Header Ads


Il professore "nazista", uno studio su Hegel e la prefazione di Remo Bodei 2a edizione


(umt) A Remo Bodei in queste ore staranno fischiando le orecchie. In molti a destra si sono indignati contro la giusta cagnara scatenata da Gad Lerner che, per ricostruire i reseaux culturali dello stragista di Firenze, ha denunciato il legame di Casseri con Gianfranco de Turris, il presidente della Fondazione Evola, autore di un paio di prefazioni a suoi libri. Ora scopriamo che la prefazione al saggio "Hegel critico dell'autoritarismo" pubblicato da Renato Pallavidini (Arnaud 1993) è opera del grande filosofo, già titolare di cattedra alla Normale di Pisa e oggi docente all'UCLA in California, grande esperto (forse il massimo italiano) dell'idealismo classico tedesco. Perché quello che appare, a leggere i suoi deliri su Facebook denunciati con opportuno clamore da Marco Pasqua, uno psicopatico nazista, ha un curriculum di tutto rispetto, a differenza del geniale autodidatta Casseri, con un'attività pluridecennale di studio dedicata a Hegel e a Rousseau. Con una  differenza fondamentale sul piano soggettivo: che Casseri è sempre stato fascista mentre Pallavidini - che ha già ricevuto oggi un avviso di garanzia  per istigazione all'odio razziale -  è stato un rifondatore comunista della prima ora e per alcuni anni ha avuto la tessera del Prc.
E vediamolo questo curriculum: il "professore nazista" si laurea in filosofia teoretica, all’Università di Torino, il 10 marzo 1981, con una tesi su “Filosofia e società borghese nel giovane Hegel” con 110 lode e dignità di stampa. Si perfeziona in filosofia e pedagogia, sempre all’Università di Torino, con una tesi su “Individualità e totalità nel sistema hegeliano” con 70 e lode.  Dal  1982 collabora, con articoli e recensioni, alla rivista “Filosofia” fondata da Augusto Guzzo. Vince il concorso nelle scuole superiori  nel 1985 (il primo dopo dieci anni e quindi con una concorrenza spietata). Fra gli anni universitari e il 1991, ha orientato le sue ricerche alla filosofia giovanile di Hegel, in un quadro sinottico che ricomprende l’intera Cultura Classica Tedesca degli anni ’90, Rousseau  e l’impatto della Rivoluzione francese sull’ambiente intellettuale della Germania dell’epoca. Il lavoro è stato seguito da  Remo Bodei e da Massimo Mori, tanto che il saggio "Hegel critico dell’autoritarismo. Il confronto critico con la Rivoluzione francese alle origini dei modelli teorici del giovane Hegel" ha avuto, appunto, la prefazione di Remo Bodei.
Fra il 1993 e il 1998, Pallavidini ha svolto uno studio analitico e preciso dei rapporti fra “estetica” del “sentimento” e teoria politica nella filosofia di J.J. Rousseau , ricostruzione analitica delle origini dell’ “estetica” del “sentimento nelle culture filosofiche e letterarie francesi e britanniche fra '500 e '700 , nel contesto di una più generale riflessione su caratteri, problemi e contraddizioni della “modernità” liberale e capitalista, dalla quale ha tratto origini un saggio a quattro mani con Francesco Ingravalle, che è ricercatore di Storia delle Istituzioni politiche all'Università del Piemonte orientale e saggista di punta delle edizioni di Ar:  "Il busto di Giano. Per una reinterpretazione critica della modernità" (Noctua, Torino 1999). L'insieme di questi studi sono stati  riuniti, nel 2005, nel testo, edito dalla libreria universitaria stampatori di Torino, introdotto da. Preve e prefatto da Pinottini, "La comunità ritrovata. Rousseau critico della modernità illuminista".
Pallavidini ha poi svolto lavoro didattico, fra il 1999 e il 2001, presso il dipartimento di filosofia della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino, grazie a una borsa di studio post-laurea. A ulteriore coronamento degli studi svoltiha pubblicato il testo "La Filosofia Classica Tedesca. Gli Autori. I Testi. La Critica", sempre da  Noctua, con intenti sia scientifici sia didattici. Delle due edizioni la prima è del 1999, interamente rivista, corredata da ampie note critiche,  introdotta da Costanzo Preve, nel 2004. 
Fra il 1993 e il 2001 ha anche partecipato, senza fortuna, a numerosi concorsi universitari in tutta Italia. 
Mi viene facile pensare che la frustrazione accumulata per i mancati riconoscimenti accademici e lo stress per la vicenda disciplinare legata all'accusa infondata di aver propagandato idee negazioniste in classe (il procedimento si è concluso con l'annullamento di tutte le sanzioni) abbiano finito con lo scatenarne la paranoia. Resta comunque il dramma umano di uno studioso di qualità partito per la tangente sia pure, in questo caso fortunatamente, solo sul piano verbale. E la consapevolezza che certe idee continuano ad attecchire in ambienti insospettati e insospettabili

