Header Ads


Silvia Giralucci e la memoria divisa degli anni 70

Silvia Giralucci, lunedì 4 luglio alle 21, presenta a Tivoli "L'inferno sono gli altri. Cercando mio padre vittima delle Br nella memoria divisa degli anni Settanta" (Ed. Mondadori). Il palcoscenico è quello della sala dei Convegni delle Scuderie Estensi, in Piazza Garibaldi che, con la sensibilità della regista Rai, Roberta Di Casimirro, [per me uno dei migliori 'acquisti' fatti su facebook] è pronto ad accendersi di storie e storia, ricordi e racconti.

L’evento, voluto dall’Associazione “Nessuno resti indietro” fondata da Pietro Tiberi, si apre con il saluto di Riccardo Luciani Assessore alla Cultura del comune di Tivoli, e con la moderazione di Roberta Di Casimirro, la parola passerà all’autrice Silvia Giralucci, Valerio Cutonilli, avvocato e scrittore che, insieme a Luca Valentinotti, ha scritto il libro “Acca Larentia. Quello che non è mai stato detto” (ed. Novecento) ed il padovano Mario Bortoluzzi (voce e anima de “La compagnia dell'Anello”, un gruppo italiano di musica alternativa).
Il 17 giugno del 1974, Silvia aveva solamente tre anni. Non sapeva ancora che quel giorno, da lì a breve, avrebbe segnato per sempre la sua vita. Nella sede del Msi di Padova, infatti, un commando delle Brigate Rosse, freddava senza pietà il padre e l’amico Giuseppe Mazzola. Un omicidio che gli assassini definiranno un “incidente” durante una perquisizione proletaria.
Ma l’oggi non cancella ieri. Vive negli occhi di quella bambina che, ormai donna, prova a rielaborare un lutto racchiudendolo in "L’inferno sono gli altri", una citazione di Sartre, critico letterario francese, filosofo, scrittore e drammaturgo che rifiutò il premio “Legion d'onore” ed il “Nobel” alla letteratura.
«Dopo trentacinque anni mi è venuta la voglia di capire e di superare. Se non ho potuto iniziare l’elaborazione del lutto con un funerale che non ero in grado di capire, ora la memoria diventa la risposta a un bisogno profondo di cercare, nella storia, le ragioni della mia ferita. Più che sapere che cosa è successo quella mattina nella sede missina di via Zabarella, - continua Silvia Giralucci - sento la necessità di comprendere lo spirito del periodo in cui per la politica valeva la pena morire o rischiare di rovinarsi la vita. E, in questo senso, Padova si presenta come un microcosmo perfetto».
E’ infatti a Padova che Flavio Zanonato (sindaco di sinistra), dopo oltre trent’anni la morte di Mazzola, ha commemorato le vittime con una cerimonia istituzionale. Grazie ad un’ordinanza dello stesso, la targa ricordo, prima appesa ad un palo perché i condomini del palazzo dove i due uomini vennero uccisi si rifiutavano di metterla su un muro, è stata definita un’opera di pubblica utilità e da allora gode di una più dignitosa residenza.
Nelle motivazioni della sentenza della Corte d’Assise si legge «L’omicidio di Mazzola e Giralucci non è stato determinato né dalla necessità per gli esecutori di assicurarsi l’impunità degli altri delitti fino a quel momento compiuti, né più genericamente dalla necessità di assicurarsi una via di fuga: si è trattato di un atto immotivato e privo di scopo e – per converso – cinico e crudele, cui non pare neppure applicabile l’etichetta di una ideologia, per quanto distorta e faziosa».

1 commento:

  1. Uno dei tuoi migliori acquisti su FB????
    Grazie... ;-) Ugooooooo.. ;-)))

    RispondiElimina

Powered by Blogger.