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Rauti story/18: dalla scissione di Ordine nuovo per il rientro nel Msi all'arresto per piazza Fontana


Riprendiamo la narrazione delle vicende storiche di Pino Rauti e della corrente ordinovista. Il testo usato è quello di "Naufraghi". Non a caso all'arresto per la strage di piazza Fontana, che gli aprì trionfalmente la porta delle Camere dedico poche righe. Perché fu un incidente di percorso sulla base di un'accusa sbagliata e molto probabilmente volutamente falsa
di Ugo Maria Tassinari
 Alla vigilia della strage di piazza Fontana la maggioranza dei dirigenti ordinovisti rientra nel MSI, accettando l’invito di Almirante, rieletto segretario a giugno, alla morte di Michelini. La scelta è motivata con esigenze difensive che impongono una revisione globale della sua posizione nel quadro delle contingenze globali che indicano, senza alcun dubbio, una possibilità di rottura degli equilibri, di estrema pericolosità [...]. Ne consegue che è necessità vitale per la vita futura (prossimo futuro) di ORDINE NUOVO inserirsi dalla finestra nel sistema dal quale eravamo usciti dalla porta, per poter usufruire delle difese che il sistema offre attraverso il parlamento, con tutte le possibili voci propagandistiche che ne derivano [...]. Necessità contingente dunque, assoluta e drammatica.
Per Rauti, che matura bruscamente la decisione, preoccupato dalla durezza dello scontro e dal ruolo giocato da molti suoi militanti nelle manovre degli apparati atlantisti: Una vera avanguardia rivoluzionaria non può stare a guardare, arroccata sulle sue posizioni […] La dispersione delle forze sarebbe un lusso letale […] E quale poteva essere lo strumento di quest’inserimento se non il MSI?
La maggior parte della base rifiuta il ripiegamento proposto e si coagula intorno al carisma di Graziani che con i dirigenti veronesi Elio Massagrande e Roberto Besutti e il toscano Leone Mazzeo, indica in una “lettera aperta ai militanti” [Graziani 1969] una “strategia”, per dare vita a un movimento rivoluzionario al di fuori degli schemi triti e vincolanti dei partiti, una formazione agile, adeguata alle esigenze della situazione politica attuale e strutturata secondo criteri propri delle minoranze rivoluzionarie.
I “continuisti” rivelano la natura mistificatoria del disegno di Rauti:
Camerati, ora che l’operazione del rientro di alcuni dirigenti nazionali e provinciali di ORDINE NUOVO nel MSI è un fatto compiuto, noi che abbiamo avversato questa iniziativa sentiamo la necessità e il dovere di fare conoscere a tutti la nostra posizione
e il nostro programma di azione futura [...]. [Quelli che sono rientrati vedono] come ultima possibilità di azione e di salvezza la necessità di porre ORDINE NUOVO sotto l’ombrello protettivo del MSI [che] garantirebbe una copertura efficace a tutta la nostra azione, evitandoci di essere investiti per primi dalla “terapia” preventiva già annunziata dal ministero degli Interni [...]. Ci siamo sentiti rispondere da Rauti [...] che non è affatto vero che ORDINE NUOVO verrebbe sciolto entrando nel MOVIMENTO SOCIALE; l’organizzazione manterrebbe la sua compattezza e la sua libertà d’azione anche all’interno del partito, mentre all’esterno rimarrebbero comunque aperti dei circoli di ORDINE NUOVO per dare ospitalità a chi non intenderebbe rientrare nel MSI [...]. La proposta di Rauti era questa: formare immediatamente un esecutivo di ORDINE NUOVO composto, praticamente, da dirigenti che rientravano nel MSI e da dirigenti che, invece, continuavano l’azione all’esterno.
Le inchieste giudiziarie confermano che gli ordinovisti rientrati manterranno una notevole autonomia, un proprio circuito di solidarietà per i camerati in difficoltà mentre alcuni quadri saranno protagonisti di due dei più clamorosi episodi della strategia della tensione (la strage di Peteano e il fallito attentato al treno in Liguria). Graziani, a differenza di Rauti, non coltiva illusioni sulle potenzialità rivoluzionarie del MSI: non ha per fine politico l’abbattimento del sistema, ma piuttosto il suo mantenimento e rafforzamento attraverso il correttivo dello Stato forte e autoritario; non è pertanto un movimento rivoluzionario, e non può pretendere di inglobare ON, l’unico movimento politico fautore di strategia globale nazional-rivoluzionaria, strategia espressa in un organico lavoro di rielaborazione delle idee e della dottrina e della scelta dei mezzi di lotta indicati nelle tecniche della guerra rivoluzionaria.
A liquidare le eventuali residue velleità rivoluzionarie di Rauti basteranno poche settimane di galera nell’inverno 1972 per l’inchiesta sulla strage di piazza Fontana. Da allora il leader ordinovista non perderà occasione per prendere le distanze non solo dai progetti eversivi e dalle attività terroristiche ma anche da tutti i tentativi di radicalizzazione politica dei gruppi neofascisti.

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