiva di estrema destra gli arresti domiciliari. Stefano Manni, dunque, lascerà nelle prossime ore il carcere di Alessandria dove era stato trasferito da qualche mese e verrà trasferito ad Ascoli nella casa dei suoi genitori. Il suo difensore mercoledì si era recato a L’Aquila per depositare in cancelleria sia la richiesta di concessione degli arresti domiciliari sia la richiesta di rito abbreviato dal momento che nei giorni scorsi è stata notificata la fissazione della prima udienza del processo immediato che si terrà il prossimo 2 febbraio davanti la corte d’assise di Chieti. Il Gip, tenuto conto del parere favorevole del Pm Antonietta Picardi che ha coordinato le indagini dell’inchiesta Aquila nera, ha concesso a Stefano Manni e a tutti gli altri indagati, finiti in carcere insieme a lui lo scorso mese di dicembre, gli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. Pertanto, non appena verranno predisposti gli accorgimenti tecnici necessari per il funzionamento del braccialetto elettronico, Franco La Valle, Luca Infantino, Franco Grespi e Ornella Garoli verranno condotte nelle loro residenze mentre Stefano Manni verrà accompagnato nella casa dei suoi genitori. Misure cautelare alleggerite anche per gli altri indagati a cui già erano stati concessi gli arresti domiciliari e l’obbligo di firma. Il Gip, ha ritenuto che seppur persistendo il pericolo della reiterazione del reato non fosse più necessaria la misura cautelare della detenzione in carcere e così ha ritenuto però che una misura più lieve, allo stato delle indagine, potesse garantire ugualmente le esigenze giudiziarie. Soddisfazione è stata espressa dal difensore dell’ascolano. "I domiciliari sono certamente provvedimento cautelari sicuramente più consono ai fatti addebitati a Manni - ha detto l’avvocato Gionni - in quanto, come abbiamo sempre sostenuto, non aveva alcuna intenzione di passare dalle parole ai fatti".
Nel frattempo è stato fissata la data del processo che, come già anticipato, si terrà con il rito immediato, rito applicabile quando le prove appaiono evidenti e quando l’indagato, sottoposto a custodia cautelare in carcere, sia stato interrogato sui fatti che gli vengono addebitati. Di fatto, non ci sarà alcuna udienza davanti al Gup e si procederà direttamente al dibattimento in aula davanti ai giudici della corte d’assise di Chieti prevista per il 2 febbraio. A meno che non venga accettata la richiesta dell’avvocato Mauro Gionni che ha chiesto per il suo assistito il rito abbreviato. Per la Procura di L’Aquila. la presunta organizzazione eversiva di cui Stefano Manni è ritenuto il capo indiscusso voleva mettere in atto una e vera e propria "strategia della tensione" con migliaia di attentati che avrebbero poi reso più agevole la scalata al potere politico

2 commenti:

  1. Megalomani dementi inquisiti da altri dementi Megalomani ...

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  2. Tratti da facebook, virtuale riflesso del reale, eccovi al link sottostante dei simpatici ritagli di molti "camerati" che albergano il paese:

    dossier ARRIVANO GLI AMMAZZASETTE!

    http://ablocutioii.blogspot.com/2015/02/arrivano-gli-ammazzasette-la-realta-e_35.html

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