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Noi, vittime della massomafia. La denuncia di Antonella Morsello

Antonella Morsello è una camerata siciliana da anni impegnata in una disperata, rabbiosa battaglia personale contro una mostruosa ingiustizia: l'esproprio dell'azienda familiare. Mi chiede ospitalità nel blog dopo avermi squattato la bacheca di facebook. Ma la cosa ha qualche rilievo di interesse collettivo perché dietro il magheggio subito dal padre ci sarebbe un intreccio di massomafia. Perché il padre, una lunga militanza socialista alle spalle, da consigliere comunale di Marsala avrebbe supportato Borsellino nello scioglimento del consiglio comunale della città del vino. E che non si tratti di vittimismo paranoico lo attesta la Casa della legalità, un osservatorio antimafia che così ricostruisce la vicenda. Ecco comunque la denuncia di Antonella.

Noi, vittime della massomafia di  Antonella Morsello

La vita impossibile dell’imprenditore Martino Morsello: consigliere comunale di Marsala, nel 1992 aiuta Borsellino a sciogliere il Comune infiltrato dalla mafia. Mafia e massoneria non gliel’hanno perdonata.
Quella che racconterò è la storia della mia Famiglia. Tutto nasce nel 1999: alcuni soci della Ittica Mediterranea acquistano dalla fallita Mirabile e.c. socio di quest’ultima il 12% delle quote possedute a prezzo nominale per l’importo di 600 milioni di Lire. Giudice delegato Caterina Greco. Un altro socio della Ittica Mediterranea acquista il 3% delle quote possedute dalla Trinacria Costruzione a prezzo nominale per l’importo di 150 milioni di Lire. Al fallimento di quest’ultima il Giudice delegato D’Osualdo revoca le quote vendute perchè il valore delle quote viene quantificato il doppio, circa 300 milioni di Lire. Come mai c’è stata questa disparità?
Nel Gennaio 2003: l’avvocato Francesco Trapani propone istanza di fallimento all’Ittica Mediterranea per conto della Hendrix. Il Giudice del pre-fallimentare Caterina Greco manda in riserva il fallimento e aspetta la desistenza da parte della Hendrix a firma dell’ avv. Francesco Trapani dopo che siamo stati costretti sotto minaccia di fallimento a consegnare 100 milioni di Lire alla Hendrix. L’avv. Francesco Trapani ha un incarico da parte della Hendrix congiuntamente e disgiuntamente con l’avv. Morgante agendo autonomamente nell’interesse della Hendrix.
Il 30 Maggio 2003: la Ittica Mediterranea presenta al Giudice Caterina Greco una relazione dove si evince che la società Ittica Mediterranea non può essere dichiarata fallita in quanto Azienda Agricola. Regolarmente iscritta alla camera di commercio di Trapani nella sezione speciale agricola ed iscritta all’ufficio Iva come attività di pescicoltura, itticoltura, agricoltura con il codice 5021. Il 6 Giugno 2003: il Tribunale dichiara fallita la Ittica Mediterranea. La sentenza è stata emessa dai Giudici: Benedetto Giaimo (Presidente), Caterina Greco (Giudice relatore), dott.ssa Planetario Anna Maria (Giudice), prendendo spunto da una sentenza del Tribunale di Capovetere che non ha nulla a che vedere con l’attività di acquacoltura come l’attività della Ittica Mediterranea. Nella sentenza di fallimento 17/2003 si evince chiaramente che i tre giudici sono a conoscenza del fatto che l’avvocato Francesco Trapani abbia chiesto il fallimento della Ittica Mediterranea così come riportato nella sentenza e omettono di applicare la legge Nazionale 102/92, la legge regionale Sicilia 14/98 art 7 che ha modificato la legge 92/81 e l’omissione del trattato di Roma dell’art 32 della Comunità Europea, e la sentenza della Cassazione Sez III 21/07/1993 N. 8123 ed altre. Viene nominato giudice delegato del fallimento Caterina Greco e curatore fallimentare avv. Francesco Trapani. C’è da chiedersi: i curatori fallimentari a Marsala vengono scelti per competenze… per amicizia… per affiliazioni a logge massoniche… perchè amici di infanzia… perchè hanno interessi nel fallimento?