23 commenti:

  1. Puntuale (o quasi, qualche buco c'è) della bio-bibliografia di Renato Pallavidini. Manca, tra l'altro, la notizia che è tra i fondatori di *Rifondazione comunista*, strettissimi i suoi rapporti con Cossuta. Da rifondazione se ne è uscito (mi pare di ricordare) in polemica con la linea Bertinotti. Peccato che Lerner è in vacanza, altrimenti sono certo che preso dalla fregola avrebbe invitato Pallavidini per cercare di demonizzarlo impastandolo dentro il cliché del perfetto nazista. Ma cammin facendo sarebbero uscite perle come quella di cui sopra e allora sarebeb stato veramente impagabile.

    RispondiElimina
  2. Maurizio, ti consiglio di rileggere le righe 10, 11, 12...

    RispondiElimina
  3. Spero che chi entra qui, dopo aver seguito attentamente il video posto in testa all'intervento di UMT, una volta finito clicchi sugli altri video che compaiono in icona. Potrà così bearsi degli altri interventi, come quello di Moffa...
    Tutto materiale per un buon studio...

    RispondiElimina
  4. Sì, UMT, le avevo rimosse. Perché dopo aver letto il tuo intervento, mi sono perso nel riascoltare/vedere i video.
    In ogni caso non era un semplice iscritto, e con Cossutta non si limitava a bere il caffè. In quegli anni, quando cioè Renato Pallavidini era iscritto a rifondazione e frequentava Cossutta, la mi a frequentazione con lui era in atto. E quindi ho in memoria le sue posizioni e le sue idee. Segnalo questo non certo per dire: "Pallavidini è comunista e non nazista", ma per dire ai giornalisti incontinenti e dalla notizia *jettata con precocità* di usare qualche precauzione, per esempio di mettere il preservativo al cervello per evitare gravi infezioni mediatiche.

    RispondiElimina
  5. e non hA AMMAZZATO NESSUNO


    LA DIFFERENZA

    RispondiElimina
  6. non mi spiego perche' in blogroll abbia un sito come quello di carancini. che scrive su olotruffa, non devo spiegare che "sito" sia vero?
    cazzo e' la stessa gente che arma maniaci come quello di Firenze ( a dire il vero lui non e' che ne avesse tanto bisogno di consigli su come diventare coglioni in un ora)
    per cui
    che ci fa in blog roll? gli e' simpatico? uno che pubblica mattogno (altro fenomeno), irving, insomma, la feccia della feccia. abbia pieta' dei deboli di cuore.

    RispondiElimina
  7. E' semplicissimo: perché pubblica materiali interessanti ed è una persona garbata. E perché se ammettessi la sua logica finirei col dare ragione con quanti invocano diverse forme di interdetto nei miei confronti perché accetto il dibattito cn i fascisti.
    Comunque se è debole di cuore perché stressarsi con letture così angosciose (comprese le mie)?

    RispondiElimina
  8. Chi lo dice che questo qui è nazista? Un comunista non può negare l'olocausto o odiare negri e ebrei?

    RispondiElimina
  9. A titolo di curiosità: http://www.tre-no.it/professore-torino-pallavidini-negazionista.html

    RispondiElimina
  10. Beh, Martinez, mentre ora una ex studentessa scrive le altre latitano. Mi domando solo se quella che ha scritto è anche una di quelle che ha avuto rapporti molto ravvicinati con il professore o sia tra le respinte... Il mondo resta bello perché è vario.

    RispondiElimina
  11. Uno dei guai della destra radicale è essere piena di presunti "geni autodidatti". Il fatto di aver subito ostracismo da parte dei canali ufficiali della cultura ha portato ad un tana libera tutti la cui pprima vittima è stata la qualità della riflessione. Se un'analisi non bucava perchè oggettivamente di poco valore subito si profilava lo spettro della censura.
    Il Conte.

    RispondiElimina
  12. Caro Conte, la tua obiezione è qui impertinente. Pallavidini non è esponente della destra radicale ma piuttosto della sinistra stalinista. Resta sicura la frustrazione del genio incompreso che sbrocca...

