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Alemanno e la destra romana tra finti dossier e 007 patacca


di Giuseppe Parente
Falsi dossier contro avversari politici e rivali nel medesimo partito, microspie piazzate alla buona e meglio, contraddistinguono gli ultimi anni della destra romana, di lotta e di governo.
L’ultimo esponente della destra romana a cadere nella rete è stato il leader della cosiddetta destra sociale di Alleanza Nazionale prima del Popolo delle libertà poi, nonché sindaco di Roma Gianni Alemanno, il cui staff, in un determinato periodo storico, che va dall’autunno del 2006 all’inizio della calda estate 2007, è stato impegnato in una estenuante trattativa con strani personaggi che si spacciavano come 007 che dichiaravano di essere in possesso di un dossier di oltre 800 pagine, con il quale, se utilizzato bene, si poteva far cadere il governo di centro sinistra dell’allora premier Romano Prodi, gettando fango anche sul leader maximo dell’allora Partito democratico della Sinistra, Massimo D’Alema e su altri e non precisati leader del centro sinistra coinvolti nelle vicende Telecom Serbia, Unipol, Cirio, bond argentini.
Ad onor del vero, negli ultimi anni, da quando sono approdati al vertice del Campidoglio e della Regione Lazio, gli esponenti riconducibili alla corrente della cosiddetta destra sociale di provenienza alleanza nazionale si sono susseguite vicende di dossier e contro dossier, cimici, improvvisati 007 alla matriciana ed amenità simili.
Chi non si ricorda le regionali del 2005, quando in corsa per la carica di governatore della regione Lazio vi erano unicamente tre contendenti, Piero Marazzo per il centro sinistra, Alessandra Mussolini per Alternativa Sociale, cartello elettorale composto dall’associazione Libertà di azione, divenuta poi Azione sociale di Alessandra Mussolini, Fronte sociale nazionale di Adriano Tilgher e Forza Nuova, guidata da Roberto Fiore, e Francesco Storace, candidato governatore uscente sostenuto dalle variegate forze che componevano l’allora centro destra dell’asse Fini-Berlusconi.
Storace, in occasione delle regionali 2008, fu sospettato, per lungo tempo, di aver raccolto informazioni su Alessandra Mussolini e su Piero Marazzo, dei veri e propri dossier.
Francesco Storace, con grande animosità, ha sempre negato tutto, sostenendo addirittura che la sinistra avesse manovrato nei suoi confronti raccogliendo firme false in favore della lista che sosteneva Alessandra Mussolini.
Chi non ricorda che l’ottimo Storace fece bonificare i suoi uffici, dimostrando a sua volta di essere stato spiato da non si sa chi, per ottenere non si sa cosa.
Non tutti sanno però che Francesco Storace, al termine di un processo durato quasi tre anni, è stato condannato ad un 1 anni e 6 mesi di reclusione in quanto ritenuto responsabile dell’incursione illecita nel sistema informatico del Comune di Roma, avvenuta nella notte tra il 9 e il 10 marzo del 2005, una azione delittuosa che aveva come obiettivo l’interferire nel regolare svolgimento delle elezioni regionali, penalizzando in particolare modo, il cartello elettorale di Alternativa Sociale che proponeva come candidato governatore Alessandra Mussolini.
Francesco Storace, all’epoca dell’illecito era presidente della regione,( oggi si chiamano governatori) al momento dell’avvio dell’inchiesta era ministro della Salute, caso più unico che raro, si dimise dall’incarico,  è stato giudicato promotore di questa iniziativa.
Il giudice monocratico della IV sezione del Tribunale di Roman, ad onor del vero, oltre a Francesco Storace, ha condannato altre sette persone, coinvolte, a vario titolo, nel Laziogate.
Per tutti gli otto condannati la pena è stata sospesa.
Secondo quanto ricostruito dai magistrati della capitale, l’incursione fu effettuate da Niccolò Accame portavoce dell’allora presidente Storace, per questo condannato a 2 anni di reclusione, dall’ex direttore di Laziomatica Mirko Maceri, condannato ad un anno di reclusioni.
Gli altri reati contesti, vanno dal concorso in accesso abusivo in un sistema informatico, interferenza illecita nella via privata attribuita ad Accame ed ai detective privati Pasqua e Gallo che si erano introdotti negli uffici romani di Azione Sociale per girare dei filmati non autorizzati.
Anche l’attuale governatrice della regione Lazio, Renata Polverini, fresca new entry nel popolo della libertà, ha sospettato l’esistenza di cimici nella sua stanza, con tanto di incursioni notturne, tanto da rivolgersi ad una società di investigazioni private.
Il sindaco di Roma, Alemanno, da politico esperto e navigato, si è accorto in tempo della trappola e ha portato tutto il materiale in suo possesso ai magistrati proprio per non far circolare il dossier, ideato da sedicenti 007 in salsa romana, in grado di esibire non solo la divisa ed i distintivi ma che placche ministeriali e sirene come quelle in uso alla polizia Italiana.
In cambio del dossier, i finti agenti segreti chiedevano la non rilevante somma di 70-80 milioni di dollari, e nonostante l’elevato prezzo il sindaco Alemanno ha voluto continuare negli approfondimenti, fino al mese di giugno, quando ha deciso di denunciare la vicenda alla Digos, attraverso la sua segretaria Giovanna Romeo, dopo un ultimo appuntamento andato vuoto in un bar sulla Nomentana.
La denuncia fatta da Giovanna Romeo ha portato ad una inchiesta giudiziaria ed il pm Tescaroli ha contestato agli 007 il reato di tentata truffa, mentre non ha fugato i sospetti sul ruolo della parte lesa.
Non convince al pm il fatto che i contatti sono andati tanto avanti da stabilire il prezzo del dossier, le modalità di pagamento tramite banca sita a Montecarlo, che fanno pensare che non sia possibile che la parte lesa non abbia visto cosa davvero ci fosse scritto in quel dossier.
Il sindaco di Roma, Alemanno, è stato convocato in aula come teste, ma per motivi istituzionali non si è presentato, in quanto aveva un impegno con l’Anci., verrà  risentito il 28 novembre.



3 commenti:

  1. Watergate all'amatriciana...ovviamente il fatto che vengano eletti per rappresentare e fare la volontà dei cittadini a questi, come a tutti, non gli passa neanche nell'anticamera del cervello! si vede che i nostri politici scelgono questo "mestiere" solo per i privilegi di poltrona...
    Michele Giagnorio

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  2. Ricordo quando il MSI alla opposizione perenne, non poteva far assumere gente sui posti di lavoro, nessuno se lo filava. Allora solo allora la politica diventa militanza,solo se sei disposto a giocarti tutto, la vita, la famiglia, il lavoro per il tuo credo politico,sei immune dal cancro che colpisce i politicanti e diventi un militante. Non è un caso che i pretoriani della Guardia di Ferro di Corneliu Codreanu, erano tutti celibi,quindi senza legami familiari,disposti a tutto. Altrimenti si finisce come la Lega Nord attuale o gli ex-missini al potere a Roma.Ditemi se non è la ricetta giusta? TV

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  3. OT

    E' una storia vecchia, non mi ricordo se te ne sei occupato, se no ti piacerà:

    http://metalshock.wordpress.com/2011/05/24/anal-cunt-buttati-fuori-dallhellfest-perche-nazisti-a-rischio-il-tour-europeo/

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