… e… perchè non tutte le aziende agricole vengono dichiarate fallite al tribunale di Marsala? Sta di fatto che il curatore fallimentare avv Francesco Trapani ha dimostrato sin dall’inizio del suo incarico interessi nello smantellamento della società. Non ha salvaguardato l’immenso patrimonio della società stessa, non l’ha fatta custodire; l’azienda è stata vandalizzata, ha subito 3 incendi dolosi. L’avvocato non ha lavorato nell’interesse della società, omettendo di perseguire le banche per usura, per anatocismo; non ha perseguito l’enel, che ci ha estorto denaro, per un procedimento civile già iniziato dalla Ittica Mediterranea prima del fallimento, è stato spesso assente nei processi contro la Ittica Mediterranea e risulta che la sua famiglia possiede più di 50 ettari di terreno attorno alla Ittica Mediterranea. È stata fatta opposizione al fallimento 17/2003, sono stati sentiti dei testi che hanno confermato l’attività di riproduzione del pesce, confermando di fatto che la Ittica Mediterranea è azienda agricola. Il tribunale di Marsala conferma la sentenza di fallimento. Tale sentenza viene appellata alla Corte di appello di Palermo per la revoca del fallimento in quanto azienda agricola. La corte di appello di Palermo dopo 3 anni con Sentenza n. 134 del 2009 R.G. 2348/06- cron. 4689/09, non ha deciso riguardo l’ attività agricola della Ittica Mediterranea e della Non Fallenza in virtù delle leggi: Legge Nazionale 102/92, la legge regionale Sicilia 14/98 art 7 che ha modificato la legge 92/81 e l’omissione del trattato di Roma dell’art 32 della Comunità Europea, e la sentenza della Cassazione Sez III 21/07/1993 N. 8123 ed altre.
Così come relazionato dalla memoria difensiva dal Prof. Avv Goffredo Garraffa, la Corte di Appello di Palermo si sofferma sulla inammissibilità del ricorso dicendo, falsamente, che il ricorso era fuori termine perchè presentato dopo 30 giorni, omettendo che l’istanza è stata presentata entro 30 giorni e che comunque il proponente nella qualità di socio opponentesi al fallimento aveva un anno di tempo per presentare ricorso. Fatto strano: la corte di appello non lo condanna a pagare le spese, fra le tante altre cose. L’azienda Ittica Mediterranea viene posta in vendita all’asta per 870 mila Euro in data 26 ottobre 2008 quando l’impianto costò 13 miliardi delle vecchie lire. Abbiamo denunciato che la gara dovesse essere sospesa per incongruità di prezzo e perchè viziata poiché mancante di alcune componenti strutturali… ma il giudice delegato Giacalone, ha continuato nell’espletamento della gara. Il 25 gennaio 2010 il nuovo giudice delegato Francesco Lupia dopo una nuova perizia fatta all’impianto (perizia stimata per 1.039 mila euro, ancora molto al di sotto di altra perizia presentata da noi) ha messo in vendita l’intero immobile. Si è dunque chiesto al giudice delegato di sospendere l’asta in quanto la società risulta usurata come da certificazione della procura della repubblica di Marsala, ma il Giudice delegato Francesco Lupia l’ha rigettata. L’ennesima vendita è il 12 Luglio c.a. Tutto quanto dicharato è dimostrabile, in quanto le carte sono depositate presso il tribunale di Marsala. Appare chiaro che il caso Ittica Mediterranea presenta delle anomalie dove si possono ravvisare azioni criminose che mio padre ha denunciato e per le quali ritiene di essere stato vittima di messaggi intimidatori quali i tre incendi dolosi che hanno distrutto le strutture della Ittica Mediterranea. Non si comprende ancora oggi quale sia la funzione del curatore fallimentare Francesco Trapani che non è stato super partes nella gestione del fallimento.
