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Cuori neri reloaded/6 Adinolfi: il problema non è Telese ma chi nell'area distingue morti buoni e cattivi

Nel dibattito sulla riedizione di "Cuori neri" scende in campo, rompendo gli schemi, Gabriele Adinolfi. Il suo contributo, forte e potente, non mi meraviglia: perché all'epoca la critica ai morti buoni e ai morti cattivi l'avevamo condivisa. Il testo è stato pubblicato su Il Primato Nazionale

Il problema non è Telese e neppure Sperling & Kupfer. Il problema è tutto in quella che si definisce area. In fondo non è tanto scandaloso che Telese abbia fatto la sua carriera speculando sui neofascisti assassinati, questo ci potrebbe anche stare se non fosse aggravato dal fatto che l’autore ha preteso più di una volta di mettere bocca dove non doveva e regolarmente in modo sconcio.
Ci potrebbe anche stare la sua carriera sul nostro sangue se il suo ormai famoso Cuori neri non avesse praticato una selezione tra morti accettabili e morti impresentabili, del tutto scomparsi, questi ultimi, dalla galleria dei ritratti. Quello che davvero è indegno è che ci sia tanta gente d’area che questa selezione l’ha approvata e che si è compiaciuta nel vittimismo con lacrimuccia che è lo spirito con cui i nostri Caduti sono stati ricordati: come della selvaggina da compiangere e non come degli eroi di fronte ai quali raccogliersi in silenzio.
Ci sta ai nostri giorni tutta questa scivolosa e vigliacca umanizzazione, questo perdersi nell’umano, troppo umano, questo rimpicciolire i Caduti per avvicinarli a noi, anziché ergerci noi per essere da Essi meno distanti.
Ci sta questa vile ammucchiata che, se la si deve letterariamente alla penna del Telese, nel reale deve esistere sul serio, vista la reazione di gratitudine beota che gli si è tributato per l’aver trasformato i guerrieri del Male Assoluto in poveri e sfigati iloti da piangere.
Se tanto mi dà tanto ci sta anche questa polemica assurda sulla copertina con il volto di Carminati. Solo uomini piccoli piccoli cuori neri possono scandalizzarsi che in bella vista ci sia un “impresentabile”, dato che quegli anni quell’uomo li ha vissuti sul serio e che ha perso un occhio perché gli hanno sparato in un posto di blocco.
Di Carminati so poco e niente visto che non l’ho mai incontrato in vita mia. Dando per buono tutto quello che ci raccontano i media sarebbe effettivamente impresentabile. Ma non di più dei tanti che sono diventati politici e che in quelle storie definite di mafia capitale ci sono immersi. Quelli non scandalizzano però, anzi sono tra quelli che si scandalizzano per Carminati in copertina.
Il problema, dicevo, è l’area perché è formata ogni giorno di meno da uomini, ma si compone di moralisti perbenisti ipocriti. Di gente che non fa selezioni etiche – e lo sappiamo bene! – ma solo formali, a seconda di quant’accettazione esterna e di quanto tornaconto apportino le cose. La fine che han fatto i Presente! ai nostri Caduti attesta benissimo quale sia il grado di sfacelo e d’oscenità orami raggiunto.
Il problema non è tanto la Sperling & Kupfer che, scegliendo di mettere in copertina Carminati, compie un gesto politico indegno. Il problema è la reazione che ha avuto quello che ormai è un autentico porcile umano, il quale è anche riuscito a far fare bella figura a Telese con la sua trovatina propagandistichetta del genere “Se non cambiano copertina pago io la ristampa”. E vai col truogolo!
Sapete che c’è? Voi tenetevi il vostro Telese, io quegli anni preferisco ricordarli con Mario Tuti “Abbiamo voluto dimostrare che se uccidere un fascista non era reato, quantomeno era pericoloso”. A ognuno il suo. C’è chi grugnisce e c’è chi vola
Gabriele Adinolfi




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