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Speciale Acca Larentia/14. Il Secolo sulla targa: parlano Giuli, Sansonetti, Giralucci, Cazzullo,Tassinari

dal Secolo d'Italia
di Adriano Scianca 
Si può avere pacificazione senza verità? Il dialogo passa necessariamente attraverso la diluizione delle rispettive identità? La parola “comunista” associata alla violenza e al lutto è ancora un tabù? E perché la verità da edulcorare sta solo da una parte? Sono queste le domande a cui ci sarebbe piaciuto si fosse risposto nel surreale dibattito relativo alla nuova targa di Acca Larenzia, che per la prima volta cita esplicitamente la matrice politica degli uccisori del 7 gennaio 1978. E invece pare che la polemica spicciola debba sempre prevalere sulla riflessione schietta e profonda. Proviamoci noi, allora, a vedere chiaro in quello spaccato oscuro sugli anni di piombo che ha per nome “Acca Larenzia”. Per lo studioso delle destre radicali Ugo Maria Tassinari, per esempio, ci sono almeno tre riflessioni da fare sull’argomento: «La prima – dice – è che se in quegli anni si sparava accadeva per colpa dell’odio. Negare dignità a questo sentimento è fare strame della realtà. Il secondo punto riguarda un’assurdità che ho scoperto in questi giorni: Stefano Recchioni, ucciso ad Acca Larenzia da un capitano dei carabinieri, è a tutti gli effetti considerato dallo Stato “vittima del terrorismo” quando il suo uccisore fu assolto per quella morte, il che fa dell’Italia un vero paese di Pulcinella. Questo che vuol dire, che il capitano Sivori è da considerarsi un terrorista? O forse che chi ha considerato Recchioni “vittima del terrorismo”, semplicemente, non sapeva di che stava parlando? Terzo elemento: l’Italia ha bisogno di pacificazione e di farla finita con le logiche da guerra civile. Quella targa mi sembra che esprima ancora una volontà di rottura che dobbiamo invece metterci alle spalle».

