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Lettere/Pelizzaro: sulla pista palestinese nella strage di Bologna Affatigato è attendibile

Caro Tassinari, 
torno a disturbarti poiché hai pensato di ripubblicare - a distanza di sei anni - un articolo scritto da Vincenzo Vasile e pubblicato su l'Unità il 28 luglio del 2006.
Quell'articolo venne replicato a mo' di fotocopia da Saverio Ferrari sulle pagine di Liberazione lo stesso giorno.
Venne in qualche modo suggerito da Nicola Biondo, uno dei vari consulenti della Commissione Mitrokhin che - dietro ordini ricevuti - ebbe l'incarico di mettere in crisi il lavoro che ebbi modo di svolgere proprio sulla cosiddetta pista palestinese. Un tentativo poi naufragato per evidente pochezza di serietà e consistenza.
Sul rigore "scientifico" del metodo usato da Biondo ho già ampiamente scritto e documentato insieme a Gabriele Paradisi in un articolo pubblicato su LR il 24 ottobre del 2011. Inutile tornare sul desolante tema.
Sull'articolo di Vincenzo Vasile (e quindi su quello scritto da Ferrari), invece, conviene spendere qualche parola:
Vasile, l'allora direttore de l'Unità (Padellaro), Ferrari e l'allora direttore di Liberazione (Sansonetti) sono stati rinviati a giudizio dalla Procura della Repubblica di Roma per diffamazione aggravata e oggi sono imputati nel processo che - proprio in questi giorni - riprenderà la fase dibattimentale.
Inoltre, sull'intervista a Marco Affatigato pubblicata da Area occore tenere presente alcuni particolari:
Se oggi può essere affermato sotto il profilo storiografico che Affatigato collaborò con qualche settore dei servizi americani e con le autorità di polizia francesi questo lo dobbiamo proprio all'intervista (scritta) che mi concesse e che venne pubblicata dal mensile Area nell'ottobre del 1999.
Che nel testo scritto dell'intervista, nella quale Affatigato rispondeva a domande che gli feci pervenire via fax, l'ex ordinovista toscano - proprio nell'ultima domanda generica su Ustica e Bologna (due vicende nelle quali il suo nome venne fatto filtrare per intossicare le indagini) - rivelava che esistevano documenti della Stasi che davano presente a Bologna o Carlos o qualcuno della sua organizzazione il giorno prima dell'attentato nell'ambito di un'azione coordinata con l'FPLP.
Quel brano dell'intervista, la parte finale dell'ultima risposta di Affatigato, proprio perché non ero in grado di confermare o smentire le parole di Affatigato, la tagliai e infatti non fu pubblicata nel testo finale apparso su Area.
Quando fu il momento, ritenni opportuno e doveroso depositare agli atti d'archivio dell'allora Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo e le stragi il testo integrale dell'intervista di Affatigato, così come da lui rivista, corretta e controfirmata in ogni sua pagina e questo al fine di effettuare tutti i riscontri del caso.
Fu proprio sulla scorta di questa informazione (tutta da verificare) che iniziò l'accertamento nell'ambito dei lavori istruttori della Commissione Stragi. E fu così che venne deciso di promuovere rogatoria internazionale presso le autorità francesi per ascoltare Carlos e per acquisire eventuali documenti. Prima di divulgare "verità sensazionali", era necessario, infatti, confermare o smentire quella indicazione per evitare ulteriori manipolazioni della verità.
Nelle more della complicata rogatoria internazionale con la Francia (che era stata calendarizzata ad ottobre del 2000), Carlos si fece intervistare dal Messaggero e in quella occasione - per la prima volta nella storia delle indagini sulla strage di Bologna - il terrorista venezuelano citava la presenza di un compagno in stazione pochi istanti prima dell'esplosione dell'ordigno. Era il 1° marzo del 2000.
Il rapporto giudiziario di oltre duecento pagine del commissario di polizia Michel Guerin della DST (Direction del la Surveillance du Territoire), indirizzato il 3 ottobre del 1995 all'allora giudice istruttore presso il Tribunale della Grande Istanza di Parigi, Jean-Louis Bruguiere, titolare delle istruttorie su Carlos e la sua organizzazione, cita - fra gli altri - proprio il nome di Thomas Kram fra i "membri a pieno titolo" del gruppo Separat provenienti dalle Cellule rivoluzionarie (pag. 31 del rapporto). Il documento è stato poi acquisito dall'Ufficio Stralcio della Commissione Stragi nel 2001 proprio nell'ambito della rogatoria presso le autorità francesi. 
Ci sono voluti poi altri cinque anni per dare un'identità a quella presenza citata da Carlos nella sua intervista e a ricostruire l'intero scenario dell'attentato. Il 25 luglio del 2005, infatti, ritrovavo finalmente il nome di Thomas Kram negli atti di polizia perché presente a Bologna alla vigilia della strage. Tranne qualche evidente sbavatura, l'informazione resa da Affatigato aveva più di un fondo di verità, è stata riscontrata ed è stata utile (se non fondamentale) per scoprire quanto ebbe a scrivere, fra l'altro, nel suo rapporto l'allora direttore della polizia di prevenzione, prefetto Arnaldo La Barbera, alla Digos di Bologna - l'8 marzo 2001 - proprio sulla presenza di Kram a Bologna e sul suo ipotetico ruolo nella meccanica dell'attentato.
Tanto per rispetto della verità
Gian Paolo Pelizzaro

