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La gauche-caviar contro il memorial Cecchin

Lettera aperta su Piazza Vescovio  "Dedichiamola a tutte le vittime"

VIOLENZA POLITICA

Lettera aperta su Piazza Vescovio. "Dedichiamola a tutte le vittime"

Da Scola a Paola Comencini, da Bertinotti a Larizza: sono alcuni firmatari di una lettera inviata al sindaco Alemanno che vuole intitolare l'area verde a Cecchin, uno dei "cuori neri" uccisi negli anni di piombo, senza averne discusso nelle sedi appropriate, senza "memoria condivisa"

Itellettuali e politici, sindacalisti e registi, tutti uniti sul caso del "cuore nero" di piazza Vescovio, l'intitolazione del giardino - voluta da Alemanno - a Francesco Cecchin, il ragazzo di destra ucciso negli anni '70 durante la stagione più nera dei conflitti politici cittadini, senza alcuna discussione: una sorta di esproprio di un luogo pubblico in memoria di qualcuno "che stava da una parte sola", quella più vicina al sindaco. Chiedono invece i firmatari che quel verde della piazza sia piuttosto dedicato "a tutte le vittime della violenza politica".

"I manifesti affissi nel nostro quartiere annunciano l'intitolazione dell'area verde di piazza Vescovio a Francesco Cecchin. Nei giorni scorsi, inoltre, in Consiglio municipale è stato annunciato che lì sarà eretto anche un monumento a lui dedicato. Questi due fatti ci colpiscono sia per la mancanza di un'adeguata informazione alla cittadinanza sia per le conseguenze che da essa potranno derivare in un quartiere che in anni non lontani è stato teatro di episodi di violenza politica"; comincia così la lunga lettera sottoscritta, tra gli altri, da registi come Ettore Scola, Citto Maselli e Paola Comencini, intellettuali come Nicola Tranfaglia e Giorgio Manacorda, sindacalisti come Pietro Larizza e politici del centrosinistra che vanno da  Fausto Bertinotti a Raffaele Ranucci, da Edo Ronchi a Vincenzo Visco a Luigi Manconi.

E ancora : "Ci appelliamo a lei, Sindaco di tutti i romani, ... affinchè si faccia promotore di azioni che portino beneficio comune, azioni che vadano mai a dividere e sempre ad unire la cittadinanza... Purtroppo da un po' di tempo a questa parte il susseguirsi di episodi di violenza politica in città ci riportano invece al ricordo ancor vivo di un'epoca che credevamo passata, conclusa, destandoci la preoccupazione che quel clima di odio e di paura possa tornare a farla da padrone a Roma e nei nostri quartieri, che hanno conosciuto da vicino quella triste stagione della nostra storia, stagione di lutti e dolore. Piazza Vescovio come ogni luogo di questa città non dovrebbe appartenere a nessuno in particolare; le piazze sono di tutti, le piazze sono ricchezza e patrimonio della comunità".

E dunque si chiede  di "riconsiderare le decisioni assunte, e rendere  Piazza Vescovio una piazza aperta, intitolando i giardini "a tutte le vittime della violenza politica, a memoria di quanti hanno perso la vita in quegli anni terribili della storia di questa città, perché dal ricordo delle vittime i giovani cittadini possano trovare sprone nella realizzazione di un futuro basato sui valori di libertà, tolleranza e civile convivenza scritti nella Carta Costituzionale".

Intanto, dopo i primi articoli apparsi sul "caso di piazza Vescovio", qualcosa si è mosso. Invece del monumento al centro dello spazio verde ora  l'amministrazione sembrerebbe orientata a dedicare una più contenuta targa in ricordo. Ma se ne riparlerà ancora.
Fonte: La Repubblica.it

11 commenti:

