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Il Fatto e i Forconi: ma Morsello è una vittima della massomafia

(umt) Il Fatto quotidiano entra finalmente nel merito, con un bell'articolo pistarolo-dietrologico, del movimento dei Forconi, in cui, come ai bei tempi, si mette tutto assieme: mafia, massoneria e fasci. La qualità del tutto è, come al solito, nei particolari: ad esempio, definire Antonella Morsello una "dipendente" della sezione di Terni di Forza nuova. Le vicende che sono alle origini del ruolo di suo padre alla testa del movimento dei Forconi, una vicenda di usura legalizzata e di indifferenza delle istituzioni che hanno stroncato un'impresa solida, Antonella ha avuto modo di raccontarle ai lettori di questo blog, nel settembre 2010. Chi ha curiosità si può leggere qui tutta la storia, ai pigri restituisco la mia introduzione alla sua testimonianza, per ricordare a tutti che Martino Morsello è una vittima della "massomafia" non un colluso:

Antonella Morsello è una camerata siciliana da anni impegnata in una disperata, rabbiosa battaglia personale contro una mostruosa ingiustizia: l'esproprio dell'azienda familiare. Mi chiede ospitalità nel blog dopo avermi squattato la bacheca di facebook. Ma la cosa ha qualche rilievo di interesse collettivo perché dietro il magheggio subito dal padre ci sarebbe un intreccio di massomafia. Perché il padre, una lunga militanza socialista alle spalle, da consigliere comunale di Marsala avrebbe supportato Borsellino nello scioglimento del consiglio comunale della città del vino. E che non si tratti di vittimismo paranoico lo attesta la Casa della legalità, un osservatorio antimafia che così ricostruisce la vicenda. Ecco comunque la denuncia di Antonella.

Comunque ecco l'articolo del Fatto. A breve seguirà la replica di Roberto Fiore, raccolta da Giuseppe Parente.

LA POLVERIERA DEI “FORCONI”: ESTREMA DESTRA MAFIA E MASSONERIA DIETRO LA RIVOLTA DEI TIR
 Il porto di Palermo bloccato da decine di tir, gli scaffali dei supermercati vuoti e i distributori a secco da tre giorni: la protesta dei Forconi arriva a Palermo, cresce l’emergenza e sale la tensione sul fronte dell’ordine pubblico, dopo le parole del presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello, che ha denunciato “evidenti strumentalizzazioni politiche di demagoghi in servizio permanente effettivo” e la presenza di “realtà criminali organizzate che mirano a far saltare tutto”. Stamane a palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione, è convocata una riunione di prefetti per un esame complessivo della situazione.
E se il Codacons denuncia il rischio speculazioni “con possibili aumenti dal 10 al 50%” dei generi alimentari e la benzina schizzata fino alla soglia di 1,8 euro, chiedendo la vigilanza della Guardia di finanza e la mediazione del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri “affinché si possa trovare una soluzione valida al pro-blema”, l’allarme di inquinamenti politico-mafiosi è stato lanciato da un cartello di associazioni produttive, da Confartigianato a Confcommercio che in una lettera a Monti hanno scritto: “Le ragioni delle imprese rischiano di essere strumentalizzate dalla peggiore politica, e di sfociare in un ribellismo inconcludente aperto anche alle infiltrazioni della criminalità, organizzata e non”. Posizione condivisa da Lo Bello, secondo cui il problema della Sicilia “è la sua classe dirigente, pronta a cavalcare la ribellione con pelose strumentalizzazioni: stupisce che domani (oggi, ndr) Lombardo riceverà i protagonisti della protesta, noi attendiamo ancora una convocazione”.
E anche lo storico Giuseppe Casarrubea invita a non sottovalutare la protesta: “In momenti di crisi in Sicilia affiora sempre il ribellismo incontrollato, che ha modalità e finalità di destra, a volte estrema – dice – i forconi richiamano le forche, strumenti di giustizia reazionaria e spesso eversiva”. Non a caso i riflettori della Digos si accendono dietro le quinte della protesta, tuttora abbastanza pacifica, dove si agitano gli esponenti di Forza Nuova accanto ai volti vecchi della peggiore politica siciliana delle clientele e degli scambi di voto. Ormai non è più solo un’adesione “di sostegno”, ma una vera partecipazione diretta, quella del movimento di Roberto Fiore: a Modica, dove i manifestanti hanno il sostegno dell’Mpa e di Grande Sud, a coordinare la protesta è Angelo Sannito, aderente a Forza Nuova, assieme a Concetta Spadaro, moglie di Angelo Zappia, direttore di un giornale che si chiama Terzo Occhio, di ispirazione esoterica.
E in quella zona vengono denunciate minacce ai commercianti che non aderiscono alla protesta, con intimazioni ad abbassare le saracinesche. E Forza Nuova piace molto anche a un altro leader della rivolta dei “Forconi”, che ieri hanno bloccato gli accessi del porto di Palermo: Martino Morsello, assessore a Marsala negli anni ‘80 per il Psi, candidato alle elezioni regionali del 2008 per una lista collegata a Raffaele Lombardo. Era il titolare di un’azienda di prodotti ittici poi chiusa, nel maggio dello scorso anno è stato tra i relatori al convegno di Forza Nuova a Terni sull’usura bancaria [noi invece abbiamo diffuso, in un post precedente, il suo intervento alcongresso nazionale di Forza nuova, il 10 dicembre scorso a Tivoli, ndb]. In quell’occasione schierò i Forconi con Forza Nuova dichiarando: “Noi non partecipiamo ai convegni degli altri partiti, perché pensano di spartirsi, come si dice in Sicilia, il porco, continuando a dominare la scena politica. Il mio augurio è che con Forza Nuova si possa fare un passo avanti in questo sistema di politica corrotta”. Un’adesione convinta anche della figlia Antonella, che è dipendente della sezione di Terni di Forza Nuova. E se l’apartiticità del movimento si sta len-tamente frantumando dietro regie più o meno occulte che soffiano sul fuoco della disperazione di migliaia di agricoltori e autotrasportatori siciliani ridotti allo stremo, tra gli improvvisati leader della protesta c’è persino un nobile, il duca Onofrio Carruba Toscano presidente dell’Aiase (Accademia Italiana Alta Scuola Equestre), che ieri ha marciato a cavallo assieme ad altri cavalieri su Palermo, da Villafrati, un paese a 30 chilometri circa dal capoluogo, dicendosi pronto ad andare a Roma sul proprio destriero. Nel 2002 la sua società, la Wonder, organizzò due concorsi equestri a Palermo, ma i vincitori non vennero mai pagati: “Per la pessima gestione del budget”, dissero all’assessorato regionale al Turismo.

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