Questa relazione è indirizzata a tutti gli organismi di giustizia. Spero possano contribuire a fare l’interesse della Giustizia. Confido e ho stima in tutti i Giudici fino all’inverosimile perchè dai Giudici, applicando le leggi, si può avere giustizia. Il fallimento e la vendita all’asta delle aziende agricole rappresentano un mostro giuridico politico in quanto l’attività agricola è e rimane l’attività primaria per sfamare l’umanità con tutte le difficoltà di carattere ambientale , biologico, di storture economiche e giuridiche che l’azienda agricola è costretta a subire, eppoi, perché nel tanto bistrattato Sud d’Italia le uniche attività produttive sono limitate alla qualità e vocazione del territorio ed andrebbero così incentivate e rispettate, unitamente agli imprenditori che non senza sudore e sangue affrontano i rischi d’impresa e garantiscono il LAVORO alle piccole infelici comunità di questa magnifica terra ridotta ingiustamente a bacino depresso d’Italia e d’Europa!
Se mi chiedessero cosa ho imparato in questi pochi ma intensi anni direi che non si è liberi. Se per Libertà si intende il diritto di dire cose che non si vogliono sentire. L’errore di molti è quello di non far nulla quando viene colpita la libertà degli altri, non è certo bello lasciarsi impoverire senza capire cosa stia accadendo, è pericoloso lasciarsi impoverire senza rendersene conto. I nostri politici sono riusciti solo a creare un nuovo mezzo per sentirci ancora più derisi, a me non piace la frase sentita spesso nei nostri telegiornali : “da oggi i meno abbienti avranno la social card”, i meno abbienti? Perchè sono i meno? Quali ingiustizie hanno commesso? Anzi io direi che sono i più abbienti, perchè hanno la capacità e la forza di vivere nella nostra società con molto meno di quello che ci vorrebbe per viverla. Ciò che vale è sollevare gli umili di cuore e donarsi a chi sa donarsi e lo vuole, allora veramente la nostra opera sarà proficua. Esistono persone dimenticate, eppure non c’e’ nessuno che nel diritto dona loro i loro diritti, anzi loro sono quelli che sanno obbedire senza mai indicare lo Stato come colpevole della loro condizione. Ebbene è ardito e semplice scendere in piazza, gridare la fame sia di chi non può più mangiare che di chi non arriva neanche alla seconda settimana del mese mentre chi amministra la giustizia e quindi i diritti di noi tutti resta seduto in poltrona ad osservare e a non agire. Oggi i nostri politici sanno agire solo nei talk-show accusandosi a vicenda, ma realmente chi sta costruendo un florido futuro? E’ vero la crisi ha sfiancato un po’ tutti ma non si sono visti grandi miglioramenti, oggi stiamo assistendo alla strumentalizzazione del volere popolare, non strumentalizzata al riconoscimento dei nostri diritti ma mirata al riconoscimento dei diritti dei singoli potenti con annessi amici e compari. Oggi, quante sono le persone nella schiera degli indignati? Non eravamo quelli che trovavamo ingiustificabile tutto questo? Non eravamo di destra e di sinistra? Facile a dirsi, difficile a farsi quando siamo toccati di persona, quando dobbiamo dare l’esempio, quando dobbiamo prendere una chiara posizione di contrasto al male che vediamo e che “sappiamo riconoscere”. Siamo alla frutta! Siamo nella condizione inaccettabile che bisogna “necessariamente” dire ed accettare la menzogna che ci piace, piuttosto che vedere e combattere la brutta verità che ci potrebbe far soffrire, dovremmo essere più sinceri con noi stessi e con gli altri e agire piuttosto che pagare il biglietto per andare a vedere un film in cui gli attori un giorno potremmo essere noi. E’ la povertà materiale, ma anche e soprattutto la miseria spirituale che rende l’uomo indifferente alle sofferenze del prossimo e che riduce in poltiglia ogni anelito di evoluzione e progresso!

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