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Aquila nera/4. Il mio pezzo sul Garantista: nella retata presi 14 sciamannati

il caso di …  è brutto dirlo ma credo sia il caso di riprendere la strada dell’Italicus […] ma su ampissima scala  [...] “Io purtroppo l’ho scritto… l’ho scritto più di una volta… ogni volta che l’ho scritto mi è costato un ban , io la vedo, tanto lo sto dicendo io,  ... è giunto il momento di colpire, ma non alla cieca, tipo la stazione di Bologna, tra l’altro non attribuibile a noi, quell’opera d’arte, vanno colpiti precisi obiettivi banche, prefetture, questure, uffici di equitalia, uffici delle entrate, con i dipendenti dentro, è brutto dirlo Nicò ma è arrivato il momento di farlo, ma farlo contestualmente non a Pescara e fra otto mesi a Milano, no, una mattina alle 8.20, contemporaneamente 500 persone premono 500 telecomandi”.

Questa intercettazione, immediatamente diffusa anche in formato video su youtube dal Ros dei Carabinieri (che hanno un ottimo ufficio stampa, va riconosciuto) è il punto di fuoco dell’intera inchiesta che ha portato oggi all’arresto di 14 militanti neofascisti in un blitz partito dall’Aquila e che vede tra i 44 indagati anche un intellettuale nero del prestigio di Rutilio Sermonti, antico sodale di Pino Rauti (ha 93 anni ben portati).
A parlare è il capo indiscusso dell’organizzazione, Stefano Manni, un carabiniere congedato per infermità (lui stesso parla di aver subito un ictus da aneurisma, invocandolo come possibile esimente per i suoi reati) con una forte vocazione alla menzogna: tant’è che dopo aver annunciato un programma così impegnativo “buca” un appuntamento a Napoli perché deve andare a vedere la recita natalizia della figlia. Ma con il camerata si giustifica con un fermo a opera dei carabinieri per la sua attività su Internet.
 E’ sottile il confine tra il palco virtuale di facebook, dove i due sono bravi a fare proselitismo, e la realtà. E anche se gli enunciati terrificanti sembrano millanterie di due chiacchieroni da bar come fai a non porti il dubbio che il delirio possa produrre effetti di realtà? Siamo ancora sotto choc per l’afroamericano di Baltimora che dopo aver sparato alla fidanzata annuncia su Instagram che vendicherà i fratelli ammazzati dalla polizia razzista. E va a New York dove uccide due cops: un latino e un cinese …
Questa è gente – mi segnala in tempo reale  uno dei miei tanti informatori – capaci di scatenare un flame su internet contro una camerata di bell’aspetto colpevole di aver espresso compassione per gli immigrati, a colpi di frizzi e lazzi sulla sua passione per la dotazione organica dei “negri”. E le diverse sigle dei gruppi ultrafascisti menzionati nell’ordinanza di custodia non risultano aver prodotto altro che l’elezione di qualche consigliere comunale in paesini di poche centinaia di abitanti o convegni che guadagnano due colonne in cronaca locale solo se c’è il boicottaggio di rito dell’antifascisteria. Il dato di fatto o, se volete, il problema è che il blitz aquilano porta per la prima volta alla ribalta una forma specifica di associazione liquida che non si limita – come a suo tempo Stormfront – a esprimere opinioni atroci ma annuncia l’intenzione di passare agli atti. La prima associazione sovversiva 2.0, quindi. E tra le tante cose curiose c’è un’anomalia notevole. Noi tendiamo ad associare la rete alla gioventù. Be’, i 14 arrestati sono tutti ultratrentenni: tre nati negli anni ’50, 7 nel decennio successivo, due soltanto nei formidabili anni ’70, altrettanti all’inizio dei terribili ’80… Se ci aggiungiamo che il presunto ideologo è un non tanto arzillo 93enne…
Gli aspetti grotteschi o apertamente ridicoli (come i cimeli della seconda guerra mondiale da utilizzare come armi) sono evidenti eppure anche un ipergarantista come me e sistematico coltivatore del pregiudizio negativo contro le “grandi retate” ha un minimo di difficoltà a liquidare il tutto come una buffonata.
Perché in casi del genere il rasoio di Occam non funziona, né le regole della razionalità “economica” che orientano l’agire dei criminali “sani di mente”.

Certo fa ridere un capo che dichiara di aver lavorato per l’Ovra (vedi il profilo di Manni su face book) e poi progetta l’omicidio di Marco Affatigato perché è “uomo dei servizi segreti”. 

4-continua

1 commento:

  1. Dal mio punto di vista sono solo tipi da manicomio psichiatrico che superati i quarant'anni vivono ancora e solo DI TEORIE Ed elucubrazioni mentali malaie ( ed anche funeste)........e soprattutto non vedo il collegamento tra Rutilio Sermonti, persona di grandi capacita' culturali ed elaborazioni poltiche con questi rincitrulliti!!!

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