2 commenti:

  1. Allora Pellizzaro CONFERMA chiaramente che la sua intervista ad Affatigato conteneva il riferimento ai documenti Stasi; che ha tagliato il passaggio dalla pubblicazione su Area; e che lo ha rimesso agli atti quando gli è sembrato "opportuno".
    Solo pochi giorni fa, reagendo alla pubblicazione di Senza soste dell'artico "Strage di Bologna, il revisionismo che avanza" (http://senzasoste.it/speciali/strage-di-bologna-il-revisionismo-che-avanza) Pellizzaro ha inviato un'indignatissima SMENTITA a norma di legge(http://www.senzasoste.it/la-vostra-voce/strage-di-bologna-pubblica-smentita )a motivo che l'affermazione di Affatigato non è apparsa su Area. Ciò che si capisce dalla smentita pubblicata da senzasoste è che Affatigato non fece riferimento ai documenti Stasi.
    Questo è davvero il gioco delle tre carte, ma fatto con la verità. Hop! carta-che-vince carta-che-perde, dov'è l'intervista completa, qui? sbagliato, ti denuncio!
    Non è proprio serio, così facendo Pellizzaro si squalifica da solo.
    E per andare alle ragioni del taglio: Pellizzaro sostiene che lo fece "perché non ero in grado di confermare o smentire le parole di Affatigato". Da quando in qua un intervistatore deve confermare o smentire ciò che raccoglie dall'intervistato? (Dobbiamo altrimenti presumere che egli confermi personalemente tutto il contenuto delle dichiarazioni dei suoi intervistati?)
    Lui insiste: "Prima di divulgare "verità sensazionali", era necessario, infatti, confermare o smentire quella indicazione per evitare ulteriori manipolazioni della verità." La verità sensazionale era l'esistenza di documenti Stasi su Carlos e Bologna? Perché questo era il contenuto dell'intervista auto-censurata. Abbiamo capito bene, non è Affatigato che dice 'a Bologna c'era Carlos coi suoi', lui dice 'ci sono documenti Stasi che dicono questo, perché non si indaga?'. La domanda che anche al più scalcagnato giornalista sarebbe sorta spontanea: come lo sa, Affatigato, dei documenti Stasi? Egli ha lavorato per diversi servizi segreti, specialisti di depistaggi e impistaggi, da quale fonte ha questa informazione?
    Pellizzaro, che si ritiene detentore e guardiano delle 'verità sensazionali', può nascondere e far riapparire dichiarazioni e fonti come gli garba, difendendo il suo operato a suon di denunzie e smentite.

    Il fatto è che verità e sensazione fanno a cazzotti; qui sì, occorre scegliere da che parte stare.
    I vedovi della Mithrokin, con variegato accompagnamento, hanno scelto la 'sensazione': la strage di Bologna cambia colore, non sono stati i neri ma i rossi. Diventano cosi certezze acquisite quantità di ipotesi e di elementi non provati, a cominciare dalla presenza di Christa Fröhlich a Bologna.
    Chi cerca la verità, lavora coi dubbi, non può fare altrimenti che interrogarsi, a cominciare dagli aspetti che più gli sono consoni e gli sembrano appropriati.
    Giampaolo Certezza Pellizzaro, pur non avendo dubbi di sorta, potrebbe infine rendere servizio al pubblico e mettere a disposizione la famigerata intervista, si risparmierebbe tante rettifiche a norma di legge e denuncie penali. Salvo che non sia proprio questo ciò che gli serve per mantenere la propria visibilità.

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  2. A onor del vero anche a me è capitato di non pubblicare "notizie sensazionali" perché non verificabili. In un caso l'ho raccontato qui: Zani che mi fa il nome dell'autore della strage di Brescia.
    Una prudenza che trovo corretta.

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