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Capotosti: il mio è un veto politico 2a edizione


Roberta Capotosti ha tentato di replicare al mio post critico sulla sua interrogazione volta a impedire un convegno organizzato dalla Provincia di Milano con l'Istituto di storia del Movimento di Liberazione nazionale sul tema delle foibe. Questo è il testo inghiottito dal meccanismo automatico dello spam:
Caro Ugo io non ho chiesto nessuna interdizione per un'iniziativa che di culturale ha ben poco. Io ho posto un veto e, cioè, che un'iniziativa del genere non potesse essere fatta con l'Istituto filo-partigiano in questione perché ne avrebbe sovvertito il senso che deve essere quello di raccontare esclusivamente la verità dopo che per tanti, troppi anni anni il silenzio e la menzogna l'hanno fatta da padroni. Io i partigiani o i filo-partigiani a parlare di foibe non ce li voglio. Tutto questo è assolutamente coerente con la mia storia e con le mie radici. 
Mi sfugge la differenza tra veto e interdizione ma resto convinto che il diritto di discutere non andrebbe mai sottoposto a limiti. Ma la mia è la storia di un libertario impenitente. 

3 commenti:

  1. Una cosa è certa, il cognome non è preso a caso...

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  2. "...non ce li voglio..." povera res publica...

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  3. L'approccio libertario di Tassinari di questi tempi è una boccata d'ossigeno. Ricordo comunque, sul tema della libertà di espressione, la storica messa appunto di Chomsky di 30 anni fa, più che mai attuale, mi sembra ("Some Elementary Comments on the Right of Freedom of expression"):

    http://aaargh.codoh.com/fran/chomsky/NCprefaceeng.html

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