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Il saluto romano, la sentenza di Livorno e la libertà di odiarsi in curva

La sentenza del Tribunale di Livorno che assolve quattro ultras veronesi colpevoli di aver compiuto il gesto del saluto romano allo stadio sta sollevando un polverone insensato. Il giudice non riscrive la norma né contraddice le più recenti pronunce della Cassazione. Semplicemente ha deciso che, nelle determinate circostanze, il fatto non costituisce reato. A determinare la pronuncia ha concorso sicuramente la decisione della Procura di contestare la legge Mancino (contro le discriminazioni razziali) e non la più vecchia e "solida" legge Scelba (contro la ricostruzione del partito fascista). Perché la legge introdotta più di vent'anni fa sull'onda emotiva delle prime insorgenze anti-immigrati prevede alcune condizioni specifiche perché il braccio teso costituisca reato:
1. rappresentare un pericolo pubblico (cioè favorire l'adesione all'ideologia fascista)
2. costituire un atto discriminatorio in base alla religione, la razza e la nazionalità.
Il fatto che quei saluti romani fossero rivolti a una tifoseria decisamente avversaria e massicciamente antifascista ha scongiurato il primo caso  mentre il fatto che sia veronesi che livornesi, per quanto si schifino a vicenda, hanno in comune razza (caucasica), religione (cattolica) e nazionalità (italiana) ha convinto il giudice a escludere la seconda ipotesi.
A ben vedere, del resto, dopo il pavido tentativo di introdurre sanzioni sportivi per atti di "discriminazione territoriale" oggi qualsiasi tifoseria può tranquillamente intonare cori propiziatori per il risveglio del Vesuvio ma guai a imitare le scimmie per provocare Balotelli e Gerzinho...
All'epoca, quando ci occupammo della vicenda oggetto della sentenza controversa, la discussione si polarizzò, piuttosto che sul procedimento penale sulle rispettive cattiverie delle due tifoserie, con i veronesi pronti a lanciare cori dileggiatori sul povero Morosini, morto in campo a Pescara pochi mesi prima e i livornesi svelti a rilanciare con l'apologia delle foibe. Ma tra bianchi, cattolici, italiani, evidentemente, va bene così ...

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