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E' morto a Lucca Claudio Pera, uno dei fiancheggiatori di Mario Tuti

"Camerati....oggi il camerata Claudio Pera è andato a passeggiare nei Campi Elisi. Chi ha condiviso con lui Fede, lotta, gioia, speranza, sofferenza, pane e militanza, anni di carcere e sogni infranti non può dimenticare.Chi invece non lo ha conosciuto lo può solo onorare.
Le esequie si terranno a Lucca.
Onore al camerata Claudio Pera".
(umt) Così Marco Affatigato sul suo profilo Facdebook rende omaggio alla memoria del suo antico sodale. Cosa che aveva già fatto in vita, del resto. Ad esempio riconoscendo i suoi meriti con i giudici. L'episodio ce lo racconta Carlo Amabile, nel suo sito "I giorni del lavoro" una monumentale cronologia sulla storia del movimento operaio che parte dal Medioevo. E che ovviamente si occupa anche di "eversione nera"
1 gennaio 1975: due attentati esplosivi danneggiano l'Esattoria Consorziale a Lucca e un traliccio dell'alta tensione dell'Enel sulle colline pistoiesi. Altri due attentati saranno compiuti il 10 e il 21 gennaio ancora a Lucca contro il Comando della guardia forestale e la sede della Democrazia Cristiana provinciale. Di quest'ultimo si assumeranno la responsabilità Andrea Battaglini e Alfredo Ercolini. Ammetterà di avere preparato il volantino di rivendicazione firmato, con un richiamo ordinovista,"Commandos Clemente Graziani", Marco Affatigato che indicherà come complice Claudio Pera.
Sono i giorni convulsi che precedono il duplice omicidio di Empoli. All'epoca Claudio Pera era segretario provinciale del Fronte della Gioventù ma era anche un clandestino del Fronte nazionale rivoluzionario di Mario Tuti. Quando il leader della cellula nera toscana ammazza i due poliziotti e si rifugia a Lucca Pera gli assicura assistenza insieme ad Affatigato ed è arrestato per favoreggiamento. Alcuni dei documenti organizzativi del gruppo sono attribuiti alla sua penna.
L'Unità ne offre un ritratto al vetriolo quando torna in carcere dieci anni dopo per l'inchiesta "terrore dei treni", arrestato insieme al leader di Ordine nuovo in Toscana, Mauro Tomei, e a un altro camerata:
Era uno che non si metteva mai in mostra, che non scendeva in piazza, che se mostrava qualcosa mostrava solo la sua carica nell'organizzazione giovanile del Msi . Come tutti gli uomini di questa cellula si impegnava a passare per un «insospettabile». Anche lui come gli altri rappresentava una «forza nuova», una «forza di ricambio». ma in realtà era un perfetto «ragioniere del tritolo». Fu lui a stendere la pignola contabilità degli acquisti di mitra, pistole e cinquanta chili di  tritolo. Era di suo pugno il "programma di attività" il cui capitolo più importante era «la ricerca urgente di più sicuri rifugi per i latitanti» e di «più favorevoli nascondigli per le armi». 
Per l'occasione gli viene anche attribuita la partecipazione, con Affatigato e Luciano Franci, al furto di esplosivo (200 chili) alla vigilia di Natale 1974 che costituisce il debutto del gruppo.
Il processo, fondato essenzialmente sulle accuse del pentito Brogi che ricostruisce i numerosi attentati ferroviari compiuti in Toscana da un nucleo post-ordinovista, si sgonfia strada facendo: in primo grado sono condannati per strage (senza morti, ma il reato è di pericolo e quindi può essere riconosciuta la colpevolezza se i giudici ravvisano la volontà pluriomicida degli attentatori) Cauchi Zani e il pentito Danieletti mentre Gelli, contumace, prende 8 anni come finanziatore della banda mentre in appello cadono tutte le accuse principali e resta incastrato dalle sue stesse confessioni il solo Brogi. Già in primo grado il ruolo di Pera era uscito fortemente ridimensionato, con una condanna a 2 anni e 2 mesi, la minima inferta dalla Corte .

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