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Mafia Capitale. Ciavardini e la direttrice, dopo le smentite Zurlo si rifugia nel cazzeggio: "Scherzavo"

Smentire un'intercettazione è difficile quando il suo contenuto non è maciullato dagli (inc): la formula poliziesca per definire le parti incomprensibili (e mai si specifica se si tratta di 3 secondi o di tre minuti: per cui gli intercettati stanno parlando di tutt'altra cosa...). La valanga di trascrizioni diffuse con sapienza dall'ufficio stampa del Ros di Roma (o chi per esso...) per mantenere alta l'attenzione sull'inchiesta Mafia Capitale ha così generato un nuove genere epistolare: la messa a punto con scuse e invocazione del giusto principio che parlando si dicono un sacco di cazzate.
Lo ha fatto per primo il supermanager di Finmeccanica, sorpreso a sparlare con Carminati di Alemanno e La Russa, lo ha imitato ieri l'imprenditore Mario Zurlo, che si è accorto di aver combinato un casino per aver spettegolato con il suo vecchio amico Riccardo Brugia sul conto di un altro esponente di spicco della fascisteria romana, Luigi Ciavardini. L'intercettazione dfello "scandalo" è del 7 febbraio 2013. Nel calendario di Santa Romana Chiesa è san Riccardo, quindi è il giorno onomastico di Brugia. 
Zurlo dice a Brugia che «l'altro giorno è passato Luigi (Ciavardini precisa dopo, ndr) per farmi gli auguri e stava con una bionda in macchina, rideva». Brugia chiede «ma che era un trans?» e Zurlo risponde: «no è il direttore del carcere di Frosinone, se la stava portando a casa... gli ho detto di stare attento perchè il giorno che non te la porti più a casa più questa te fa leva la semilibertà... perchè quella è un dipendente del Ministero degli interni». I due fanno anche alcuni apprezzamenti sull'aspetto fisico della donna («non male, è carina») poi Zurlo rivela a Brugia che Ciavardini «con la sua cooperativa sociale sta facendo tutti i lavori intorno al carcere, gli pulisce l'erba... c'ha tutto il verde esterno». 
La direttrice del carcere intanto era stato trasferita a Sulmona e proprio venerdì scorso di lì rimossa, come "sconseguenza" del pettegolezzo.  Pronta la sua replica: 
È una enorme falsità, una mascalzonata e basta, serve solo a gettare polvere su di me o sul volontariato. Io con la '29 giugnò non ho mai lavorato e mai avuto nulla in comune. Sono pronta a querelare chiunque segua illazioni del genere certi accostamenti sono vergognosi. Ho avuto contatti con certa gente, per via del mio lavoro, ma so anche che si tratta di un 'certo tipo di gente', mentre per fortuna la buona parte del volontariato che opera coi detenuti è sana. Sono strutture con le quali, dove ho lavorato, mi sono trovata bene. Il mio avvicendamento a Sulmona poi fa parte delle disposizioni: lì ero provvisoria, in attesa di altro incarico, così come chi mi ha sostituito. Si è trattato di un normale passaggio di consegne. 
Ancora più secca la replica di Ciavardini
“Mettermi in mezzo in questa inchiesta è davvero una porcheria, siamo sempre stati lontani da chi quelle cooperative le ha gestite e da chi possa aver avuto rapporti con loro. Non sono Buzzi”, e ha precisato “Io faccio attività di volontariato per il reinserimento dei detenuti. Per cui le mie frequentazioni con le direzioni di diversi carceri sono all’ordine del giorno”
Le attività di Ciavardini sono descritte in un reportage del Corriere della sera che intervista anche sua moglie, responsabile tra le altre cose, dei laboratori produttivi nel carcere di Frosinone. 
Oggi infatti l’ex Nar di giorno lavora per un’associazione sportiva nazionale e di sera torna a Rebibbia. Poi ci sono gli eventi e le attività dell’associazione di volontariato Gruppo Idee che Ciavardini ha fondato alcuni anni fa con altri due detenuti. Per esempio al femminile di Rebibbia l’associazione Gruppo Idee cura il progetto “Ricuciamo”, un laboratorio sartoriale promosso e finanziato dal comune di Roma, quando l’assessore alle politiche sociali era Sveva Belviso, che era anche vicesindaco di Alemanno. Allora l’assessorato al Patrimonio promise di dare anche un locale in pieno centro a Roma, dove poter vendere poi i prodotti. Intanto il marchio è stato già registrato, si chiama NeroLuce, e gli abiti sono stati indossati anche da Miss Italia. La responsabile del progetto è la moglie di Luigi Ciavardini, Germana De Angelis. Ed è proprio lei a spiegarci, in questa intervista rilasciata alle telecamere di Report lo scorso settembre, cosa fa l’associazione “Gruppo Idee” a Rebibbia, al carcere di Frosinone e a quello di Sulmona, e le “collaborazioni” con altre due cooperative, la Essegi 2012, che ha tra i clienti i comuni di Frosinone e di Guidonia, e la “Agroromano”, di cui Germana De Angelis è stata amministratore unico fino al 2013.
E così alla fine all'imprenditore Zurlo non resta che ripararsi dietro il "cazzeggio": 

Tengo ancora a precisare che nulla sapevo o so di legami personali del Ciavardini con la persona scherzosamente menzionata nel colloquio, menzionata unicamente perché Ciavardini si trovava, in regime di semilibertà e doveva rientrare al carcere ogni sera. 

Al di là del cattivo gusto, comunque, va segnalato che anche lo spunto era privo di ogni fondamento: già nel 2012, l'anno precedente la conversazione intercettata, Ciavardini era in semilibertà a Rebibbia, e quindi non doveva "rendere conto" al direttore del carcere di Frosinone ...


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