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La morte di Di Vittorio/4: la fine di Cecchin e l'assalto all'Esquilino

Uno striscione affisso stanotte dal Nucleo Torre Angela di Forza nuova
Marco Di Vittorio, morto di tumore dopo una strenua battaglia, è stato uno dei protagonisti della guerriglia nera. Per una volta, superando la mia maniacalità cronachistica e compilativa, invece di ricostruirne le gesta attraverso la loro ipostatizzazione giudiziaria, vi restituirò la sua lunga testimonianza su quegli anni. Uno dei tanti frutti preziosi dello straordinario lavoro di Nicola Rao, in "Il piombo e la celtica". Qui ripropongo la testimonianza sull'assalto alla sezione del Pci all'Esquilino, effettuato il 16 giugno del 1979, il giorno stesso della morte di Cecchin, il cui ricordo è mantenuto ancora vivo:Quando muore Cecchin. decidiamo subito di reagire. Il primo obiettivo che ci viene in mente è la sezione del Pci di Ponte Milvio, ma quando arriviamo là troviamo una marea di auto e blindati della polizia. Non lo sapevamo ma quel pomeriggio c’era una assemblea con un parlamentare importante del partito. Allora ce ne andiamo e decidiamo di attaccare un’altra sezione comunista: quella di via Caroli, all’Esquilino. Dai manifesti affissi in città avevamo appreso che anche li ci sarebbe stata un’assemblea, quindi non l’avremmo trovata vuota. Era una delle
sezioni storiche del Pci in città e poi – altro particolare importante – era abbastanza vicina a Via Siena. Tanto che partimmo dal Fuan e ritornammo in sezione in pochi minuti. Si scendevano delle scale e c’erano diversi locali. Saranno state presenti una quarantina di persone. Tirammo due bombe a mano Srcm, tanto che la maggior parte di loro fu ferita da schegge. Si, sparammo anche con le pistole, ma solo alle gambe di chi ci venne incontro. Non volevamo uccidere nessuno, e infatti non morì nessuno.
La cosa folle è che ci hanno condannati per strage. Secondo me, siccome Valerio era coimputato con noi in questo fatto (anche se se ne stava a raccogliere albicocche nel giardino di casa sua a Monteverde), a loro interessava presentarlo in questa messinscena del processo di Bologna come persona che aveva già una condanna per il reato di strage e avere quindi un appiglio in più, oltre a quella massa di “cantanti” che lo accusavano per farlo condannare. Se spari ad uno alla gamba non è tentato omicidio, ma lesioni. Se sparo a mille persone su un piede, sono lesioni plurime. Il reato di strage si configura quando c’è volontà omicida. Se avessimo voluto uccidere, saremmo entrati là con le mitragliette e bombe a mano non offensive, ma difensive. La bomba a mano offensiva è tirata dal soldato in avanti, quando va all’assalto, e fa solo un grande rumore per confondere il nemico. Quella difensiva è più potente, serve a proteggersi dagli assalti altrui, e se la tiri uccide. Noi usammo volutamente quelle offensive, proprio per evitare di ammazzare gente. (4-fine)

5 commenti:

  1. Alla violenza si risponde con la violenza?
    Ed è più giusto rischiare di accecare o paralizzare delle persone piuttosto che ucciderle?
    E dopo anni si può ancora andare fieri di quella violenza?
    Forse c'è un problema di fondo che va al di là di ogni matrice politica... bisogna essere malati per fare (e anche solo pensare) tutto questo...

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  2. sei fuori onda...non sei sintonizzato. Quella di quei tempi era una guerra. Vera e propria. V'era una prima linea, delle retrovie ecc ecc. Mancava solo un coordinamento. Ma la guerra era guerra. Credimi.

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  3. un malato di mente è un malato di mente. credimi.

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  4. Fu una guerra civile a bassa entità; ma fu guerra civile che coinvolse a detta di alcuni esperti, circa cinque milioni di italiani. E chiaro come per il passato, che la massa degli italioti, non si smentì:"Francia Spagna purché se magna"e stette alla finestra; già è tanto che non sia corsa in soccorso al vincitore, come avvenne durante il secondo conflitto mondiale, tanto da meritare la definizione da parte di Churchill, di Italia la sputacchiera del mondo.Solo uno con le fette di prosciutto davanti agli occhi, oppure un marziano, non si è accorto che nella penisola vi era in corso una guerra civile strisciante, tra oltranzisti di sinistra contro quelli di destra, con il terzo che godeva: il sistema.T.V.

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  5. Più precisamente: ci stavano i comunisti da un parte e dall'altra parte i nefofascisti servi sciocchi (alcuni, prezzolati lautamente altri) del sistema di potere. Il sistema era assolutamente ben rappresentato, oggi come ieri, dai fascisti.

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