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5 marzo: il giorno che Francesca Mambro rischiò di morire due volte

(umt) Cade oggi il trentesimo anniversario del ferimento e dell'arresto di Francesca Mambro. Ne abbiamo parlato nelle scorse settimane, a proposito dell'improvvido video dedicato alla morte di Alessandro Caravillani, lo studente ucciso dal rimbalzo di una pallottola nella sparatoria di piazza Irnerio (e invece il corto è costruito sulle prime notizie di cronaca, incurante degli esiti delle perizie balistiche e del processo). Episodio ben noto alle cronache. Meno note, ed è quindi il caso di ricordarlo, nel vivido racconto della protagonista, le circostanze in cui la Mambro rischiò di essere uccisa dal "fuoco amico", con la bonaria intenzione di sottrarla alle temute torture. Così le ho riportate nella 1a edizione di Fascisteria.


Anni dopo, Francesca racconterà a un giornalista che quel giorno avrebbe voluto lasciarsi morire. Ma non è andata proprio così. Gli ultimi disperati dei NAR avevano stretto un estremo patto di morte: non si sarebbe permesso a nessun ferito grave di cadere nelle mani degli sbirri, condannandolo a una vita in carcere e mettendo in pericolo la latitanza dei superstiti. Ci avrebbero pensato gli stessi camerati, con un fraterno colpo di grazia, a risparmiare torture o confessioni estorte con il Penthotal, di cui temevano l'uso al posto delle cure mediche. Francesca chiede di essere salvata, qualcuno, lo stesso che le aveva procurato un medico quando ne aveva avuto bisogno e che aveva tentato di sequestrare un chirurgo amico di famiglia, sperando fosse possibile un'operazione chirurgica, impossibile, «sul campo», pone il problema di consegnare un militante con diversi ergastoli sulle spalle. Ma interviene Vale, secco: «Non se ne parla proprio». Insieme a Roberto Nistri porterà Francesca nelle vicinanze dell'ospedale romano San Filippo Neri, sul Lungotevere. Con una telefonata ai giornali e una al suo avvocato verranno evitati sempre possibili, in certe situazioni,«suicidi» di Stato. E la storia - rimossa o occultata che fosse stata in precedenza - ritorna, raccontata da Francesca, nel drammatico epistolario con Anna Laura Braghetti, scritto per un libro, in cui la Mambro, impegnata nella battaglia finale per evitare la condanna per lastrage di Bologna, si apre in uno sforzo di totale sincerità, violentando la sua naturale ritrosia: «Uno, che non era mio amico, invece di portarmi in ospedale voleva tirarmi un colpo in testa perché si dice che sotto anestesia si può parlare e si preoccupava di tornare a casa e dormire tranquillo. [...]. Giorgio e gli altri si sono sentiti all'istante adulti. E spaventati l'hanno zittito [...]. Nemmeno per loro, che erano costretti a lasciarmi davanti all'ospedale, sembrava avere più senso quello che stava accadendo [...]. Fa più paura la morte degli altri che la tua. Il giovane medico che mi visita nel garage conferma che si tratta di una questione di tempo [...]. Giorgio si aggirava intorno alla macchina disperato, provava a proteggermi ancora cercando una via d'uscita che non c'era, come non c'erano i posti per dormire perché nessuno si sarebbe sognato di nasconderci [...]. In un momento in cui riprendo conoscenza Giorgio mi chiede cosa voglio fare [...]. Gli rispondo che potrei morire. E perdo di nuovo conoscenza. Prima che arrivino gli infermieri mi ha tolto tutto dalla borsetta lasciando solo il documento falso: 'Fino all'ultimo avranno il dubbio se sei davvero tu [...] io resterò qui vicino e non gli permetterò di spararti in testa'. Gli chiedo di non piangere e per favore di non farsi ammazzare. Gli voglio bene e se morisse anche lui non lo sopporterei [...]. Sento per l'ultima volta chiamarmi Chiara mentre mi accarezza e mi copre con la giacca. Riapro gli occhi svegliata adesso da un dolore lancinante alla pancia e allagamba. Mi stanno togliendo dalla macchina e io voglio già tornare indietro perché so che adesso sarò davvero sola. Però Valerio mi aspetta». 

1 commento:

  1. Onore a Francesca, che s'è fatta anni e anni di galera senza uccidere nessuno ma prendendosi coraggiosamente e lealmente le responsabilità di quella stagione di sangue.
    Approfitto per ricordare Franco Anselmi, ucciso il 6/3/78 alle spalle da centofanti.
    FRANCO ANSELMI PRESENTE!!!

    Massimo Raffanini

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