  1. Sugli anni di piombo a livello accademico, nelle Università italiane,c'è poco o nulla. Libri che hanno squarciato il silenzio come quelli di Rao, Tassinari, Telese. Ma studi scientifici pochini. Perchè non se ne vuole parlare, perchè fa male dire che in Italia la democrazia chiuse gli occhi, e che si potevano uccidere i submani fascisti. Perchè studi come questi comporterebbero, e in parte lo fanno quelli già citati, di dire che il mito democratico resistenziale assunse in Italia la veste del razzismo: il fascista come non umano, come problema di nettezza urbana. Che lo stato, dopo la crescita elettorale del MSI (partito afascista e conservatore) fomentò la strategia della tensione.... insomma si correrebbe il rischio di dover dire che i perseguitati, i negri del razzismo italico erano i neofascisti. Si, questo, spaventa. Ma in un certo senso anche la destra ha paura. Perchè non tutti furono vittime... ci fu chi scelse il male minore (americano) e fu negriero dei propri figli... La destra golpista... atlantista... che piangeva ai funerali e tramava ultimo zerbino delle Logge. Dunque quegli anni fanno paura. Ma soprattutto a siinsta agli intellettuali da attico in centro e comparsate salottine.... Giusta la piazza? Giusto questo intervento? Male non fa. Fa discutere, magari spingerà a nuovi studi e ricerche. Ma in Italia la pacificazione è una chimera per come è impostata la ricerca storica: buoni vs cattivi, risorgimento vs controrisorgimento, partigiani vs repubblichini, compagni (magari alcuni sbagliavano) vs neofascisti! Certo la politica dovrebbe pensare ad amministrare meglio e fare meno retorica della morte e del passato, ma che senso ha negare quella piazza ad un ragazzo massacrato? Nessuno, è solo faziosità nascosta sotto la pseudocultura. Una piazza comune a Cecchin e Sordi ci sarà quando la storia sara tale, sarà nazionale e non schiava, meretrice e zoccola della politica come in Italia. Quando non ci sarà giusto e sbagliato ma persone che lottarono per la propria patria che concepivano diversamente. Ma è tanto complicato?

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  2. N. 35/11
    PIAZZA FRANCESCO CECCHIN NON SI TOCCA!
    “Non avrei mai immaginato di dover intervenire a difesa dell’intitolazione di
    un giardino pubblico a un ragazzo di 18 anni barbaramente assassinato nel
    lontano, ma non troppo, 1979. Eppure la levata di scudi della sinistra in
    campidoglio e in municipio, nonché delle mummie dell’ANPI e di sedicenti
    intellettuali, mi costringe a farlo.” Sono le prime parole di Gianguido
    Saletnich, coordinatore regionale del Lazio di Forza Nuova e portavoce della
    Sezione “Francesco Cecchin” che ha sede proprio nel punto dove venne
    scaraventato dopo un pestaggio, il giovane neofascista, la notte fra il 28 e 29
    maggio 1979, Cecchin morirà il 16 giugno dopo 18 giorni di agonia.
    Prosegue poi Saletnich: “Negare l’intitolazione di un giardino o la posa di
    una stele a ricordo di un ragazzo ucciso per le sue idee è qualcosa di indegno,
    che evidenzia la pochezza intrinseca a certe persone.”
    “A Mario Bottazzi, dell’ANPI, dico solo di riflettere prima sulle sue
    frequentazioni, piuttosto che su un ipotetico percorso di memoria condiviso che
    proprio le sue affermazioni negano chiaramente. Cosa c’è di non condivisibile
    nell’intitolare un giardino a Francesco? Un morto “fascista”, per lui, è un
    morto di serie B?”
    “Al signor Masini chiedo: cosa c’è d’irresponsabile nel posare una stele per
    Francesco? L’unico irresponsabile è lui che vuol ostacolare il riconoscimento
    del sacrificio estremo di un giovane il cui assassinio non ha nemmeno trovato
    giustizia e condanna nelle aule di un tribunale.”
    “Quanto poi ai sedicenti intellettuali che stanno aderendo ad una vergognosa
    “lettera aperta” al sindaco per impedire, inutilmente, l’intitolazione della
    piazza, li invito tutti, uno per uno, tutti, a dire la stessa cosa guardando in
    faccia la madre o la sorella di Francesco! Vergognatevi! Invece di rispolverare
    un antifascismo di fondo che non ha veramente alcun senso, venite a portare un
    fiore davanti a quel muretto!”

    Roma, 15/06/2011

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  3. Solo poche parole: ad intellettuali così non vorrei neanche stringere la mano. Non conoscono la "pietas" ed il rispetto per un ragazzo morto, Francesco Cecchin, che aveva solo il torto di lottare per idee diverse dalle loro.