Favorevole a parlar chiaro, ma in termini meno livorosi, è invece il vicedirettore del Foglio Alessandro Giuli, per il quale «la chiarezza serve sempre. Ma sarebbe bene che nelle targhe ci fosse verità, non sentimento. Mi piacerebbe che nella lapide di Acca Larenzia ci fosse scritto: “Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, uccisi da un commando brigatista; Stefano Recchioni, ucciso da un esponente delle forze dell’ordine”. In queste cose bisogna essere essenziali, tacitiani. La parola “odio”, invece, non dovrebbe mai apparire in una targa commemorativa. L’emotività ha un senso, ma deve restare nei cuori di chi ricorda, con tutti i riti del caso». Quanto alle targhe che parlano di generiche “vittime della violenza politica” senza affrontare i perché di certe tragedie, gettando sopra quelle morti una nebbia di confusione, Giuli ha le idee chiare: «È il segno di una cattiva coscienza. La verità va sempre scritta, non è facendo finta di nulla che potremo andare avanti. Altro discorso è il perdersi in baruffe toponomastiche inutili. Una “Via Almirante” non serve a nessuno ed esprime semplicemente una sudditanza psicologica rispetto alle amministrazioni di segno opposto. Qui c’è da salvare Roma dal Medioevo prossimo venturo, altro che queste puttanate...». Ostili agli estremismi, ma in modo bipartisan, è invece il giornalista del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo: «Credo – spiega – che la chiarezza sia necessaria, per me l’anticomunismo è un valore tanto quanto l’antifascismo perché considero il comunismo un pericolo come il fascismo. Sono valori come l’aria e l’acqua: non è il caso di ribadirli continuamente, ma quando mancano ci accorgiamo della loro indispensabilità». Insomma, spiega l’editorialista del Corriere, la parola “comunismo” non deve essere un tabù: «Parliamoci chiaro: il terrorismo nasce da un ramo, per quanto eretico e impazzito, del comunismo italiano. Non possiamo chiudere gli occhi rispetto a questa evidenza. A un certo punto si affaccia sulla scena una generazione di giovani che rinfaccia al Pci il tradimento del comunismo e afferma di voler fare la rivoluzione sul serio. Ma per comprendere queste dinamiche non possiamo non valutare criticamente una certa doppiezza del principale partito comunista d’Occidente. Per tutti questi motivi credo che parlare di “odio comunista” nella targa di Acca Larenzia sia più che legittimo». Chi queste tematiche le conosce bene, e non certo per averle lette sui libri, è Silvia Giralucci, giornalista e scrittrice, nonché figlia di una delle prime vittime delle Brigate Rosse: «Ci sono due tipi di considerazioni – dice –: Innanzitutto io trovo sbagliato che le vittime dell’odio politico vengano utilizzate come bandiere in nome di una certa identità. E in particolare credo che sia stato poco rispettoso verso i tre ragazzi morti ad Acca Larenzia dividere il ricordo in tante cerimonie separate. In secondo luogo, vorrei ricordare che ho personalmente vissuto una problematica simile. Quando nel 1991 ci fu la sentenza definitiva sull’omicidio di mio padre chiesi al comune di Padova che nella lapide commemorativa fosse scritto: “Uccisi barbaramente dalle Brigate Rosse”. E il sindaco mi rispose proprio che una simile targa avrebbe rinfocolato l’odio». Insomma, la storia si ripete. Anche se la figlia di Graziano Giralucci pone un’importante precisazione lessicale: «“Odio comunista” è un concetto troppo ampio: le Br si firmavano con questa sigla, è giusto nominarle esplicitamente, mentre non tutti i comunisti dell’epoca hanno gioito per quelle morti. Non è la stessa cosa. In generale, comunque, credo che occorra rispettare tutti i morti di quella stagione. A Padova, dopo tanta fatica, ci siamo quasi arrivati, con commemorazioni ufficiali a cui partecipa anche il sindaco, che pure è di estrazione comunista. È giusto così. Se poi, come accade qui, c’è anche una fiaccolata che fa riferimento a una data area politica io lo comprendo e lo capisco. A patto che serva per unire e non per dividere». A Piero Sansonetti, invece, la nuova lapide non piace proprio: «Per me quella targa è faziosa. Che gli assassini fossero comunisti non c’è dubbio. Ma l’aggettivo “comunista” include anche una parte importante del popolo italiano che non può essere ritenuta responsabile di quella tragedia. Naturalmente esiste anche l’esatto opposto, ovvero le targhe che fanno riferimento alle vittime dei “fascisti”, cosa egualmente sbagliata...». Insomma, per il direttore de Gli Altri era meglio lasciare le cose come stavano: «La precedente targa, che parlava di libertà e di un’Italia migliore, mi sembrava più adatta. Io all’epoca ero sulla sponda opposta, ma oggi penso che i tre giovani di Acca Larenzia volessero esattamente questo: libertà e un’Italia migliore. Detto questo, vorrei anche aggiungere una cosa: la richiesta dell’Anpi di vietare la manifestazione è stata semplicemente demenziale».

9 commenti:

  1. Tra tutte le posizioni espresse quella di Sansonetti mi sembra quella piu' seria ed autorevole. CHi esprime i soliti concetti demenziali e retrogadi e' il liberaldemocratico Aldo Cazzullo. Cosa vuol dire antifascismo e anticomunismo come valori???....Ma dove vive??.....Le mie idee sono arcinote ma sono ben lungi dal considerare l'anticomunismo OGGI un valore dato che di fatto (tranne rarissime eccezioni) e' crollato ed imploso su stesso. E poi Cuba e' comunista o piuttosto un Socialismo Nazionale con alcuni tratti ( una buon parte, non tutti, lo so benissimo, tranquilli.....!)) anche rispettabili e degni di nota?? E allora perche' no invece antiliberalcapitalista dato che ad oggi e' proprio questa la peggiore ideologia nemica dell'Uomo??...Ma Cazzullo lo sa o blatera banalita' e amenita' varie, oltre che le solite frasi fatte ??. Oggi ripeto da Nazionalpopolare il comunismo non e' piu' rischio attuale, ma il nostro non lo vuole capire. Strano perche' lo stesso "personaggio" ( vorrei dire altro , ma rischio di passare per volgare ed offensivo e non essendolo evito) e' lo stesso che poi scrive un libro quale Viva L'italia in cui minimizza se non proprio giustifica dei crimini orrendi e bestiali compiuti a guerra finita e passa in secondo piano degli eccidi quale quello dei fratelli Govoni in cui fu interamente sterminata una famiglia intera a colpi di bastone e poi strangolati ( compreso una donna che allattava)...... ) e di cui solo uno dei componenti la stessa era stato nella Rsi (tra l'altro completamente immune di colpe per episodi di sangue compiuti prima). Invece che fa il nostro??. Parla di "valori" nel definire gli anti e banalizza gli eccidi piu' mostrosuosi compiuti a guerra finita contro inermi.
    La cosa molto grave e' che proprio questi soggetti purtroppo nell'Italia "democratica di oggi salgono alla ribalta degli onori e della cronaca.
    Povera Italia allora o per dirla alla Franco Battiato Povera Patria.