    RispondiElimina
  13. A dire il vero mi riferivo più a Casseri e simili. Su Pallavidini si può solo dire che sia uno studioso di tutto rispetto che evidentemente padroneggia male i s.n.
    Il Conte

    RispondiElimina
  14. scusi sa, ma passare per scemo non e' il mio passatempo.
    cosa ci sarebbe di garbato ne "il mito dello sterminio ebraico" di mattogno? spero sia in vena di scherzi. insomma, come gli sbirri buoni e con famiglia da sfamare, esistono anche i fascisti "garbati", me la ero persa. io chiamo gatto un gatto. forse lei lo chiama animale da compagnia.e la differenza e' sicuramente di sostanza. ma rimane gatto.
    un fascista, per quanto bello e lucido il pelo possa avere, resta pur sempre un fascista.
    piu' che un giro di parole mi sarei aspettato una risposta decente
    firenze e' sempre dietro l'angolo. continui a dar la mano ai fasci, prima o poi la puzza di merda la investira'.

    RispondiElimina
  15. Carancini non è un fascista. Come non lo era Pallavidini.
    Lei non è scemo, e non faccia il furbo. Io ho detto - rispondendo a sua domanda specifica - perché linko Carancini e lei mi sposta il giudizio espresso su una persona sui testi di un altro autore. E' un metodo profondamente scorretto.
    Perché è ora di finirla con questa mistificazione che uguaglia fascismo e revisionismo storico. Perché oggi posizioni negazioniste (che non mi appartengono assolutamente e io sfido chiunque a dimostrare il contrario) sono tracimate anche a sinistra: come dimostra, appunto, il caso di Pallavidini che, come Moffa, è stato per anni iscritto a Rifondazione.

    RispondiElimina
  16. Io no se Mattogno è il “matto” che suppone altro Anonimo (è meglio conservare l’anonimato in questa pericolossima materia), ma un’opera quale che sia la si discute, la si dibatte, la si confuta... Nel 2012 non dovrebbe esistere l’Indice dei libri proibiti. Io so che nella sola Germania sono migliaia e migliaia le persone che vanno in galera anche soltanto se si azzardano a prestare un libro proibito perché lo si legga... Io mi preoccuperei non di Mattogno, ma del fatto che i libri di Mattogno non possano essere letti e discussi se non a rischio di finire in galera, certamente in Germania. E per ritornare a Pallavidini si vorrebbe anche in Italia creando periodicamente “mostri”, per poi giustificare una legge contro i “mostri”... L’operazione in atto mi sembra evidente. Se Pallavidini è come qui si dice uno “stalinista”, o simile, veramente mi riesce inverosimile la creazione fantastica di Pasqua, che ci presenta uno "stalinista" che colloca in un suo spazio privato la foto di un “nazista” (Hess o Hilter) e minaccia una strage di ebrei in sinagoga se qualcuno gli leva quella foto... Io non mi ci raccapezzo, forse qualcun altro in questo dotto blog, ci capisce qualcosa e io gli sarei grato di un chiarimento.

    RispondiElimina
  17. Pallavidini ha avuto per alcuni anni intensa frequentazione con Armando Cossutta, l'uomo di Mosca nel Pci di Berlinguer, il responsabile dell'organizzazione del partito che voleva fare terra bruciata intorno al Movimento.
    Poi è evidente che gli enunciati che gli sono stati attribuiti (e che non sono stati smentiti) non corrispondano al senso comune della sinistra.
    Quanto a Facebook spazio privato, non si offenda, ma è proprio una cazzata. Oramai Facebook è indicizzato da Google ...

    RispondiElimina
  18. Per Murelli

    "Beh, Martinez, mentre ora una ex studentessa scrive le altre latitano."

    Non sono particolarmente interessato alla qualità dell'intervento, è semplicemente che è uno dei pochissimi che aggiunge qualcosa di nuovo (in questo caso il "ritratto di Stalin").

    RispondiElimina
  19. Non mi offendo: io facebook non lo uso, non mi piace... Ma considero “privato” uno spazio se tale è l’intenzione del suo creatore. In questi casi ci si esprime in un modo e con intenzione diverse che se si parlasse urbi et orbi... Io infatti nel considerare gli scritti altrui mi pongo nell’ottica della sua destinazione e mi regolo di conseguenza... Se mi imbatto in una conversazione fra moglie e marito, per me resta “privata” anche se ne vengo pubblicamente a conoscenza. Ma naturalmente convengo con lei che questo mio modo di considerare la tecnologia internet possa essere una “cazzata”. Ed i guai del Pallavidini lo dimostrerebbero. Cordialmente... Ringrazio per l’ospitalità.

