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Hammerfest 2014: Repubblica festeggia il flop, il Fatto riesuma le cattive amicizie di Mimmo Hammer

Alla fine, pure stavolta, ce l’hanno fatta. Il concerto europeo del rock neonazista Hammerfest c’è stato, anche se rispetto ad un anno e mezzo fa invece di 600 persone ne sono arrivate 'solo' 250. L’unica buona notizia è che ce n’erano di più alla manifestazione antifascista organizzata nel pomeriggio dall’Anpi alla Loggia dei Mercanti, per celebrare la Milano medaglia d’oro della Resistenza. Il luogo del raduno nero, tenuto nascosto fino all’ultimo, è stato lo stesso del giugno 2013: un capannone a Rogoredo, in via Vincenzo Toffetti. Un luogo privato — identico escamotage giuridico della volta scorsa — e che «non richiedeva, come stabilito dalla Corte costituzionale, alcun tipo di preavviso o autorizzazione da parte dell’autorità provinciale di pubblica sicurezza», rispose l’allora viceministro dell’Interno Filippo Bubbico ad una interrogazione parlamentare. Il dato più politico e che va al di là dei cavilli è che la levata di scudi del sindaco Giuliano Pisapia, del Consiglio comunale, di Anpi e Cgil, e in più la diffida del questore Luigi Savina, non sono bastati. È bastata invece la garanzia dei promotori di svolgere la manifestazione senza ostentare simboli o vessilli riconducibili a organizzazioni inneggianti al razzismo, l’antisemitismo o l’ideologia del disciolto partito fascista. Impresa ardua per l’Hammerskin Nation, che ha sponsorizzato l’evento, un’organizzazione composta da «un gruppo di uomini e donne senza leader — così si definiscono — che ha adottato il modo di vita skinhead ispirato al potere della razza bianca». Già il nome dei gruppi in sé era tutto un programma: i 'Gesta Bellica', i 'Motosega', gli ex 'Soluzione Finale', con nel repertorio canzoni dedicate alle Waffen-SS e al 'Capitano', cioè il comandante delle SS Erich Priebke e via discorrendo. Sin dalle quattro del pomeriggio sul lungo vialone della periferia sud, nebbia e panorama da dismissione industriale, le teste rasate hanno cominciato ad arrivare alla spicciolata. Su internet era stata fatta circolare la voce che il primo appuntamento fosse alle 14 a Carugate, nel parcheggio di un centro commerciale sulla tangenziale Est, ma era una falsa pista. Lì non si è presentato nessuno. Mentre l’ingresso del capannone di Rogoredo era presidiato da quattro uomini in pettorina rossa e simbolo legato alla galassia neofascista sul petto. Altre due sentinelle a distanza di un centinaio di metri, una alla destra e una alla sinistra, controllavano che non si avvicinassero presenze 'sospette'. Stesso lavoro alla rotatoria di via Sulmona, ma da parte di un paio di volanti della Polizia.  (...)
FONTE: La Repubblica

(...) In via Toffetti così hanno fatto la loro comparsa i capi storici del movimento Hammer di Milano. C’erano Stefano Del Meglio e Giovanni Pedrazzoli, che nel 2004 furono coinvolti nell’aggressione armata al centro sociale Conchetta, luogo storico dell’antagonismo meneghino. Oltre a loro, poi, si è fatto vedere il siciliano Domenico Bosa nato a Gela nel 1967, meglio conosciuto come Mimmo Hammer. È lui l’ultimo leader del movimento che  inneggia alla “fratellanza bianca”. Lui che sul piatto può mettere rapporti di un certo peso.Rapporti criminali soprattutto. Tanto che il suo nome compare in un’indagine della Guardia di finanza di Milano che nel dicembre 2013 ha fotografato i rapporti tra il narcos montenegrino Milutin Todorovic e uomini della ‘ndrangheta legati allo storico boss di Bruzzano Giuseppe Flachi, detto Pepè . Bosa non risulta indagato nell’inchiesta ma la sua voce finisce in una lunga intercettazione ambientale. Parlano Mimmo Hammer e Todorovic. Parlano di droga e di soldi che i calabresi devono al trafficante che progetta ritorsioni e a Bosa dice: “Mimì vuoi che ti dico una cosa l’unica persona in Italia della quale mi fido sei te”. A quel punto Mimmo Hammer lo avverte sull’opzione omicidi: “Devi avere un approccio giusto, nel senso che magari vieni venduto, hai capito stai attento, io capisco che loro (i Flachi, ndr) sono in debito ed è giusto che lo paghino però ragiona (…). Se ti posso dare un consiglio, non fare le guerre se le puoi risolvere, lascia che le facciano gli altri e così tu avanzi”.
Nell’agenda di Mimmo Hammer compare anche il nome di un altro pregiudicato legato a malavitosi di San Siro imparentati con il serbo Dragomir Petrovic detto Draga, nome storico della mala meneghina, già legato alla strage al ristorante La Strega di via Moncucco del 1979 e arrestato nel marzo scorso, mentre da ergastolano usufruiva di permessi dal carcere per lavorare in una società dove era l’unico dipendente. Un contratto d’oro quello di Draga stipulato grazie ai buon uffici dell’avvocato Carlo Maffei, anche lui arrestato. E con Maffei lo stesso Bosa intrattiene diverse conversazioni. Naturalmente Bosa, che attualmente non risulta indagato, smentisce questi contatti. Dice di aver cambiato vita. Di voler pensare solamente agli Hammer. Politica e malavita. In attesa di capire se questi rapporti produrranno sviluppi, ieri in via Toffetti è andata in scena l’ennesima manifestazione neonazi nella città medaglia d’oro della Resistenza. Tanti decibel e un segnale: l’estrema destra rialza la testa e grida presente.
Fonte: Il Fatto Quotidiano 

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