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26 dicembre: la nuova sfida di CasaPound, l'ultimo simbolo del Movimento sociale che se ne va

(umt) Il 26 dicembre è un doppio anniversario, come già il 21, per la fascisteria italiana: coincidono infatti la fondazione del Movimento sociale(1946)  e l'occupazione del palazzo di via Napoleone III all'Esquiilino (2003) da cui decolla l'esperienza originale di Casa Pound. Sono date casuali: a differenza del Solstizio d'inverno, giorno fondamentale nel calendario dei tradizionalisti pagani,  frutto di pura coincidenza. Un appuntamento dal notaio per la stesura di un atto che conclude un anno e mezzo di lavorio in condizioni drammatiche, il successo di un tentativo che non era carico di particolari significati ma che segna sicuramente un salto di qualità. Il gruppo umano che a destra dà vita alla prima occupazione a scopo abitativo ha già una storia alle spalle: una prima occupazione a sfondo culturale (Casa Montag), il percorso delle Università d'Estate promosse dal trio Murelli-Adinolfi-Graziani jr., un fermento intellettuale che ha messo mano a un tomo di grande spessore come "Il pensiero armato", un volume di riflessione e di elaborazione politica che innerverà le scelte del gruppo aggregato intorno alla leadership carismatica di Gianluca Iannone. Già lì c'è la scelta di rottura radicale con 60 anni di neofascismo, liquidati come esperienza catacombale e residuale e l'individuazione del terreno sociale come luogo privilegiato per inverare l'aforisma poundiano delle idee che si fanno azione.
 Oggi, nove anni dopo e alcuni tentativi deludenti di confrontarsi sul terreno elettorale (dal sostegno alla Lista Storace nel 2005 all'incistamento per due anni nella Fiamma che comunque consentirà alle truppe corsare romane di trasformarsi  in organizzazione nazionale) il movimentismo sociale spinto di CasaPound ha consumato il percorso di distacco tanto dalla destra istituzionale (con cui ha mantenuto un rapporto dialettico per anni) quanto dalla destra estrema e radicale (che liquida come "destra terminale") e si affaccia ambiziosamente alla sfida autonoma sul fronte macropolitico con la triplice presentazione solitaria al Comune di Roma, alla Regione Lazio, al Parlamento, portando nel programma elettorale pratiche e proposte elaborate nel corso degli anni: il mutuo sociale, il tempo di essere madri, il volontariato per i disabili, la protezione civile nelle numerose catastrofi (dalle alluvioni ai terremoti) prodotte dall'incrocio perverso tra energie della natura e speculazione selvaggia. Con l'ambizione di attrarre spicchi di elettorato estranei agli orticelli della destra.
Dall'altra parte proprio in questi giorni si è conclusa la parabola storica del Movimento sociale, oramai frantumato in sei frammenti: Fiamma, Destra, Fratelli d'Italia, Pdl, Italia popolare, Futuro e Libertà. La chiusura dell'edizione cartacea del Secolo d'Italia alla vigilia del 26 dicembre è in qualche misura il segno della definitiva consumazione di un'esperienza che ha tenuto insieme un complicatissimo pluriverso. E non credo che serva a consolare gli affranti dalla perdita che la stessa scelta editoriale l'ha fatta anche Newsweek ...

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