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Rapido 904, dalle ceneri rispunta la Fenice. Le rivelazioni choc del pentito Giuliano

Luigi Giuliano è stato personaggio di spicco della camorra napoletana. Forte di un clan familiare numeroso e ben radicato a Forcella, nel cuore del centro antico di Napoli era uno dei leader del cartello anti-cutoliano passato alla storia come la Nuova Famiglia. Poi il suo potere è andato scemando tra defezioni interne (il fratello Nunzio dissociato dopo la morte del figlio per overdose), sconfitte militari e pentimenti. Alla fine anche lui si è aggiunto alla nutrita schiera dei collaboratori di giustizia. Ma ha avuto modo di distinguersi anche per un certo talento artistico. 
Suo è infatti il testo di uno dei capolavori della canzone neomelodica, "Chille va' pazze pe' tte", portata al successo da Ciro Ricci e scelta da Antonio Capuano come leit motiv del suo film "Pianese Nunzio 14 anni", la storia di un prete anticamorra innamorato di un ragazzino (vicenda ispirata alla tragica figura di un parroco della Sanità condannato per pedofilia e prematuramente stroncato da un tumore). Grande fantasia Luigi Giuliano l'ha dimostrata anche riferendo dei progetti politico-eversivi del suo antico sodale e poi acerrimo rivale Peppe Misso, il bandito fascista della Sanità condannato per aver fornito l'esplosivo per la strage del rapido 904 ma assolto dall'accusa di aver organizzato la strage con Pippo Calò. Nell'ordine di carcerazione per Totò Riina, accusato di essere il mandante dell'attentato, sono usati lunghi stralci delle dichiarazioni di Giuliano. Spicca tra queste, dal mio punto di vista, la storia di una fantomatica organizzazione eversiva, animata da banditi, politici missini ma anche da esponenti delle forze dell'ordine: “….per comprendere bene la vicenda della strage del rapido 904 occorre partire da lontano. Innanzitutto devo premettere che precedentemente alla strage io venni messo al soggiorno obbligato nel comune di Luca di Cotignola, e poi subito dopo, per una ventina di giorni, a Bologna, località ove rimasi fino al luglio del 1983, allorquando decisi di allontanarmi dal soggiorno obbligato per darmi alla latitanza. Preciso che decisi di allontanarmi da Bologna a seguito di una rissa avvenuta in un ristorante di Bologna nella quale ero rimasto coinvolto. Durante il periodo del soggiorno obbligato MISSI Giuseppe veniva a trovarmi a volte con Pasquale CAPPUCCIO ed un paio di volte anche con tale Emilio o’puzzulano. Preciso che entrambi i predetti sono deceduti a seguito di agguati camorristici. Nel corso di tali incontri il MISSI mi teneva aggiornato sulla situazione napoletana. Fu allora che Peppino - con il quale all’epoca ero ancora in ottimi rapporti - iniziò più insistentemente a parlarmi delle sue iniziative in “ambito politico” ed in particolare delle sue attività che andava compiendo nell’ambito di un’organizzazione segreta denominata “LA FENICE”, della quale il MISSI faceva parte, e della cui esistenza io comunque già ero a conoscenza in quanto il predetto me ne aveva già parlato in precedenza".  (1 - continua)

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