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#Palladino alla sbarra: restituitemi la #libertà

(OMNIROMA) - «Ho trascorso 23 giorni in carcere dopo essere stato arrestato all'aeroporto di Fiumicino rientrato da una missione umanitaria. Una operazione che ha visto impegnati circa 20 agenti, manco fossi un narcotrafficante. Da 4 mesi sono ai domiciliari perché accusato di aver aggredito, da solo, ben 5 persone. Oggi chiedo al giudice di poter tornare ad un regime cautelare più leggero». Cosi Alberto Palladino parlando davanti al giudice nel corso della prima udienza che lo vede sul banco degli imputati perché accusato dell'aggressione a quattro esponenti del movimento giovanile del Partito Democratico, avvenuta la notte del 3 novembre scorso nella zona di Prati Fiscali in Roma. L'udienza si è tenuta in un'aula gremita di militanti sia di sinistra che di destra e il giudice si pronuncerà sulla richiesta, formalizzata dal difensore Domenico Di Tullio, entro la prossima udienza. Il pm Francesco Minisci ha dato parere negativo. Nel corso della prossima udienza, prevista per l'otto maggio, testimonieranno i quattro aggrediti (Luca Paolo Marchionne, Tommaso Scrivano, Giuseppe Liverotti, Luca Quartu e Lorenzo Agostani) tutti rappresentati dagli avvocati Luca Petrucci e Cristina Michetelli. 
In aula presenti anche alcuni rappresentati del Pd tra cui il segretario romano, Marco Miccoli. «Siamo qui per ribadire la nostra solidarietà ai ragazzi aggrediti - ha affermato - che hanno avuto il coraggio di denunciare quanto subito. Intorno a questo processo c'è un brutto clima e quindi chiediamo che l'attenzione resti alta affinché i giudici possano lavorare in piena serenità». Nell'ambito di questa vicenda Palladino fu arrestato il 30 novembre. Al dirigente di CasaPound Italia in IV Municipio sono contestate le lesioni personali aggravate, violenza privata e porto d'arma impropria. Secondo l'accusa Palladino «per futili motivi, in concorso e riunito con altri soggetti in numero compreso tra dieci e quindici, molti dei quali travisati in volto con caschi e sciarpe - si legge nel capo d'imputazione - utilizzando bastoni di legno e mazze di metallo» avrebbe «ripetutamente» colpito in varie parti del corpo quattro appartenenti del movimento politico «Giovani Democratici» costringendoli ad interrompere l'affissione di «alcuni volantini di denuncia sociale, profferendo contestualmente la frase 'uccidiamo questi comunisti di merda'». Il tutto con l'aggravante di aver commesso il fatto «in numero superiore a cinque, con armi, per futili motivi e in orario notturno, così profittando delle circostanze di tempo tali da ostacolare la pubblica e privata difesa».

3 commenti:

  1. Questo è uno dei casi in cui si puo' benissimo parlare di accanimento giudiziario vergognoso verso un ragazzo che sulla base delle sole dichiarazioni di un avversario politico viene tenuto in stato da arresto da prima di Natale per una rissa politica.Penso sia un caso piu' unico che raro .E' roba da Corte di Giustizia dell'Aja ....

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  2. La delazione come valore....che schifo.

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