    RispondiElimina
  20. C'è una consolidata giurisprudenza sul fatto che la sfera della privacy è commisurata alla personalità del soggetto. Questo vale ovviamente per (faccio un esempio) Iannone che ha scelto di essere personaggio pubblico, non certo, in linea astratta per Pallavidini. Comunque le minuziose analisi del suo profilo facebook apparse in vari articoli confermano la sostanziale esattezza del mio colorito enunciato ...

    RispondiElimina
  21. @ Anonimo del 6 gennaio e suoi post seguenti...
    domanda, se Mattogno e i revisionisti li considera "feccia della feccia"... come considera i "signori" che hanno reso le seguenti dichiarazioni giurate:
    - i nazisti si servivano di pavimenti elettrificati per uccidere gli ebrei
    - la mattanza era così impressionante che dei "geyser" di sangue ebreo eruttarono per MESI dal suolo dopo lo sterminio (in Polonia il sangue si coagula dopo mesi)
    - Un intero fiume si tinse del rosso del sangue degli ebrei (testuale dal St. Petersburg Times).
    - A Sachsenhausen esisteva una macchina per le esecuzioni attivata a pedale
    - I malvagi nazisti usavano sapone fatto con grasso di ebrei
    ...e ancora, la stanza a "martello pneumatico" (Hammerluft) col soffitto che schiaccia i prigionieri, le fosse di incinerazione a cielo aperto verso le quali si incamminavano i prigionieri (cit. Elie Wiesel), le camere elettriche, il bagno elettrico, la macina per uomini, la fabbrica di grasso per macchine (che si discosta dalla testimonianza sul sapone di Wiesenthal), le docce a gas, le camere a gas omicide in cui i "granuli" venivano fatti cadere da improbabili buchi sul soffitto, le camere a vapore di Treblinka, i tamponi di HCN tenuti sotto il naso dei bambini, le "ampolle piene di liquido velenoso" lanciate nelle stanze dalle SS, la "sostanza nera" di Sobibor e la più incredibile di tutte le testimonianze... lo sterminio attraverso LA BOMBA ATOMICA di 20.000 ebrei (processo di Norimberga - 21 giugno 1946 - il procuratore generale americano Jackson cita la BOMBA ATOMICA come sistema di sterminio usato dai Nazisti in un "villaggio provvisorio" nei pressi di Auschwitz).... sicuramente sto dimenticando qualche "sistema"... ma quelli sopra esposti sono stati ritenuti TUTTI VERI, in quanto CERTIFICATI da testimoni oculari sotto giuramento.... i responsabili di tali orrendi crimini sono stati tutti impiccati o fucilati.
    Se i revisionisti sono "feccia della feccia"... i sedicenti testimoni oculari che si sono inventati queste puttanate che hanno portato degli innocenti sul patibolo cosa sono per lei... brave persone???
    cordiali saluti
    Mirko Viola

    RispondiElimina
  22. Signor Viola sarebbe interessante per me sapere se vi sono testi che elencano con esattezza tutti questi contributi esagerati e li commentano per confutarli o semplicemente discuterne il senso nel contesto. C'è una bibliografia, possibilmente non pagine internet a meno che non rimandino a pubblicazioni degne di questo nome? Sono molto incuriosito da questi elenchi.

    RispondiElimina
  23. sig. Bernardo, le consiglio vivamente la lettura del seguente libro di Carlo Mattogno: "Le camere a gas di Auschwitz" (edizioni effepi), 658 pagine di critica MOTIVATA alla letteratura sterminazionista dei vari Robert Jan van Pelt, Jean-Claude Pressac, ecc... e di tutti i fantasiosi oloballisti.
    Quella è serietà... quel libro... il resto sono bubbole, storielle horror buone per impressionare i bambini e gli olocreduloni che hanno bisogno del mostro da additare.
    Stiamo aspettando la confutazione storiografica a quanto scritto da Carlo Mattogno... dubito che tale confutazione arriverà.

    sempre dello stesso autore e scaricabili in rete, le consiglio i seguenti testi...
    46 pagine: http://www.vho.org/aaargh/fran/livres8/CMVENEZIA.pdf
    127 pagine (un testo davvero facile da leggere):
    http://www.vho.org/aaargh/fran/livres7/CMCappuccetto.pdf
    Nessuna azione legale è stata intrapresa contro Carlo Mattogno... non se ne ha notizia. Chissà perchè!
    ....questo per iniziare... può contattarmi alla seguente mail: commerciale@derattizzazione.it per qualsiasi informazione, non voglio usare il blog di UMT per "sdoganare" letteratura revisionista.
    cordiali saluti
    Mirko Viola

    RispondiElimina

Powered by Blogger.