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  4. Idem.........anche perche' il medesimo NON e' valso quando e' stata dedicata una piazza o via ad una vittima dello schieramento opposto. Per rispetto dei morti quindi non vado oltre, mai i firmatari della lettera dovrebbero guardarsi meglio allo specchio. Bertinotti ha perso la mia stima e rispetto e non e' piu' quel galantuomo che immaginavo.



    Ago

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  5. ma a questi "intellettuali" della sinistra non fa un pò schifo dire quello che dicono? con che coraggio parlano di mancanza di memoria condivisa, ma non hanno nemmeno rispetto per i morti? mah...

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  6. E' l'ultimo degli innumerevoli episodi quello sollevato dalla sinistra per la piazza da dedicare ad un ragazzo morto negli anni neri della politica golpista. Intellettuali che si muovono a comando o solo quando odono uno squillo di tromba da destra, ma che rimangono immobili, fermi, pietrificati davanti allo scempio morale, sociale ed etico di una nazione. Parlano di uguaglianza ora, davanti ad un martire di fazione opposta alla loro. Non proferiscono verbo, però, quando i caduti della RSI, ancora oggi, non vengono presi minimamente in considerazione da uno Stato che continua ad auto compiacersi per i massacri perpetrati durante gli anni della guerra civile. In quel caso gli "intelligenti" cessano le loro funzioni cerebrali. Diventano ciechi e sordi ed anche scemi, scivolando nel regno dell'ipocrisia dove giace anche l'utopia democratica, che sovente viene contrabbandata come la soluzione di tutti i problemi politici mentre, in realtà, ne è la creatrice primaria. Vergognosa ed insopporabile questa soffocante presenza sinistra che si sveglia a comando, che ci vuole insegnare le buone maniere, la giusta strada, la saggezza umana, anzi divina di cui pensa di essere pregna.

    Arriverà il tempo in cui le parole avranno il loro peso e la storia vestirà la toga del giudice imparziale ed impietoso, scandendo a ritmo continuo sentenze di condanna per coloro che non seppero equilibrare pesi e misure pur avendone avuto possibilità e potere. E quelli saranno giorni tristi e bui perché la forza prenderà il sopravvento su quella cosiddetta intellienza che per troppo tempo è stata schiavizzata in favore di una sola parte. Ed in quel frangente il conto che verrà presentato sarà caro.

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  7. gianguido puo giusto intervenire in difesa di chi ormai non c e piu
    infatti quando doveva difendere i camerati ( vivi ) si è sempre dileguato
    ma falla finita buffone
    non hai titoli per poter parlare di UN UOMO come CECCHIN
    SEI SOLO CHIACCHIERE E DISTINTIVO

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  8. Anonimo,
    chi de solito scappava tra gli anni 80-90 erano i tuoi amici ex-frontini ai quali piu' di una volta abbiamo salvato "il culo" dentro l'università de roma a cominciare dai "mitici Gabbiani" della colle oppio ....
    Quindi tranquillizzati, che in mezzo ai tuoi amici, ex-cammarrrati, attuali oche al passo, de gente "a chiacchiere e distintivo de polizia " ce ne stanno un battaglione intero.

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  9. Sono di sinistra. E la penso in tutt'altro modo. Io non penso che intitolare piazze vie o giardini ai vari Cecchin, Di Nella, Walter Rossi, ecc. ecc. non sia una scelta giusta. Non erano ne martiri ne eroi. Erano vittime. Ragazzi con passione politica, ideali estremi, caduti in un gioco inutile e molto più grande di loro. Forse è vero che sarebbe giusto intitolare una sola cosa a tutti loro insieme. E, francamente, ormai non se ne può più, a destra e a manca, di queste ormai grottesche celebrazioni di tragedie avvenute trenta a passa anni fa. E lo dice uno che conosceva Valerio Verbano.

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  10. L'unico commento davvero grottesco oltre che offensivo è quello delle 16:13. Brutta cosa i reduci falliti che competono anche con chi ci ha rimesso la pelle.
    uno di sinistra (veramente...)

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