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Anche per Alleanza nazionale c'è un buco nel tesoretto: 26 milioni di euro

di Giuseppe Parente
Dalla Fondazione denominata Alleanza Nazionale nata in seguito allo scio-glimento con relativa confluenza del partito erede della tradizione missina nel Pdl sono spariti 26 milioni di euro. Ventisei milioni di euro. Il doppio esatto del “malloppo che il senatore Luigi Lusi avrebbe distratto dai conti della defunta formazione politica de la Margherita, confluita nel Partito democratico e rimasta in vita come fondazione.
A tanto ammonterebbe la cifra che sarebbe scomparsa dai conti della fondazione Alleanza Nazionale, nata dopo lo scioglimento del partito guidato dal segretario Gianfranco Fini che doveva gestirne fondi e proprietà.
Allo stato attuale tra pezze d’appoggio mancanti, immobili dati in comodato gratuito ai giovani del popolo delle libertà ed un prestito di ben 4 milioni di euro elargito al principale partito del centro destra italiano, approvato nel luglio 2011 dai garanti che si andava ad aggiungere al milione di euro già dato a fondo perduto per le ultimi elezioni regionali.
La storia parte da molto lontano. Precisamente dal marzo del 2009, periodo successivo al congresso nazionale quando An decise per il 2011 di trasformare il partito in fondazione che ne ha assunto sia l’emblema che la denominazione. A questa fondazione, competono tutti i diritti propri di An e a essa vennero anche assegnate le risorse materiali costituite da beni mobili ed immobili direttamente o indirettamente posseduti, comprese anche le partecipazioni in società e tutti i crediti verso soggetti pubblici e privati. Fu costituito un comitato di gestione che avrebbero dovuto operare seguendo le indicazione di un altro organo, il comitato dei garanti. I due comitati si insediarono il primo aprile del 2009 ma immediatamente scoppiò la guerra tra gli ex colonnelli di An ed i fedelissimi del presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini. Una guerra combattuta senza esclusioni di colpi, durata per mesi e caratterizzata dallo scandalo alimentato dai giornali filo berlusconiani Libero ed il Giornale sulla casa di Montecarlo. I finiani confluiti in Futuro e libertà e rimasti ancora oggi fedeli al presidente della Camera sono passati al contrattacco.
Il tribunale di Roma, dopo l’esposto del futurista Consolo, e su istanza dei deputati Buonfiglio e Raisa, ha deciso di nominare i commissari liquidatori dell’ex partito di via della Scrofa. Una scelta ritenuta necessaria anche alla luce delle ispezioni sulle modalità con cui il comitato di gestione del patrimonio della fondazione Alleanza Nazionale aveva proceduto alla liquidazione giudicate non in linea con il mandato congressuale. Alla liquidazione del patrimonio della fondazione Alleanza nazionale provvederanno due professionisti indicati dal tribunale.

1 commento:

  1. Oltretutto An era un semplice partito da solo, la Margherita un insieme di tre o quattro partiti (il fulcro era rappresentato dai Popolari, poi c'era Dini e L' Asinello di Dipietro e Parisi, piu' altri partiti minori di centro). Comunque resta da spiegarsi come mai da un solo partito sia sparito il doppio dei dindini di quello di una coalizione di almeno trePartiti!!..........E resterebbe da spiegarsi come mai i vari Matteoli, La Russa (cooordinatore nazionale fino al 2007) e tutti gli altri ex finiani di ferro adesso facciano finta di NON averlo mai conosciuto. Fini e' un traditore, cinico, baro e per nulla furbo, ma gli altri che adesso stanno tutti nel PDL sono solo delle figure di comparsa che hanno sempre usato la politica unicamente per tornaconto personale. Questo era la classe politica giovanile del MSI negli anni settanta, tranne qualche rarissima eccezione (vedasi Marco Tarchi)
    Tutto qui, non ci vuole molto da aggiungere.


    Ago

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