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Avanguardia ordinovista: il grande capo Manni pensava più alla famiglia che alla rivoluzione

Aveva ottenuto una bella somma da un’assicurazione ma Stefano Manni, accusato di essere il capo del movimento eversivo “Avanguardia Ordinovista", invece che comprare le armi aveva destinato quel denaro alla famiglia. Un elemento nuovo, ma importante, emerge nel corso dell’interrogatorio durato circa un’ora, avvenuto dinanzi al Pm Antonietta Picardi e al capo della Dia. Un elemento che. a detta del legale di Stefano Manni, Mauro Gionni confermerebbe la tesi sostenuta sin dall’inizio dallo stesso accusato: le sue erano solo sbruffonerie e non avrebbe mai fatto seguire i fatti alle parole. Insomma più che il capo di un’organizzazione eversiva, un rivoluzionario della tastiera, che agiva sapendo di essere ben protetto dallo schermo. E Manni, si guardava bene dal concretizzare quanto invece a parole pronunciava con estrema facilità. Al dunque infatti non arrivava mai e quando gli altri componenti del movimento lo incitavano a tradurre le parole in azioni, Manni trovava sempre una scusa per rimandare il colpo. Quello che l’inchiesta “Aquila nera” ha indicato come il capo di Avanguardia Ordinovista, ieri ha rinnegato il movimento stesso prendendone le distanze. Un capo che però non avrebbe preso parte agli incontri con gli altri aderenti, tranne che in una sola occasione per la riunione a Fara Filorum Petri nel 2012. Un capo che diserta una riunione operativa per recarsi alla recita di Natale di sua figlia, mostra almeno di avere altre priorità: Per Manni insomma la rivoluzione poteva aspettare. 
fonte: vera tv

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