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AN si divide in tre, no in quattro. La Lega pure. E Berlusconi moltiplica i candidati premier

(umt) Dei complicati movimenti nell'area postmissina del Pdl offre una sintesi colorita e intrigante Giuliano Castellino, uno che è stato molto più veloce a scendere dal Titanic:
Certo che se sono vere le voci che girano nei palazzi romani... Il FdG con Monti; il MSI e AG tutti insieme, ma staccati dalla nuova FI, per Berlusconi Premier...
Che dire? MENO MALE CHE SILVIO C'E'!
Gli altri TUTTI indegni...
Se andrà così sarò curioso di sentire i "sociali" come giustificheranno ITALIA POPOLARE per Monti; i gabbiani l'appoggio al Cavaliere dopo il NO alle primarie; gli altri del perché rompere il PDL per continuare a portare Berlusconi...
Altro che fiaccole, fiamme e fiaccolette... qui siamo alle ceneri!
Un fuoco spento a secchiate di merda!
Fine ingloriosa...
Di diverso avvviso Roberto Jonghi Lavarini che individua addirittura quattro soggetti in uscita dagli ex An:
1. la destra protagonista di Gasparri e La Russa che dà vita al Centrodestra nazionale
2. Matteoli che resta con Berlusconi
3. Alemanno che punta al centro (in realtà c'è anche Augello e si va a ricomporre una frattura storica del mondo giovanile tardomissino: vedi il manifesto dell'appuntamento di domenica, con alcune sigle note e altre che rispuntano da remote curve dello spazio tempo come Europa e Civiltà che rievoca il gruppo tradizionalista di Loris Facchinetti, da tempo ascoltato consigliere del sindaco di Roma)
4. Meloni e (forse) Crosetto che danno vita a un nuovo soggetto politico.
Del resto la confusione regna sovrana - e non parliamo del tiraemolla di Berlusconi sulla sua candidatura - nell'intero centrodestra. Ne è un altro esempio il gustoso siparietto in corso nella Lega, con Maroni che condiziona la ricomposizione al pensionamento di Silvio e Bossi che ventila una disponibilità a promuovere una lista leghista di supporto a Berlusconi presidente. Che è, a ben vedere, un perfetto rovesciamento dello scenario del 1995, quando Bossi promuove il ribaltone e Maroni, già allora reduce dal Viminale e leader della Lega "ministeriale" resta legato al carro del premier defenestrato, in nome della fedeltà all'alleanza elettorale.

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