    Ago

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  2. Per me, che quegli anni li ho vissuti, i tre martiri fascisti sono vittima dell'antifascismo.
    L'antifascismo del regime che utilizzava indistintamente le forze dell'ordine e gli assassini rossi.
    La demenzialità (e criminalità) dell'Anpi non è altro che la conferma dell'odio antifascista.
    I fascisti, invece, non odiano, ma combattono l'antifascismo che, come spesso dico, esisteva prima del fascismo.
    Nietzsche:Roma contro Giudea, Giudea contro Roma.

    L'antifascismo è sempre stato la Giudea, il fascismo è una variante di Roma.
    Sulle pareti di Acca Larentia non a caso ci sono soladti e simboli ROMANI.
    I comunisti cosa c'entrano contro Roma?
    Sono solo assassini prezzolati.
    I nemici sono sempre stati altri, da ca. 3000 anni...
    Luciano

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  3. Riecco, nelle parole di Giuli la definizione di "commando brigatista".
    Ormai è un riflesso condizionato, un pò come la storia della Magliana "holding del crimine".
    Cazzate sia nel primo che nel secondo caso - ed Ugo lo ha detto tante volte - ma ormai così entrate nel sentire comune ( ed in quanto tale del tutto superficiale) da sembrare verità scolpite nella roccia.
    Peccato però che così non si farà mai la minima chiarezza nè su Acca Larenzia nè su niente altro.

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  4. Ad Alessandro Giuli direi che scrivere le cose essenziali nel caso di Acca Larentia sarebbe stato comunque limitativo e fuorviante. Intanto dire "commando brigatista" se proprio si vuole essere precisi ed essenziali non va bene, bisognerebbe scrivere allora la sigla precisa ammesso che si sappia l'identità del gruppo politico che effettuò l'assalto e l'aggressione. In secondo luogo anche dire "ucciso da un esponente delle forze dell'ordine" non significa granchè, visto che non si riporta quello che era il clima e le responsabilità che le cosiddette forze dell'ordine avevano all'epoca nel perseguitare i neofascisti. Io avrei scritto odio antifascista piuttosto che comunista, perchè è stato quello il vero responsabile di quelle morti così come ancora oggi, se pur in un contesto profondamente diverso, è responsabile nel creare ancora inutili divisioni e violenze.
    Per quanto riguarda invece "servi di stato" è una definizione che va benissimo!

    Filippo

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  5. tassinari hai lisciato l anniversario di giaquinto

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  6. Se è per questo ho lisciato anche Perucci (6 gennaio) e Cecchetti (sempre 10 gennaio) e l'oprzione terrore sui treni. Non è che si può fare un post per ogni ricorrenza se non si ha nulla di particolare da dire ...

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  7. per giaquinto ci sono interessanti dichiarazioni di alemanno all inaugurazione della targa mi pare

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  8. Hai ragione ma torto. Nel senso che le dichiarazioni sono molto interessanti ma Giaquinto è solo un pretesto. In realtà sia la targa sia le battute con la stampa del sindaco si inseriscono perfettamente nella polemica di questi giorni intorno ad acca larentia. E domani sicuramente ci scriverò sopra. Grazie per la segnalazione...
    PS: Mi dovrò decidere a inserire nella rassegna web il Messaggero...

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